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Favino: "Accoglienza? Oggi è un termine abusato, ha perso il calore"

L'attore arriva oggi nelle sale con 'Napoli New York' di Gabriele Salvatores

Pierfrancesco Favino
Pierfrancesco Favino
21 novembre 2024 | 14.58
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"Oggi l'accoglienza è un termine così abusato da smettere di raccontarci di quel calore che esce fuori nel momento in cui fuori piove e tu apri una porta per permettere a uno straniero di entrare per ripararsi". A dirlo all'Adnkronos è Pierfrancesco Favino, nelle sale da oggi con 'Napoli New York' di Gabriele Salvatores. Il regista porta sul grande schermo (con 01 Distribution) una favola nata dopo essere entrato in possesso di una storia scritta da Federico Fellini e Tullio Pinelli, alla fine degli Anni 40, di cui si sapeva poco e niente. Un ‘trattamento-sceneggiatura’ di 80 pagine che il regista ha trasformato in un film sulla solidarietà. "Non abbiamo perso l'istinto a tendere una mano. Di fondo - prosegue Favino - credo che gli esseri umani che vivono questo Paese siano migliori dei pochi che lo governano. E tra quelli che vivono questo Paese ci sono tanti che sono disposti a dare una mano agli altri, forse proprio per il fatto che siamo stati anche noi persone cacciate da alcuni posti", spiega l'attore.

"A me sempre di essere capitato in un pianeta che non conosco più o forse sono arrivati gli alieni e non riesco a capire cosa vogliono", dice Salvatores nell'intervista all'Adnkronos. Per il regista "l'Italia è molto divisa in questo momento e purtroppo chi ci governa sta proprio giocando su questo ed è una cosa che non dovrebbero fare". Chi governa, "così come un organizzatore di un film, ha il compito di unire le persone e di risolvere i problemi. Teoricamente - prosegue il regista - dovrebbero dimenticarsi delle loro idee ideologiche", invece, "ci stanno dividendo ed è molto pericoloso". Un esempio "sono gli ultimi segnali che arrivano dagli Stati Uniti, il sogno americano sta diventato un po' in incubo" perché "se il potere economico, con l'uomo più ricco del mondo, si unisce al potere politico, siamo finiti", fa notare Salvatores.

'Napoli New York' è ambientato nell’immediato dopoguerra, tra le macerie di una Napoli piegata dalla miseria: i piccoli Carmine (Antonio Guerra) e Celestina (Dea Lanzaro) tentano di sopravvivere come possono, aiutandosi a vicenda. Una notte, s’imbarcano come clandestini su una nave diretta a ‘Nuova York’ per andare a vivere con la sorella di Celestina emigrata mesi prima. I due bambini si uniscono ai tanti emigranti italiani in cerca del tanto agognato ‘sogno americano’ e sbarcano in una metropoli sconosciuta che li rigetta tra razzismo e odio. Dopo numerose peripezie, imparano a chiamare casa grazie all’aiuto del commissario di bordo, Domenico Garofalo, interpretato da Pierfrancesco Favino. "Ricordiamoci che siamo esseri umani e che se accogliamo l'occasione di parlare con qualcuno diverso da noi, anche se ci fa paura, magari possiamo scoprire di amarlo. Se ti fermi al pensiero del diverso sei fregato", sottolinea il regista.

"Qualche giorno fa ero a cena vicino a un distributore leghista, non è proprio la mia parte politica. Ma non importa perché è pur sempre una persona. È stata una cena intelligente, simpatica, colta e piacevole. Questo per dire che con un pochino di disponibilità si può andare avanti. Se la gente comincia a riscoprire che gli altri sono la nostra salvezza, perché nessuno si salva da solo, abbiamo una speranza".(di Lucrezia Leombruni)

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