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Vaccini, esperto prevenzione: "Efficacia anti-Zoster adiuvato anche oltre 10 anni"

Giuffrida (Asp Reggio Calabria): "Immunità media all'89% in over 70, non è escluso che protegga anche più a lungo"

(Fotogramma)
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27 ottobre 2022 | 14.23
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"I dati riguardanti il vaccino anti-Herpes Zoster ricombinante adiuvato mostravano già un'efficacia elevata, precisamente del 97% e del 90% nella prevenzione della malattia negli adulti rispettivamente di età superiore a 50 e 70 anni, che viene mantenuta nell'arco dei successivi 10 anni. Si registra infatti un'efficacia media complessiva nei 10 anni dell'89% e un'efficacia nel corso del decimo anno del 73,2%. Con livelli così elevati di persistenza della risposta immunitaria, non si esclude che la protezione possa durare anche di più". Così Sandro Giuffrida, direttore del Dipartimento di Prevenzione dell'Asp Reggio Calabria, commenta i risultati dello studio Zoe-Ltfu pubblicati nell''Open Forum Infectious Diseases' (Ofid), rivista dell'Associazione americana delle malattie infettive (Idsa).

Alla luce di questi risultati, "vaccinando una persona a 65 anni - sottolinea l'esperto - per 10-15 anni questa ha una elevata protezione nei confronti dell'Herpes Zoster" che resta latente, dopo la varicella contratta in età pediatrica, e si riattiva come Fuoco di Sant'Antonio quando si riducono le difese immunitarie. Non solo: "Risulta anche protetta dalle sequele molto dolorose e invalidanti, quali la nevralgia post-erpetica".

Dal marzo 2021 in Italia è disponibile un vaccino anti-Zoster ricombinante adiuvato che si somministra in due dosi. "Già utilizzato negli Usa dal 2018 - spiega Giuffrida - prima della commercializzazione è stato studiato dal 2010 in una popolazione di circa 14mila persone di età media 67 anni, per valutarne la sicurezza e l'immunogenicità, cioè la capacità di indurre una risposta immunitaria e quindi protezione dalla malattia. A fine 2015 si sono ottenuti i dati dello studio Zoster 049, che sono risultati soddisfacenti sia in termini di efficacia che di sicurezza, ma alla fine del 2016 si è poi deciso di valutare la persistenza di questi parametri nel tempo. Oltre 7mila partecipanti si sono resi disponibili a essere monitorati per ulteriori 4 anni". Sono stati quindi appena pubblicati i dati aggiornati alla fine del 2021, cioè a 10 anni, dello studio Zoster-049 esteso (Zoe-Ltfu), che si concluderà definitivamente nel 2023.

L'analisi si è focalizzata "sugli ultimi 4 anni, cioè a 7-10 anni dalla vaccinazione, registrando un'efficacia media superiore all'81%: un valore che indica un livello di protezione dall'Herpes Zoster molto alto - evidenzia Giuffrida - Sono risultati particolarmente importanti perché interessano ora persone con età media di 77 anni, più a rischio di sviluppare la malattia, la cui incidenza aumenta negli anni a causa delle cosiddetta immunosenescenza, cioè la riduzione della capacità del sistema immunitario di difendere l'anziano dalle infezioni, che interviene anche più precocemente in presenza di patologie croniche o in caso di terapie per malattie oncologiche o autoimmuni".

"Particolarmente rilevante è la riattivazione e la persistenza dell'immunità cellulo-mediata (sostenuta da cellule immunitarie specializzate), che è maggiormente determinante nella prevenzione dell'Herpes Zoster, ma più debole negli anziani rispetto a quella basata sulla formazione di anticorpi (umorale). A 10 anni - rimarca lo specialista - sono stati rilevati anticorpi in numero 5 volte superiore rispetto ai valori rilevati prima dell'immunizzazione, mentre l'immunità cellulo-mediata è risultata 6 volte più elevata. Significa che il livello di protezione indotto da Shingrix* rimane elevato".

Il vaccino protegge praticamente 9 persone su 10 "e ciò significa ridurre in modo drastico anche il rischio della temuta nevralgia post-erpetica. Ma nonostante l'efficacia e la sicurezza" del vaccino anti-Herpes Zoster, osserva Giuffrida, "la copertura nelle persone a rischio è insufficiente in Italia e non del tutto implementata". Infatti, la vaccinazione "attualmente è offerta gratuitamente ai 65enni e ai soggetti con patologie croniche o immunocompromessi per chemioterapia o altre terapie immunosoppressive, ma questo non avviene in maniera uniforme in tutte le regioni".

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