Oggi Ceo e presidente della promotion di arti marziali miste più nota al mondo, è da anni accanto al tycoon ed è intervenuto più volte nei vari comizi della campagna elettorale
"Nessuno merita questo più di lui e della sua famiglia. È ciò che accade quando la macchina si mette contro di te". Sul palco del Convention Center di Palm Beach, nella festa per la vittoria elettorale di Donald Trump, ha preso la parola anche Dana White. Si tratta del Ceo e presidente della Ufc (Ultimate Fighting Championship), la promotion di arti marziali miste più importante del mondo. “Non sono riusciti a fermarlo. Lui è andato avanti. È l’uomo più resiliente che abbia mai incontrato in vita mia".
Dana White, ex pugile dilettante e in passato coach di lottatori, oggi è il boss delle arti marziali miste negli Usa, ha un patrimonio stimato da oltre 500 milioni di dollari ed è uno dei più convinti sostenitori di Trump nel mondo dello sport americano. Fin dalla campagna elettorale per le Presidenziali del 2016. Tra i dirigenti sportivi più noti in America, ha trasformato la Ufc da semplice organizzazione di arti marziali miste a potenza mondiale in un ventennio. Con una fan base sempre più ampia e diversificata.
Nato il 28 luglio 1969, White è il grande artefice del successo della Ufc, acquisita – a un passo dalla bancarotta - nel 2001 insieme a uno dei suoi amici d’infanzia Lorenzo Fertitta. Il grande exploit è arrivato qualche anno dopo, nel 2005, con l’ideazione del reality “The Ultimate Fighter”, che ha dato una grossa mano ad ampliare il pubblico di riferimento attraverso i media.
Il suo legame con Trump va indietro nel tempo di decenni, si lega all’interesse noto del tycoon per la spettacolarizzazione del wrestling e della Wwe (ancora oggi spalla del nuovo presidente attraverso personaggi come Hulk Hogan). E la simpatia è sempre stata ricambiata da Donald, più volte presente agli eventi targati Ufc e spesso fotografato accanto ai fighter. Il sostegno di Dana White al presidente è stato forte fin dagli inizi della campagna elettorale, come si nota in tanti scatti e video dei comizi di Trump. Come accaduto alla Convention nazionale repubblicana di quest'anno a Milwaukee o al comizio al Madison Square Garden di New York. (di Michele Antonelli)