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Ucraina, moglie di soldato reggimento Azov: "Non sono nazisti, più paragonabili a partigiani"

Ucraina, moglie di soldato reggimento Azov:
28 aprile 2022 | 19.46
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"Prima di partire mio marito mi ha detto che questa sarà una grande guerra e che la possibilità di morire sarà molto più concreta rispetto a quanto non lo sia stato per 8 anni. Gli ho messo in tasca una mia foto e lui mi ha dato un anello in segno dell'amore che ci lega. Ci siamo salutati come se quella fosse l'ultima volta". Julia, ucraina di Leopoli ma da 10 anni a Kiev, è la moglie di un soldato del reggimento Azov e all'Adnkronos racconta fiera di cosa significhi l'attesa, la speranza, la paura. "Ho sposato un soldato - dice - con la guerra faccio i conti dal 2014. Per la guerra ho rimandato il sogno di un figlio, ho messo in conto una vita fatta di attimi, ho rinunciato alla quotidianità, alla tranquillità. Mi tiene qui l'orgoglio per ciò che fa mio marito, per la responsabilità che si porta sulle spalle".

Julia, che come il marito non ha nemmeno 30 anni, è venuta in Italia insieme ad altre quattro ragazze ucraine che come lei hanno sposato dei soldati, per raccontare cos'è l'Azov. "Voglio precisarlo - sottolinea - non è un battaglione ma un reggimento perché molto più grande numericamente. La propaganda russa cerca con questa definizione di sminuirlo, rendendolo nell'immaginario comune un piccolo raggruppamento di persone. "Quanto si dice sul reggimento Azov è solo parte di una grandissima propaganda russa, in quanto il reggimento Azov è una parte dell'esercito ucraino regolarmente registrato e non c'é alcuna prova ufficiale di nazismo, fascismo o di crimini commessi dai soldati ucraini che potrebbe attestare una cosa simile. Oltretutto con mio marito combattono soldati georgiani, armeni, ebrei, greci, tatari di Crimea e l'ultima organizzazione che ha fatto una importante donazione al reggimento è stata un'organizzazione Lgbt, che sicuramente mai avrebbe fatto una donazione a combattenti dalle idee naziste".

"Il reggimento Azov, al contrario, dovrebbe essere paragonato agli italiani che combattevano il regime di Benito Mussolini. Non si potrebbero definire partigiani, essendo parte di un esercito vero e proprio, ma ideologicamente con loro è il paragone più azzeccato. Il reggimento Azov combatte contro il nazismo, il fascismo, rappresentato dall'esercito russo presente a Mariupol".

"Se ho paura? - chiede Julia - Certo che ne ho, ma è una emozione mista a un enorme orgoglio. Ed è per questo che vado avanti, controllo il telefono ogni momento, specie quando sento di bombardamenti, cerco di scoprire se si trovi proprio lì. Mio marito sta combattendo a est dal 2014. Nel 2016 si è unito agli Azov, sempre nelle operazioni più complicate e difficili, nelle offensive. E' stato ferito anche lui da una scheggia a una gamba, ha problemi alla schiena e mi rendo conto che non si trova nella sua forma migliore. Questa mattina, quando ci siamo sentiti, mi ha detto che nella notte c'é stato un fortissimo attacco da parte dei russi, che è stato distrutto l'ospedale da campo e che i soldati che si trovavano lì sono morti. La guerra durerà ancora per molto, lo so io e lo sa lui, anche perché la Russia non cederà, ha tante risorse e le userà. Il problema è Mariupol, perché non ha più tempo. La quantità di cibo è molto scarsa, non sono rimasti che pochissimi tipi di medicine, ci sono feriti gravi con amputazioni e i corpi dei soldati morti sono lì a marcire, mancando la corrente e non funzionando i refrigeratori".

Anche Julia, da moglie di un soldato, ha ricevuto minacce. "Quando è iniziata la guerra - racconta ancora all'Adnkronos - la mia pagina Instagram è stata inondata di messaggi da parte dei russi, minacce di stupro e uccisioni, non appena l'esercito russo sarebbe entrato a Kiev. Per i primi due, tre giorni dallo scoppio della guerra ho temuto per la mia vita, anche perché non si capiva se i russi sarebbero entrati, se avrebbero conquistato la capitale, se saremmo riusciti a difenderci. Ma ora no, ora non ho più paura".

E su Zelensky dice: "Appoggiamo completamente il presidente e siamo felici che sia proprio lui, adesso, a capo del Paese. Non ha avuto paura, non ha capitolato perché se ci fosse stato un altro al suo posto la Russia sarebbe riuscita davvero a conquistare l'Ucraina in tre giorni, come scrivevano i media occidentali. Si è rivelato un grande patriota, una persona molto forte, di spirito, non ha mai dato l'ordine di arrendersi e non lo ha fatto lui stesso. Credo sia il presidente migliore in tutti questi anni di indipendenza dell'Ucraina. Se dovesse scoppiare la guerra mondiale non sarà a causa sua ma di capi di Stato come Putin che fanno di tutto per iniziare delle guerre. Non si può incolpare la vittima di aver reagito all'aggressore, sembra un po' come dare la colpa a una ragazza stuprata di aver provocato il responsabile. La nostra difesa è giusta, il nostro Paese si deve difendere e se non lo facesse su tutto il territorio dell'Ucraina avremmo ritrovato quello che abbiamo visto a Bucha. Ne usciremo, come tutti i popoli hanno fatto, ma alla fine di questa guerra avremo tutti bisogno di un aiuto psicologico".

(di Silvia Mancinelli)

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