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Per i 30 anni del pesto Barilla inaugurato un maxi murale artistico di oltre 800mq

Presso lo stabilimento di Rubbiano Sughi (Parma)

Per i 30 anni del pesto Barilla inaugurato un maxi murale artistico di oltre 800mq
12 giugno 2024 | 12.08
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Il Gruppo Barilla festeggia i 30 anni di pesto Barilla, dal 1994 prodotto a marchio Barilla. Qui, tra i campi di basilico, svetta lo stabilimento dedicato alla produzione di sughi e pesti, il più grande e sostenibile d’Europa. Ed è qui che vengono trasformate ogni anno oltre 55mila tonnellate di pomodoro e basilico e realizzate 84.000 tonnellate di prodotto.

Per omaggiare il prodotto iconico della tradizione italiana, l’azienda di Parma ha dato vita a un innovativo murale artistico grande oltre 800mq, colorando la facciata dello stabilimento dei toni vivaci del basilico per risvegliare palato e immaginazione. Presso lo stabilimento di Rubbiano Sughi (Parma), quantità fa rima con qualità, portando sulle tavole degli italiani prodotti che raccontano la grande cucina di casa e valorizzando le materie prime nel prodotto finito: in questo luogo, in piena Food Valley, prendono forma 42 ricette diverse - realizzate con 131 ingredienti selezionati - che uniscono la tradizione del pomodoro e del basilico di origine italiana, la profonda esperienza degli agricoltori del territorio e l’alta specializzazione e competenza nelle tecnologie di trasformazione.

Una realtà all’avanguardia nata nel 2012 e nella quale sono stati investiti oltre 150milioni di euro negli ultimi dieci anni per la creazione di nuove linee produttive, nuovi prodotti, ma anche per promuovere innovazione, qualità, sostenibilità e digitalizzazione. Cresciuta nel tempo, oggi dà lavoro a oltre 400 persone di cui il 51% sono donne e negli ultimi 4 anni ha assunto 110 persone a tempo indeterminato. Un polo d’eccellenza anche dal punto di vista dell’innovazione: investiti 28milioni di euro per il lancio nel 2024 della quinta linea di produzione, lunga 138 metri e in grado di produrre fino a 18mila tonnellate di sughi all’anno. Inoltre, standard elevati di qualità, tecnologia 4.0, sicurezza alimentare, sostenibilità, forte spinta all’internazionalizzazione e valorizzazione delle persone sono il cuore pulsante che spinge Rubbiano Sughi verso il futuro.

A confermarlo Giancarlo Minervini, dal 2021 direttore di stabilimento, richiamando una famosa frase di Pietro Barilla “Rubbiano sughi nasce dall’idea di futuro. Basti pensare che, quando lo stabilimento fu progettato, il tetto fu già pensato per una futura installazione del fotovoltaico. Opportunità, quest’ultima, colta nel 2023. Questo perché per noi la sostenibilità è un valore in cui credere a 360 gradi grazie a un impegno costante nella riduzione dell’impatto ambientale e nell’utilizzo delle risorse: in dieci anni abbiamo abbattuto le emissioni di CO2 del 28%. E non solo, la nostra sfida è di trasferire gli aspetti più artigianali della preparazione di sughi e pesti su scala industriale, senza mai rinunciare alla bontà e all’alta qualità dei prodotti, per permettere a tutti di ritrovare nel piatto il sapore unico di casa”.

Un mercato in crescita, quello dei pesti, con Barilla in posizione di leadership: nei primi 6 mesi del 2023 il settore ha segnato +20% rispetto al 2022 e +6% nei volumi. In questo contesto Barilla si conferma leader mondiale della categoria Pesto con il 37,8% di quota a valore globale, continuando a crescere nei suoi mercati principali: Italia, Germania, Francia. In Italia, Barilla ha segnato, in particolare, un +31% nelle vendite a valore, aumentando la quota di mercato a valore (+2,6%). Trend positivo registrato anche in Francia, dove l’azienda di Parma è leader di categoria e traina la crescita del mercato. Qui, nel 2023, ha raggiunto il +25% di vendite a valore e una quota di mercato a valore del +0,8% rispetto al primo semestre 2022. Quadro in ripresa anche in Germania dove, dopo una prima fase in discesa nei primi mesi del 2023, si è avuta un’inversione di tendenza con un aumento segnato a giugno 2023 del +31% nelle vendite a valore e di +1,7% come quota di mercato a valore.

“Oggi si celebra una bellissima tappa di un lungo viaggio, iniziato 30 anni fa, accelerato a partire dal 2012 con la nascita di questo stabilimento che segna un grande risultato nelle vendite quintuplicate dal 2011 al 2024. I fattori che stanno dietro questi risultati sono: Il coraggio imprenditoriale, di creare qualcosa che prima non esisteva. Una ricetta di Pesto unica e inimitabile, una filiera 100% italiana del basilico e da agricoltura sostenibile. Qualità e forte rete di fornitori e clienti”, aggiunge Matteo Gori, Presidente della categoria sughi Barilla.

A giugno, camminando per lo stabilimento Sughi Barilla a Rubbiano, si respira il profumo della tradizione italiana e in particolare del basilico fresco. Un ingrediente che Barilla sceglie di celebrare con una maxi-opera artistica in chiave urbana, creata dall'illustratrice, regista e animatrice Marianna Tomaselli e realizzata sulla facciata del proprio stabilimento. Con una superficie di oltre 800mq, in cui i toni vivaci del verde si mescolano ai colori Barilla per risvegliare palato e immaginazione, il murale è l’omaggio a un prodotto iconico italiano. Presso lo stabilimento di Rubbiano, infatti, le materie prime vengono lavorate appena raccolte per preservarne dolcezza e sapore intenso.

