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Brunori Sas: "A Sanremo 2025 col coraggio di un padre"

Il cantautore calabrese al suo debutto in gara all'Ariston: "Era il momento giusto, dopo la nascita di mia figlia Fiammetta e con un disco pronto a cui ho lavorato due anni"

Brunori Sas:
10 gennaio 2025 | 16.46
LETTURA: 6 minuti

La statuetta di Domenico Modugno sul pianoforte che lo spronava, la nascita della figlia Fiammetta, la voglia di uscire dalla comfort zone e intercettare un pubblico nuovo a cui far ascoltare non solo il brano del festival ma un disco a cui ha lavorato due anni e che si intitola proprio come la canzone che porta in gara all'Ariston, 'L'albero delle noci', in uscita il 14 febbraio per Island Records. Dario Brunori, in arte Brunori Sas, sintetizza così i motivi che lo hanno portato al debutto in gara a Sanremo 2025. "Mi sembrava il momento giusto - dice - avendo un disco su cui abbiamo lavorato due anni, con grande fatica anche. E avendo una canzone che ci sembrava buona, era giusto darle riflettori come quelli del festival che non capitano tutti i giorni. Poi mi sentivo più leggero rispetto a tutto ciò che mi aveva frenato in passato, e forse è qui che sto sbagliando - ironizza - ma prima mi vivevo molto peggio l'idea di andare a confrontarmi con una cosa così. Ora sono più tranquillo, non so se è frutto dell'età. Sono abbastanza cosciente e consapevole di dove vado. L'idea è di far sentire le mie canzoni, la mia canzone, ad un pubblico che magari fino a questo momento non mi aveva intercettato".

E poi Sanremo è anche "un atto di coraggio - sottolinea - nel senso che potevo stare pure bello comodo, con il mio tour e il mio pubblico. E anzi stavo proprio al sicuro. Ma questa cosa di tornare a essere debuttante, di trovarmi in situazioni in cui magari mi prendono pure in giro e mi umiliano, può essere utile. Perché l'ego un po' si sgonfia e magari escono fuori canzoni buone", ironizza Brunori.

Il brano di Sanremo parla anche delle "luci e ombre" della paternità ma "non solo di quello": "Quando lo sentirete vi renderete conto che è un pretesto. La nascita di Fiammetta è tratteggiata. È un pezzo venuto fuori molto naturalmente, l'ho scritto in una notte, per intero, da solo, il sabato di Pasqua". Ed è un brano che mette insieme "una serie di cose legate al tempo, alle stagioni, e ovviamente alle inquietudini dell'essere padre, al non sentirsi all'altezza, al non sentirsi adeguato, al domandarsi cosa posso trasferire. Quello che manifesto molto nel ritornello del pezzo è la paura di cadere nella tentazione di mostrarle solo le luci, di proteggerla eccessivamente dalle brutture del mondo. Questa è la mia paura e questo ho manifestato", sottolinea Brunori. Che, se potesse, cambierebbe il regolamento di Sanremo per imporre una durata dei pezzi di "un minuto e trentacinque, così la gente può andare a letto. Tanto se una canzone ti piace, ti piace nel primo minuto, poi se la vuoi ascoltare per intero te la vai a sentire sul disco", ride.

Brunori si trincera dietro un "non posso dire niente sennò rischio la squalifica" alla domanda se abbia intenzione di percorrere la nuova possibilità introdotta da Carlo Conti di un duetto tra Big nella serata delle cover. Poi aggiunge, che tra i colleghi che troverà in gara, fa "il tifo per Lucio Corsi, perché - spiega - non solo penso sia davvero una delle più belle penne che abbiamo in Italia ma perché è un cantautore di razza e per la sua giovane età mi ha sempre stupito la sua capacità poetica, e perché non è uno che lo fa, è uno che ci è. Nel senso che è realmente un poeta ed è un folletto, una creatura di un altro tempo e forse di un altro mondo", aggiunge Brunori. Che poi scherza anche sul FantaSanremo: "Io faccio Sanremo solo per il FantaSanremo, per partecipare attivamente a questo gioco. Quindi sceglietemi come capitano e sarà un fallimento totale, non prenderete neanche un punto".

Mentre sulle polemiche intorno ai testi violenti dei rapper dice: "Attenti a non buttare il bambino con l'acqua sporca. Si tratta di fiction, poi certo bisognerebbe avere una certa cura del linguaggio. Ma anche io da ragazzo ascoltavo Marilyn Manson ma non per questo poi facevo riti satanici. E anche io ho scritto un brano in cui mi immedesimo in un femminicida. Però è fiction".

Il brano con cui sarà in gara a Sanremo è un brano "cantautorale" in linea con la sua produzione ma nell'album in uscita durante in festival ci sono altri nove brani, anche molto diversi tra loro, con la produzione di Riccardo Sinigallia basata su discrimine preciso, racconta Brunori: "Riccardo mi diceva: qui te credo, qui non te credo. Un metodo efficacissimo, totale".

Partendo da 'La vita com’è', brano che ha impreziosito la colonna sonora del film 'Il più bel secolo della mia vita' (2023), passando dai singoli 'La ghigliottina' e 'Il morso di Tyson' pubblicati negli ultimi mesi, Brunori con la collaborazione con Sinigallia ha arricchito di nuova linfa il lavoro in studio proponendo sempre canzoni che mescolano squarci di vita personali e storie dal valore universale. Non manca un brano molto commovente, in dialetto calabrese, 'Fin’ara luna', sulla perdita (è la dedica di un vecchio alla moglie che non c'è più, ndr), che - dice Brunori - "si rifà ad un pezzo di Pino Daniele che si intitola 'Cammina cammina'" e uno dedicato all'amore duraturo che è 'Più acqua che fuoco'.

Il titolo dell’album, così come della title track in gara a Sanremo 2025, germoglia dall’immagine di un albero di noce emblematico nella vita di Dario Brunori, punto di osservazione privilegiato e d’ispirazione per celebrare la gioia e la rivoluzione che una nuova vita porta con sé, suggerendo come ogni nascita sia al tempo stesso una rinascita.

"L'albero delle noci sta davanti casa mia. Lo osservo sempre quando mi frulla qualcosa in testa, anche perché da anni sono convinto che sia lui a suggerirmi le canzoni che scrivo. D'altronde non avendo gli alberi, soprattutto quelli secolari, nessun interesse per i rendiconti Siae, mi sembrava doveroso quantomeno tributa loro una canzone. E sono contento di averlo fatto con un brano che mi fa il cuore dolce e in cui ho cercato con coraggio di cantare la gioia, ma anche l'inquietudine che una nuova nascita porta con sé: l'amore che non chiede niente in cambio, la felicità assurda e a tratti incontenibile, ma anche la paura di poterla perdere 'sta felicità, il rimpianto per la vita di prima, il tempo che non torna. E poi la terra, le radici, le stagioni, le foglie che vanno e quelle che vengono. E forse su tutto l'altalena perenne fra il bimbo che vorrebbe eternamente raccontare (e raccontarsi) favole e l'adulto che sa quanto importante sia ciò che risiede nell'ombra. La linea sottile che passa fra essere genitori e sentirsi ancora figli", conclude Brunori, che dopo Sanremo sarà in tour nei palazzetti per concludere con un debutto importante, quello fissato per il 18 giugno al Circo Massimo di Roma, con un live con orchestra. (di Antonella Nesi)

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