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Clima: da giugno oltre 100 incendi al Circolo Polare, è record

(Fotolia)
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16 luglio 2019 | 16.03
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Da giugno in poi, nelle aree intorno al Circolo Polare, alla Repubblica di Sakha in Siberia e in Alaska, si sono verificati oltre 100 incendi da record, sia per vastità che per durata. E solo nei primi 14 giorni di luglio, gli incendi nel Circolo Polare hanno già rilasciato circa 31 megatoni di CO2. I più vasti sono stati gli incendi in Siberia e ad Alberta in Canada, in particolare, è stato stimato che l’incendio di Chuckegg Creek ad Alberta si sia propagato per 300.000 ettari.

Lo fa sapere Copernicus Atmosphere Monitoring Service (Cams), realizzato dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine per conto dell'Unione Europea, che sta monitorando l’attività e le emissioni di questi eventi. Negli incendi, anche il fumo rappresenta un grave rischio per la salute non solo nelle vicinanze, ma anche lontano dalla fonte, a causa dal vento che trasporta i residui per centinaia di migliaia di chilometri.

Cams ha rilevato lo spostamento di fumo diretto in Europa attraverso l’oceano Atlantico in solo un paio di giorni, come nel recente evento canadese.

In parte a causa delle condizioni meteo estreme derivanti dal cambiamento climatico (il caldo secco è uno dei principali fattori di rischio) gli incendi ad alta intensità sono aumentati in frequenza. Questi fenomeni inquinano maggiormente l’atmosfera rispetto alle emissioni industriali, poiché producono una combinazione di particolati, monossido di carbonio e altre sostanze inquinanti.

Cams monitora gli incendi a livello globale e stima le emissioni causate, usando strumenti satellitari e dati in-situ. La stima delle emissioni viene poi combinata con il sistema di previsioni meteo Ecmwf, che crea un modello del trasporto e della composizione chimica dell’inquinamento atmosferico, in modo da prevedere come la qualità dell’aria mondiale possa essere interessata, con cinque giorni di anticipo.

“Monitoriamo da vicino l’intensità degli incendi e il fumo che emettono - spiega Mark Parrington, Senior Scientist del programma Copernicus Atmosphere Monitoring Service - Sappiamo che le temperature nella regione artica sono aumentate a un ritmo più veloce della media globale e le situazioni di caldo secco forniscono agli incedi le condizioni ideali di crescere una volta iniziati".

"I dati derivanti dal nostro Global Fire Assimilation System mostrano che tipicamente gli incendi nel Circolo Polare avvengono tra luglio e agosto, per questo è strano vedere incendi di questa portata e durata nel mese di giugno - aggiunge - Il nostro servizio di monitoraggio è quindi importante per accrescere la consapevolezza rispetto all’impatto degli incendi e delle emissioni di fumo su larga scala, in modo da aiutare organizzazioni, aziende e persone a pianificare in anticipo gli effetti dell’inquinamento atmosferico”.

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