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Da Antonio La Trippa a Cetto La Qualunque, quando le elezioni si 'fanno' in sala

Sono tanti i film che hanno raccontato le 'peripezie' dei candidati. Tra tutti, l'aspirante onorevole interpretato da Totò che faceva campagna dalla finestra di casa

(Ipa/Fotogramma)
(Ipa/Fotogramma)
08 giugno 2024 | 17.03
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Le elezioni per rinnovare il Parlamento europeo sono già iniziate in alcuni Stati dell'Unione e anche in Italia i seggi sono aperti. Fino a domani sera gli italiani saranno chiamati a scegliere i loro rappresentanti. Un appuntamento irrinunciabile al quale si stanno dedicando da settimane i leader politici a caccia di voti. Una corsa fino all'ultimo comizio che il cinema ha descritto a modo suo, con le sue 'armi' e il suo linguaggio. Non mancano, infatti, i film che hanno raccontato - ora con un tono ironico e scherzoso, ora con un maggiore tasso di realismo - il rito collettivo delle votazioni tra attese, speranze e disillusioni. E i candidati immortalati dal grande schermo non mancano, da Antonio La Trippa a Cetto La Qualunque.

Su tutto, è scontato ricordarlo, aleggiano ancora le parole di Totò pronunciate nella celebre pellicola di Sergio Corbucci 'Gli onorevoli' del 1963. Un grido di battaglia ripetuto in maniera ossessiva e asfissiante dalla finestra di casa che produce, però, effetti comici. "Vota Antonio, vota Antonio, vota Antonio. Italiani, elettori, inquilini, coinquilini, quando sarete chiamati alle urne per compiere il vostro dovere ricordatevi un nome solo: Antonio La Trippa. Italiano, vota La Trippa", scandisce Totò dal suo megafono. Un appello, indirizzato al suo condominio, raccolto da una voce fuori campo che non perde l'occasione per concludere in bellezza con un divertito "sì, al sugo!".

Altro pezzo da novanta, da vedere e rivedere, è il mitico 'Don Camillo e l'onorevole Peppone'. Il film di Carmine Gallone è ambientato nel 1948 a Brescello, piccolo comune in provincia di Reggio Emilia. Le elezioni sono alle porte e il sindaco Peppone, ovvero il grande Gino Cervi, si candida alla Camera. Pronta e netta è la reazione di Don Camillo (Fernandel) che alza le barricate e attacca senza lesinare colpi."Cittadini! Non dimenticate: lista Peppone, lista Baffone! Chi vota colomba si scava la tomba! Fine! Tra qualche istante ascolterete, sulla piazza, la voce della Russia", spara senza pietà, fiutando il pericolo dell'invasione dei 'rossi'.

Passando ad anni più recenti va ricordato il viaggio tra mille complicazioni che tre elettori, davvero fuori dal comune, compiono per raggiungere i rispettivi seggi. E' Carlo Verdone in 'Bianco, Rosso e Verdone' del 1981 ad interpretarli tra tic, disagi e scene comiche. Tic di cui si rende protagonista l'oramai mitico Furio che vive la trasferta con un'ansia opprimente e debordante. "Non ce la faccio più" ripete chiusa nel bagno dell'autogrill la moglie - la povera Magda, vittima delle fobie del marito - che si lascia tentare da un viaggiatore sconosciuto.

Più serio e problematico, invece, è il 'Il Portaborse' del 1991 di Daniele Luchetti interpretato da Nanni Moretti e Silvio Orlando. Moretti è Cesare Botero, un giovane ministro corrotto e corruttore, che ha bisogno di un portavoce mite e onesto, il professore di scuola Luciano Sandulli. Le contraddizioni delle cosiddette 'Stanze dei Bottoni', invece, sono al centro de 'Il Trasformista', il film del 2002 in cui Luca Barbareschi si cala nella parte di Augusto Viganò. Un giovane ambientalista che deve fare i conti con le tante criticità del sistema politico.

E' cosa nota che una campagna elettorale nella finzione del grande schermo, ma anche nella realtà, è il terreno in cui possono germogliare promesse impossibili e surreali. Un esempio di sincerità senza fronzoli? "Mi è stato chiesto se vengo eletto cosa intendo fare per i poveri e i bisognosi. Una beata minc..". E poi i buoni propositi e le riflessioni che lasciano di stucco: "Le tasse sono come la droga. Se le paghi una volta, anche solo per provare, finisce che ti prende la voglia". A parlare così è Cetto La Qualunque, il bizzarro candidato cui dà corpo Antonio Albanese in 'Qualunquemente' di Giulio Manfredonia del 2011. Il candidato che, per intenderci, aveva un programma chiaro e semplice: "Porteremo barche di pilu, navi cariche di pilu. Insommamente, fortissimamente pilu".

(di Carlo Roma)

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