A Kiev l'atmosfera è "molto tesa", in città non si parla che della "possibile invasione" russa, i discorsi degli adulti finiscono inevitabilmente sempre lì e gli effetti si vedono anche sui bambini, che iniziano "a giocare alla guerra", ovviamente con armi finte. Natalia Onipko presidente dell'ong 'Zaporuka', partner e associazione gemella di 'Soleterre' in Ucraina, ne vede molti passare ogni giorno nella casa d'accoglienza in cui vengono ospitati gratuitamente i piccoli malati oncologici in cura a Kiev, ma che provengono da zone remote del Paese.
La guerra? "Non ci voglio nemmeno pensare", risponde in un'intervista all'Adnkronos, andando subito con la memoria al 2014, quando è iniziato il conflitto nell'Est del Paese che in otto anni ha fatto 14mila morti. "In questi giorni i bambini nella casa d'accoglienza giocano con le armi di plastica, con i finti carri armati, una cosa che non avevo mai visto prima", afferma Onipko, ricordando che quando scoppiò il conflitto molti bambini che vivevano nel Donbass trovarono rifugio proprio nella casa d'accoglienza a Kiev. "Oggi vivo quelle stesse emozioni, vedo quella stessa paura negli occhi delle persone che già combattono la loro guerra con il cancro", dichiara.
Il pensiero di Onipko va sempre ai 'suoi' bambini. In caso di invasione "a questi 14mila morti se ne aggiungerebbero molti altri. Mi ricordo com'era la situazione a est nel 2014: diversi ospedali furono distrutti e molti bambini morirono perché il cancro deve essere curato secondo i protocolli e non ammette ritardi".
'Zaporuka' sostiene le famiglie dei piccoli. Senza l'aiuto di questa ong, molti genitori che non potrebbero permettersi un alloggio a Kiev - perché hanno speso tutto per le cure o per il viaggio - dormirebbero nelle stazioni, dal momento che il sistema sanitario ucraino non copre le spese sanitarie - farmaci, operazioni chirurgiche, esami diagnostici - legate al cancro.
Onipko spiega come i venti di guerra abbiano già colpito indirettamente l'ong. La grivnia, la moneta ufficiale, si sta svalutando nei confronti dell'euro. "I preventivi dei macchinari che dovremmo comprare stanno crescendo giorno dopo giorno. Noi abbiamo le donazioni in grivne, ma ora ce ne servono molte più di prima - sostiene - Abbiamo anche alcuni accordi in stand by con diversi partner che ci dicono che in questa situazione non possono firmare gli accordi". E se davvero iniziasse la guerra "le persone non si sposterebbero più nei nostri centri e le forniture di medicinali si bloccherebbero".
La presidente della ong parla quindi dell'"indifferenza" di una parte dell'Occidente, compresa l'Italia, nei confronti della questione ucraina. "Ma non mi riferisco solo a questo momento, sono otto anni che siamo in guerra e che tutti i giorni nell'Est muoiono dei ragazzi. Mi piacerebbe vedere maggiore interesse non solo in Italia, che sento più vicina, ma sono comunque grata alle persone e alle associazioni come 'Soleterre' che non si sono dimenticati di noi - conclude - E' importante capire che noi siamo Europa e che i russi, una volta che avranno finito con noi, non si fermeranno".