"Ragionare nel lungo termine, solo così non si giunge impreparati agli appuntamenti della storia"
"Quando il 'nemico' non è proprio alle porte, l'interesse per tutto ciò che riguarda la sicurezza e la Difesa si attenua. E' un errore molto grave. Il motivo per il quale non abbiamo ancora un 'esercito europeo' è proprio perché pochi immaginavano che potesse esserci una guerra in Europa. In queste tematiche è necessario ragionare nel lungo termine. Solo così non si giunge impreparati agli appuntamenti della storia come l’attuale crisi russo-ucraina. Ad esempio bisogna già da ora domandarsi quale sarà la nostra postura nei riguardi delle altre potenze emergenti". Lo afferma all'Adnkronos il generale Luigi Chiapperini, ex comandante del contingente multinazionale Nato in Afghanistan, che fu impegnato anche nella missione Kfor in Kosovo ed è membro del Centro Studi dell'Esercito, sul tema della difesa europea e dell'esercito comune europeo.
"I paesi europei non hanno ancora individuato e attuato una politica estera e di difesa comune e senza di essa non ha senso avere forze armate comuni in quanto semplicemente non sarebbero impiegate - sottolinea - Per altro sembrava che questa situazione potesse cambiare grazie all’approvazione avvenuta a marzo da parte dei Capi di stato e di governo dell’Unione Europea dello Strategic Compass (appunto la 'Bussola strategica') che mira a cementare le basi per una visione condivisa per la sicurezza e la difesa dell'Unione Europea tra i suoi Stati membri".
"Il documento, nato prima delle operazioni della Russia contro l’Ucraina, ora naturalmente assume ancora più importanza a seguito di quella che l’Unione Europea considera una inappropriata aggressione nel cuore dell’Europa. E' vero comunque che se ne stia parlando di meno, ma per attuare ciò che è stato previsto nelle quattro direzioni indicate nel documento ci vuole tempo", osserva il generale.
Riguardo alla creazione di un esercito comune anche in relazione all'ingresso di alcuni paesi nella Ue, come la stessa Ucraina, Chiapperini sottolinea: "Ben vengano altri Paesi a rinforzare l'Unione, ma attenzione a non ingessare e complicare le procedure. Ritengo infatti che un altro dei motivi per i quali l'Ue non è riuscita sinora a giocare un ruolo da protagonista sia la procedura di approvazione dei provvedimenti che prevede l'unanimità".
"Lo Strategic Compass potrebbe finalmente aprire la strada al superamento di questo scoglio laddove nel pilastro 'Act-agire' prevede di rafforzare le missioni e le operazioni civili e militari promuovendo un processo decisionale rapido e più flessibile e agendo in modo più fermo. Forse è la volta buona", conclude.