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Scarnecchia, la vecchia gloria e il giovane cardiologo: "Tempismo lo ha salvato dall'infarto"

Il 32enne che lo ha operato al San Luca di Milano: "Quando ha aperto gli occhi mi ha chiesto: fra due ore esco?"

Roberto Scarnecchia
Roberto Scarnecchia
06 dicembre 2023 | 15.54
LETTURA: 4 minuti

Sono le 23 del 3 dicembre quando a casa di Giuseppe Verolino, giovane cardiologo interventista in forze all'ospedale Auxologico San Luca di Milano, squilla il telefono. Quel giorno è in pronta disponibilità e sta guardando una serie tv con la moglie Giulia. Dalla struttura sanitaria lo avvisano che c'è una persona di 65 anni con "caratteristiche cliniche ed elettrocardiogramma" che suggeriscono "un infarto miocardico" in corso. A raccontare il resto della storia via social sarà lo stesso paziente, passata la paura del momento. "Mi hanno fatto un intervento al cuore e mi hanno salvato la vita. Mi hanno preso un po' per i capelli", dirà in un video Roberto Scarnecchia. Vecchia gloria del calcio, oggi chef, salvato da due giovani medici. "E dal tempismo", aggiunge all'Adnkronos Salute Verolino, 32 anni, originario di Salerno. Perché in questa storia "la prima scelta giustissima" è stata "attivare subito i soccorsi", spiega. E a farlo è stato un altro giovane camice bianco, che con la fidanzata passava in piazza Duomo proprio mentre Scarnecchia si accasciava sui gradini.

Avere un infarto miocardico significa che "un'arteria del cuore si occlude in maniera acuta e genera una sintomatologia", spiega Verolino. In questi casi è opportuno "non attendere. La mortalità dell'infarto non operato", infatti, "decuplica per ogni ora che quell'arteria rimane occlusa. E per noi cardiologi interventisti, quanto prima arriviamo, tanto più lineare può essere l'intervento. Come è stato nel caso di Roberto". Durata dell'operazione? "Trenta minuti, da quando abbiamo iniziato la procedura a quando l'arteria era di nuovo aperta", riferisce il cardiologo. "E' andata bene e, poiché l'intervento si svolge in anestesia locale, possiamo dire che Scarnecchia è stato un ottimo paziente, collaborante. Io e la mia équipe abbiamo fatto un lavoro di squadra e nel corso della procedura lo abbiamo tenuto al corrente di tutto".

Poi Scarnecchia è stato trasferito in Unità coronarica, "la nostra unità di alta intensività per i pazienti cardiologici. E il decorso che sta avendo lo dobbiamo a una serie di scelte corrette, anzitutto quella iniziale", ripete Verolino. "Prima di andare via, quando sono andato a salutarlo, mi ha guardato e ha detto: 'Vabbè doc, ma fra due ore esco?'". Lo specialista ha sorriso e gli ha risposto: "Roberto, abbia pazienza".

Se c'è la giusta tempestività, "l'intervento è talmente poco invasivo che a volte il paziente non percepisce" a pieno "che non è una cosa da poco. In fondo, abbiamo fatto un intervento al cuore per un infarto - evidenzia Verolino - E ovviamente poi ci sono dei tempi stabiliti di osservazione perché l'infarto" preso il prima possibile, permette di "minimizzare le complicanze intra-procedurali e post-procedurali e i primi giorni di degenza. Primi giorni che si trascorrono in terapia intensiva cardiologica e dopodiché si passa al reparto" ordinario.

Il percorso che aspetta pazienti come Scarnecchia "prevede una serie di accertamenti durante il ricovero", come "l'ecografia del cuore, e si ripete l'elettrocardiogramma perché va valutata la funzione del cuore. Se tutto va bene e nulla lascia pensare a un decorso non adeguato il paziente può essere dimesso nell'arco di alcuni giorni. La decisione è sempre collegiale e condivisa". Il ritorno alla vita normale "sarà graduale. Un gradino per volta", puntualizza lo specialista che si è laureato in Medicina a Salerno, si è specializzato al Campus biomedico di Roma e dopo un'esperienza di formazione specifica per la pratica in sala di emodinamica al Centro Cuore 'Città di Alessandria', è approdato a Milano. Oggi opera nell'Unità operativa di emodinamica dell'ospedale San Luca.

Nel suo video Scarnecchia, tirando le somme di quanto gli è accaduto, lancia anche un invito a prestare attenzione al proprio corpo. "E chiaramente - evidenzia Verolino - non è solo il colesterolo l'unico nemico delle coronarie". L'ex calciatore ha raccontato al medico per esempio di essere uno sportivo, di mangiare bene. "Poi ha aggiunto: faccio lo chef. E io ho pensato subito a un mestiere sotto stress, con molte responsabilità, magari poco sonno. Questo per dire che la lezione da apprendere è senz'altro: mai abbassare la guardia, essere sempre attenti a uno stile di vita sano quanto più possibile. Ma essere anche consapevoli di quando a volte i nostri ritmi di vita ci portino un po' a forzare la mano. E rallentare". Il messaggio è: "Tuteliamoci", conclude.

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