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Energia: idrogeno, al 2030 giro d'affari stimato di circa 2,5 mld di dollari

(Fotolia)
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01 febbraio 2019 | 12.12
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L'idrogeno potrebbe essere il carburante 'green' del futuro, ma l'Italia resta indietro. Nell’Europa continentale ci sono 150 distributori soprattutto in Germania, a Parigi, Londra e Scandinavia. Da noi, per ora l’unico distributore esistente è a Bolzano. Eppure, la produzione di auto a idrogeno è destinata a decuplicare nel giro di un paio d’anni, passando dalle circa 3mila vetture attualmente circolanti in Europa alle 30mila che verranno prodotte dall’anno prossimo dalla Toyota. Secondo uno studio per l’Hydrogen Council, entro il 2030 si stima un potenziale giro di affari di circa 2,5 miliardi di dollari con 10-15 milioni di automobili e circa 500.000 camion e la creazione di 30 milioni di posti di lavoro entro il 2050.

Secondo le stime, impiegato su larga scala l’idrogeno potrà coprire circa un quinto dei consumi energetici entro il 2050, con una riduzione di circa 6 gigatoni delle emissioni annuali di CO2 rispetto ai livelli attuali, contribuendo quindi per un 20% all’abbattimento delle emissioni serra, necessario a limitare il riscaldamento globale del Pianeta. Negli ultimi tre anni queste tecnologie si stanno affermando soprattutto in Giappone e Corea, mentre l’Italia, pur potendo contare su eccellenze nel campo della ricerca e dell’innovazione, fino ad ora è rimasta ai margini del processo di sviluppo delle tecnologie dell’idrogeno scontando una carenza di investimenti e di strategie politiche.

Le origini. L'auto a idrogeno è figlia della conquista della Luna. E' da lì che bisogna partire per raccontare la storia di questo combustibile. I primi lanciatori per l’esplorazione spaziale usavano combustibili solidi, ma con le stazioni orbitanti e il programma lunare si è cominciato a utilizzare idrogeno liquido come propellente per tutti i veicoli spaziali. La Nasa e l’Esa avevano sviluppato questa tecnologia negli anni ’60 e ’70, ma il trasferimento alle automobili ha richiesto del tempo perché bisognava aumentare la potenza e abbassare i costi.

Dal punto di vista tecnico, le auto a idrogeno usano un serbatoio in alluminio e fibra di carbonio che costa dieci volte più dell’acciaio (circa 2mila euro), capace di contenere 100-150 litri di idrogeno compresso a 700 bar (atmosfere) e con un’autonomia di 600-800 km. È tutto molto leggero, il pieno, che si fa in tre minuti, pesa da 5 a 8 chili, la fuel cell 10-15 chili.

L’elemento tecnologico base per l’utilizzo del vettore energetico idrogeno, la fuel cell (cella a combustibile), che è in grado di ossidare l’idrogeno a bassa temperatura e produrre corrente elettrica on demand, è ormai agli inizi della fase commerciale e industriale. La tecnologia è in grado di produrre 100 kw in un apparato delle dimensioni di un computer portatile e a emissioni zero. Queste tecnologie, di origine spaziale, diventeranno competitive nell’arco dei prossimi cinque anni, con costi che scendono, in assenza di incentivi, di circa il 20% all’anno.

La curiosità. Il primo villaggio a idrogeno d'Europa sorgerà in Puglia. E' il Progetto Accadue Accadia, che prevede di utilizzare la corrente elettrica prodotta dai parchi eolici, che non può entrare in rete per problemi strutturali, per produrre idrogeno rinnovabile da utilizzare per fini energetici nella rigenerazione urbana dell’Antico Borgo del Rione Fossi, oltre che nel settore dei trasporti. Idrogeno rinnovabile da utilizzare per fornire energia, combustibile e riscaldamento dell'antico quartiere medievale di Accadia, in provincia di Foggia, mediante apposito idrogenodotto e fuel cell installate.

“Sarà il primo villaggio a idrogeno d’Europa - dichiara il sindaco Pasquale Murgante - un’area di rigenerazione urbana destinata ad albergo diffuso, artigianato e studi cinematografici. Si tratta di un ambizioso progetto che vuole coniugare tradizione e innovazione e far rivivere uno dei tanti paesi di montagna in progressivo spopolamento con un turismo di avanguardia”.

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