A riferirne è Al Hadath TV, citata da Al Jazeera. La notizia segue l’annuncio dell’arresto da parte di militari sudanesi di diversi esponenti delle autorità civili
Il premier sudanese Abdallah Hamdok è stato messo agli arresti domiciliari alle prime ore di oggi dopo che la sua abitazione è stata messa sotto assedio da una non meglio identificata forza militare. A riferirne è Al Hadath TV, citata da Al Jazeera. La notizia segue l’annuncio dell’arresto da parte di militari sudanesi di diversi esponenti delle autorità civili, tra cui alcuni ministri, il portavoce del premier ed un esponente del Consiglio sovrano.
Da Khartoum, Al Jazeera riporta questa mattina “restrizioni nell’accesso alle telecomunicazioni” che rendono difficile avere notizie su quanto accade. Per certo, riferisce l’emittente, si sa che il ministro dell’Industria è stato arrestato dopo aver postato sui social la notizia di una presenza militare davanti alla sua abitazione. Si sa anche, prosegue la stessa fonte che agli arresti sono finiti anche il ministro dell’Informazione ed un portavoce del premier. Ed è stato arrestato il portavoce del consiglio sovrano. I nomi degli arrestati sono Ibrahim al-Sheikh, ministro dell'Industria, Hamza Baloul, ministro dell'Informazione, Mohammed al-Fiky Suliman, membro del consiglio sovrano e Faisal Mohammed Saleh, portavoce del premier. Arrestato anche Ayman Khalid, governatore dello stato della capitale, stando alla sua pagina Facebook.
L'Associazione dei professionisti del Sudan, il principale gruppo politico pro-democrazia del paese, ha denunciato un colpo di stato in atto ed invitato la popolazione a scendere in piazza per protesta. Dal fallito golpe del mese scorso la tensione interna alle autorità della transizione è rimasta alta e pochi giorni fa, tra proteste di piazza e divisioni nella coalizione delle Forze di libertà e cambiamento, il premier aveva lanciato un appello al "dialogo", e sottolineato la necessità di un cambiamento per portare avanti la transizione nel Paese che per 30 anni ha conosciuto solo Omar al-Bashir.
Una irruzione di forze militari nella sede della radio e della tv sudanese a Omdurman, nei pressi della capitale sudanese viene riferita intanto dalla Bbc che riporta una denuncia su Facebook del ministero dell'Informazione sudanese secondo cui "forze militari congiunte hanno assaltato" la sede e "arrestato alcuni dipendenti".
Gli Stati Uniti sono "molto allarmati" per le notizie che arrivano dal Paese. E' quanto afferma l'inviato speciale per il Corno d'Africa, Jeffrey Feltman, secondo un tweet dell'Ufficio affari africani del Dipartimento di Stato con un riferimento alla Dichiarazione costituzionale e alle "aspirazioni democratiche del popolo sudanese". "Come abbiamo detto più volte - aggiunge - qualsiasi cambiamento con la forza al governo di transizione mette a rischio l'assistenza Usa".
"Seguiamo con la massima preoccupazione gli eventi in corso in Sudan. L'Ue invita tutte le parti interessate e i partner regionali a rimettere in carreggiata il processo di transizione". E' quanto si legge in un tweet dell'Alto Rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell.
Forte preoccupazione arriva anche dalle Nazioni Unite. "Sono molto preoccupato per le notizie di un colpo di stato in atto e tentativi di sabotare la transizione politica - afferma in una dichiarazione Volker Perthes, rappresentante speciale delle Nazioni Unite per il Sudan e capo della Missione integrata di assistenza alla transizione in Sudan (Unitams) - Sono inaccettabili le notizie di arresti del premier, di funzionari governativi e politici".
"Invito le forze di sicurezza a rilasciare immediatamente le persone che sono state detenute illegittimamente o poste agli arresti domiciliari. E' responsabilità di queste forze garantire la sicurezza delle persone sotto la loro custodia", prosegue nella dichiarazione diffusa da Unitams, con un appello a "tutte le parti" alla "massima moderazione". "Tutte le parti - conclude - devo tornare immediatamente al dialogo e impegnarsi in buona fede per ripristinare l'ordine costituzionale".
Ed è "profonda" la preoccupazione anche dalla Lega Araba. Il segretario generale dell'organizzazione panaraba con sede al Cairo, Ahmed Aboul Gheit, sollecita tutte le parti a "rispettare a pieno" la dichiarazione costituzionale firmata nell'agosto di due anni fa per la transizione dopo la fine dell'era Omar al-Bashir. "Non esistono problemi che non possano essere risolti tramite il dialogo", sottolinea Aboul Gheit nella dichiarazione rilanciata da al-Jazeera in cui si rimarca "l'importanza di rispettare tutte le decisioni e gli accordi" raggiunti, evitando "misure che possano perturbare il periodo di transizione e far vacillare la stabilità" del Sudan.