Il finanziere interrogato: "Andare a Londra il più grande errore della mia vita"
"Non ho mai avuto mandato di prelevare un centesimo dai fondi della Segreteria di Stato del Vaticano sui quali non c’erano vincoli di destinazione". E’ il passaggio centrale dell'interrogatorio di Enrico Crasso, il finanziere accusato di peculato, corruzione, estorsione, riciclaggio, truffa, abuso d'ufficio nell'ambito del processo davanti al Tribunale Vaticano per lo scandalo finanziario, legato alla compravendita del Palazzo londinese di Sloane Avenue. Crasso ha spiegato la sua versione dei fatti a proposito del ruolo nell’investimento del Palazzo londinese dicendo di non avere "mai ricevuto incarichi formali di consulente". Il suo ruolo, ha spiegato, era quello di fare "fondi di investimento, non speculazioni", in quanto "la Santa Sede non poteva fare investimenti ad alto rischio".
Il finanziere ha ribadito che non poteva "muovere un centesimo della segreteria di Stato" e non era lui il "depositario finale dei contratti". Crasso, rivolgendosi al Promotore di giustizia Diddi, ha fatto notare che nel periodo in cui lui è stato consulente finanziario della Segreteria di Stato, "non ci sono comunque stati rendimenti negativi".
La difesa di Enrico Crasso ha depositato al Tribunale Vaticano una memoria nella quale, ribadendo che Crasso "non ha avuto alcun ruolo nell’operazione di acquisto dell’immobile di Londra", si dice che "non vi era alcun vincolo di destinazione della provvista utilizzata per tale operazione alla quale Crasso è completamente estraneo. Al riguardo il segretario di Stato cardinale Pietro Parolin, in una dichiarazione ufficiale trasmessa dal cardinale Angelo Becciu, ha testualmente affermato che la Segreteria di Stato dispone della facoltà e della capacità giuridica per stipulare in nome proprio e per conto della Santa Sede il contratto di credito".
"E' stato il più grande errore della mia vita andare a Londra" ha detto il finanziere. Crasso, in particolare, ha detto che non rientrava "nella mia competenza dire se l’investimento del Palazzo era a rischio". Poi: "Non sapevo nulla dell’ipoteca di 75 milioni di euro. Nella vicenda di Londra ci sono finito per caso. Mi è stato chiesto di andare a Londra per verificare alcune caratteristiche dell’investimento. Non so perché non mi sono tirato fuori. Mi sono lasciato coinvolgere ma avrei dovuto capire dall'incontro con mons. Perlasca, Torzi e altri" che ci si doveva tirare fuori. Interrogato dalle parti civili, Crasso ha poi negato di avere avuto "conflitti di interessi" e ha osservato: "Sono stato vilipeso in tutti i sensi anche davanti al Santo Padre e questo mi da’ molto dolore ".