Il cantautore romano: "Guardo il festival da quando sono bambino ma mi sento un po' un marziano"
"Quest'anno mi è venuta proprio voglia di andare a Sanremo, volevo fare una cosa diversa, sia per la mia carriera che proprio per la mia vita. Volevo fare un'esperienza diversa, uscire dalla mia comfort zone, andare anche un po' a mettermi in discussione". Gazzelle parla così della sua prima volta in gara al festival di Sanremo. Il cantautore romano, considerato una delle voci più amate e sincere della sua generazione - poetico, romantico e spiazzante - prende questo esordio "un po' come una sfida con me stesso: io sono stato sempre un po' lontano dalla televisione, dai media in generale, e continuerò a farlo a fine festival - ride - però se devo andare in tv una volta lo voglio fare in grande e quindi vado all'evento più seguito dell'anno".
Del suo rapporto con il festival di Sanremo, Gazzelle, che all'anagrafe si chiama Flavio Bruno Pardini ed ha 34 anni, dice all'Adnkronos: "L'ho sempre visto sin da piccolo, a casa dei miei lo si vedeva e poi io ho sempre voluto fare il cantante, quindi quando sono andato via di casa ho continuato a vederlo per cercare di capire come andava il mondo musicale. Sanremo è sempre stato lo specchio di quello che succedeva in Italia. Certo ci sono stati anche anni un po' più bui dove non succedeva granché ma negli ultimi anni è diventato molto più interessante grazie ad Amadeus e grazie alla proposta musicale italiana che si è rinfrescata, con tanti artisti che hanno iniziato a partecipare in gara. Il festival si è svecchiato molto ed anche io, che magari cinque anni fa non avrei partecipato, ho deciso di provare. Prima non sentivo che potesse essere il contesto adeguato". E infatti Gazzelle non ha mai tentato prima di partecipare: "Questo era il primo anno che mi proponevo".
Che ti aspetti dal festival? "Spero sia una lente d'ingrandimento su quello che sono io. E che mi faccia solo bene. Insomma, mi sono lanciato e spero di non farmi male", ride. "Però fondamentalmente vado a Sanremo senza troppe velleità. Vado per cantare". Nel grande circo mediatico dell'Ariston, Gazzelle dice di sentirsi "un po' un marziano": "Non è il mio campionato, mi sento un po' inesperto, non mi sono mai vestito troppo elegante. Però voglio vivermela perché non è detto che lo rifarò mai", aggiunge.
Il brano 'Tutto qui' "è nato - racconta Gazzelle - in maniera instintiva, in una sessione di scrittura, come nascono tutte le mie canzoni. Ero ispirato, avevo voglia di dire qualcosa, avevo delle immagini in testa, dei pensieri e ho cercato di tradurli in musica però senza pensare al festival". La canzone "fondamentalmente parla di due cose: l'amore, come tutte le canzoni, e la nostalgia per le cose che non hai neanche vissuto, per la vita degli altri, per i ricordi della persona con cui condivido la mia vita".
La prova con l'orchestra, che all'Ariston durante la sua esibizione sarà diretta da Enrico Melozzi, è stata "esaltante, molto potente: era la mia prima volta con un'orchestra, il brano diventa più bello". Inizialmente Gazzelle ne aveva parlato anche con il produttore del brano e suo storico collaboratore Federico Nardelli "ma poi - spiega - lui ha preferito rimanere dietro le quinte, ritiene di essere più utile al controllo di tutti gli assetti tecnici, dei fonici, e quindi abbiamo deciso di affidarci a Melozzi che è cintura nera".
Il brano è il primo capitolo di un nuovo album? "No, come suggerisce il titolo è 'Tutto qui'. Per ora non ho un disco in tasca. Sicuramente è l'inizio di qualcosa ma non so ancora di cosa. I considero i miei album come le stagioni di una serie, che è poi la mia vita. Ho fatto quattro dischi, prima o poi uscirà la quinta stagione ma prima devo vivere un po'. Io sono per fare poco ma bene. Quindi, il brano di Sanremo per ora non preannuncia nulla, solo concerti".
E infatti Gazzelle, dopo il grande concerto allo Stadio Olimpico di Roma dell'estate scorsa, tornerà con un tour nei palazzetti che lo porterà tra marzo e aprile un po' in tutta Italia: "Sarà un tour molto bello con una scaletta diversa, nuova, che non escluderà le canzoni più amate dai miei fan e da me, che per fortuna spesso coincidono. Ma non voglio rischiare di ripetermi e quindi sto lavorando ad uno show diverso che attraverserà tutta l'Italia e dove non andrò in primavera spero di andare in estate". E gli stadi? "Sicuramente c'è un prima e un dopo del concerto all'Olimpico. Dopo quello infatti - dice ironico - posso fare pure Sanremo. Allo stadio Olimpico ci sono arrivato con le spalle larghe dei tour nel palazzetti e del Rock in Roma però è stata un'emozione incredibile, ancora non l'ho bene realizzata. Ma sono felice di aver messo una bandierina nello stadio di casa mia, a Roma. E spero in futuro di rifarlo, magari di fare anche altri stadi".
Sulla cover che porterà sul palco dell'Ariston venerdì 9 febbraio, 'Notte prima degli esami' di Antonello Venditti cantata con Fulminacci, dice: "Una canzone che conoscono davvero tutti". Quanto agli outfit per il festival, ammette: "È uno stress, fosse per me andrei in pigiama, oppure con la felpa. Però è un palco importante, istituzionale e quindi qualcosa farò ma senza snaturarmi perché io ho un'immagine ben definita e non voglio snaturarla. Non voglio che sembri Gazzelle al matrimonio de' zio", dice ridendo.
Gazzelle si sta preparando anche per il FantaSanremo: "Per come sono fatto, avrei fatto comunque qualche gag, qualche cazzata. Quindi, visto che c'è gente a casa che ci gioca, sto al gioco pure io. Senza fare il pagliaccio". Sull'emozione della prima volta all'Ariston, dice: "Vivrò emozioni contrastanti, dall'adrenalina alla paura. Ma cercherò di non farmi travolgere". Rituali? "Negli ultimi minuti cerco di stare completamente solo e trovare la concentrazione. Poi mi allaccio le scarpe. Pure se ce le ho già allacciate, le slaccio e le riallaccio. Come se stessi per entrare in campo, come i calciatori", conclude ridendo.
(di Antonella Nesi)