Lo sfogo dell'ex attaccante dell'Inter, che nella sua autobiografia racconta il periodo difficile vissuto a Milano: "Tornavo a casa e trovavo un motivo per bere"
“La mia più grande paura". Il titolo dell'autobiografia di Adriano, ex attaccante dell'Inter nel primo decennio degli anni Duemila, è emblematico. Nel suo libro, l'Imperatore ha raccontato tanti retroscena sulla sua avventura in nerazzurro. Dalla depressione ai problemi con l'alcol, passando per diversi momenti delicati della vita privata. "Tornavo a casa e trovavo un motivo per bere. O perché c'erano i miei amici, o perché non volevo stare in silenzio, pensare a stron..., o dormire. Mi sdraiavo in un angolo senza nemmeno riuscire a sognare. Molte persone usano il calcio come valvola di sfogo, io avevo bisogno di una via di fuga".
Uno dei momenti più toccanti dell'autobiografia di Adriano si lega alla scomparsa del padre e alla depressione, un problema che l'Inter provò ad affrontare anche con l'intervento dell'allora presidente Moratti: "Mi hanno detto: "Adri, prima di tutto vogliamo dirti una cosa. Non c'è nulla di cui vergognarti per ciò che ti sta accadendo. È successo e succede a tanti. Voglio darti un suggerimento. Vorremmo mandarti in un posto molto speciale. Il dottor Combi ti spiegherà i dettagli affinché tu capisca. Ti spiegherà di questo posto in Svizzera, è una clinica... In quel momento non capii quella conversazione. Hanno detto che avrei dovuto trascorrere del tempo in una clinica di riabilitazione in Svizzera. Ero depresso, non capivo di cosa stessero parlando. Che diavolo era quell'idea di volermi fare andare lì?". La risposta al presidente fu quasi stizzita: "'Non sono pazzo, presidente, con tutto il rispetto. Perché stai cercando di mandarmi in un ospedale psichiatrico?', dissi. Ho iniziato a innervosirmi durante la riunione. Quell'idea era assurda. Hai mai visto questo? Un giocatore ricoverato in clinica riabilitativa? Porca put...".
Tra i tanti aneddoti, Adriano ha raccontato anche della lite con il dirigente Marco Branca: "Il mio avvocato mi disse che il club era preoccupato per il doping. Un giorno lo trovai a colloquio con Marco Branca e Combi. Li raggiunsi e chiesi: 'Parliamone subito, credi faccia uso di droghe? Combi replicò: 'Siamo preoccupati per te, tutto qui'. E io: 'Preoccupante è il c…o. Facciamo l'esame adesso, quello coi capelli dura parecchi mesi'". Una battuta di Branca sui capelli mandò in tilt il brasiliano: "Furfante, avrei voluto aprire la mano e dargli uno schiaffo sull'orecchio a quel figlio di putt…a. Misi la mano nei pantaloni, tirai fuori un ciuffo di 'capelli' e quasi glieli strofinai in faccia. E aggiunsi: 'Fai un test con questi di capelli, penso che basterà".