Il presidente Iss e portavoce del Comitato tecnico-scientifico fa il punto sullo stato dell’epidemia in Italia
Il coronavirus in Italia? "Sappiamo dai dati che cresce l’Rt (indice di replicazione ndr) dei casi sintomatici e, di pari passo, sta salendo anche l’Rt delle ospedalizzazioni. Sappiamo che nei vaccinati con ciclo completo le probabilità di infettarsi e sviluppare la malattia grave si riducono fortemente. Mentre invece sulle persone non protette dal vaccino o che hanno ricevuto una sola dose, gli effetti del virus possono essere severi”. In un’intervista al Corriere della Sera Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità e portavoce del Comitato tecnico-scientifico, fa il punto sullo stato dell’epidemia in Italia, rifiutando di declassarla a influenza pesante, nonostante i vaccinati siano “altamente protetti ma non si può escludere che possano contrarre il virus e trasmetterlo. Ecco perché è importante che anche i vaccinati seguano il principio di massima precauzione e indossino la mascherina nei luoghi dove è indicata”.
Rispetto all’atteggiamento del governo britannico, prosegue Brusaferro, “sono decisamente più vicino all’approccio italiano, quello di muoversi lungo la strada della massima precauzione, quindi continuare come è stato fatto finora, consapevoli dei rischi. Man mano che si andrà avanti con le vaccinazioni aumenteranno le possibilità di mantenere e consolidare le aperture conquistate. Siamo ancora in tempo per non tornare indietro. La scommessa è garantire che il virus circoli sempre meno e questo si può ottenere solo se la popolazione aderisce in massa e rapidamente alla campagna di immunizzazione”.
Quanto agli ultra 60enni che si tengono lontani dal vaccino, il presidente dell’Iss spiega che “dal punto di visto tecnico scientifico l’importante è raggiungerli, ideale sarebbe poterlo fare attraverso la consapevolezza. La scelta degli strumenti per arrivare a questo risultato esula dalle nostre competenze di tecnici, è di natura politica. Tutti dovrebbero essere protagonisti di questa azione di convincimento: medici di famiglia, farmacisti, il personale sanitario. Ricordiamo che è cruciale agire in tempi rapidi. Adesso disponiamo in quantità sufficienti di dosi. Dobbiamo essere consapevoli che solo il vaccino ci tirerà fuori dalla crisi creando condizioni sfavorevoli alla circolazione del virus. È l’unica via per riprendere una nuova normalità. Non ci sono alternative”.
Riguardo l’opportunità di vaccinare i giovani, prima ancora di chi ha più di 60 anni, Busaferro sostiene che “non sono obiettivi antitetici ma da perseguire in contemporanea soprattutto proiettandoci in avanti, a settembre-ottobre, quando i trasporti pubblici saranno in piena attività e il clima sarà meno favorevole di quello estivo. L’infezione va evitata a ogni costo – aggiunge - Esiste una condizione che si chiama long Covid, la persistenza dei sintomi a diverse settimane dalla guarigione. I dati internazionali suggeriscono che ci sia un numero non trascurabile di questi casi: dopo 12 settimane fino al 13% dei guariti risentono del post Covid. In Italia sono nati centri per la cura di questa condizione clinica. Quindi la prima regola è non contrarre il virus. Dobbiamo immunizzare la fascia più ampia possibile di cittadini. Anche se chiunque sia vaccinato con ciclo completo non può escludere di poter essere contagiato. La protezione da malattia grave e morte è molto elevata, scende leggermente nel difendere dall’infezione: 88%, tasso comunque notevole”.