Il pomodoro e il basilico utilizzati da Barilla si contraddistinguono per l’origine italiana, la profonda integrazione con gli agricoltori del territorio (sono 37 i fornitori che collaborano con Barilla nella filiera del basilico) e l’alta specializzazione e competenza nelle tecnologie di trasformazione dello Stabilimento di Rubbiano, dove questi ingredienti vengono lavorati replicando su larga scala i principi di una grande cucina di casa. Non solo quella di Barilla è una cucina sostenibile: per il basilico è nata la Carta del Basilico, un disciplinare per la coltivazione sostenibile, mentre per i pomodori Barilla si impegna ad acquistare esclusivamente quelli con certificazione di buone praticole agricole e il 100% delle confezioni di sughi e pesti è progettato per il riciclo.

Il basilico, in particolare, viene generalmente tagliato al mattino per mantenerne intatte le caratteristiche organolettiche (quando è alto circa 30cm perché così si può cogliere la parte più ricca di aroma) e, una volta portato nello stabilimento, subisce più di 100 controlli al giorno, venendo lavorato a freddo per mantenerne intatta tutta la freschezza e il profumo. Come da tradizione, i sughi vengono portati a una temperatura compresa tra i 92 e i 95 gradi e versati nei vasetti, che prima di esser riempiti sono sottoposti a trattamento termico. In questo modo si garantisce un prodotto 100% sicuro, pronto a entrare nelle nostre dispense.

Si chiamava 'moretum' il primo pesto della storia, un insieme di erbe aromatiche, aglio, pecorino fresco e stagionato e olio pestato nel mortaio, che veniva però spalmato sul pane. Solo dal Cinquecento si cominciano a trovare tracce in ricettari e trattati di salse assimilabili alla ricetta contemporanea e fra la metà del Cinquecento e la fine del Settecento sono numerosi gli autori che parlano di una “salsa di basilico e agli”, utilizzata anche come accompagnamento per carne, pesce e verdure o per insaporire le zuppe.

Eppure, la ricetta arrivata sino ai giorni nostri viene codificata a metà Ottocento, comparendo per la prima volta nel 1851 con il nome di 'pestu' nel dizionario Genovese-Italiano di Giovanni Casaccia e nel 1865 nel ricettario 'La vera cucineria genovese' di Emanuele Rossi, che lo propone abbinato a 'taglierini e gnocchi'. Nel Novecento, la diffusione del pesto si lega allo sviluppo della nostra industria alimentare, la cui storia è custodita anche nell’Archivio Storico Barilla che raccoglie testimonianze, strategie e prodotti del marchio.

A partire dal secondo dopoguerra, infatti, iniziarono a cambiare le abitudini di consumo di molti italiani: gli stili di vita più frenetici favorirono la diffusione di piatti veloci da preparare, senza però rinunciare al gusto delle ricette tradizionali. Per andare incontro a queste esigenze, l’industria alimentare iniziò a produrre e commercializzare a livello nazionale sughi pronti. Così Barilla, che già produceva pasta, iniziò a realizzarli nel 1969, ma è nel 1994 che iniziò la produzione del Pesto Barilla alla Genovese, per far fronte alla crescita e all’internazionalizzazione della domanda. Oggi il Pesto Barilla alla Genovese è prodotto solo con basilico italiano da agricoltura sostenibile e Parmigiano Reggiano Dop.

Il segmento dei sughi rappresenta tra il 4% e il 5% dei volumi di produzione del gruppo Barilla e, dalla fine degli anni '60, ha conosciuto una crescita progressiva e strutturale. Infatti, in soli 11 anni, ha più che raddoppiato la produzione da poco più di 36mila tonnellate di prodotto annuo a 84milla tonnellate nel 2024. Ma la novità principale in termini di innovazione e produzione è il completamento della quinta linea produttiva lunga ben 138 metri, in grado di produrre fino a 18mila tonnellate di sughi all’anno, nata dall’investimento di 28milioni di euro che fanno parte dei complessivi 152 milioni spesi in 12 anni.

La tecnologia 4.0 è di casa presso lo stabilimento di Rubbiano, un impianto produttivo complesso all’interno del quale vengono gestiti oltre 109 item-code necessari per la tracciabilità dei prodotti e dove una ricetta in produzione richiede la presenza di un team di lavoro di 23 persone per ogni turno. Non solo: grazie alla recente partnership con xFarm Technologies e Connecting Food, ha annunciato la completa digitalizzazione della filiera del basilico fresco Barilla utilizzato per il pesto alla genovese, per una totale tracciabilità ed efficienza. Il basilico (fresco e semilavorato) per il pesto alla Genovese è il primo al mondo a essere tracciato tramite tecnologia blockchain, con l’obiettivo finale di mettere a disposizione del consumatore una vera carta d’identità del basilico.

Attraverso la scannerizzazione di un QR Code, presente sulla confezione di Pesto Barilla alla Genovese (e della sua variante senz’aglio), sarà possibile infatti conoscere il luogo di coltivazione del basilico e tutte le informazioni testuali e fotografiche relative all’azienda produttrice. Inoltre, la trasparenza di Pesto Barilla raggiunge i consumatori anche fuori dai confini italiani. A partire dalla seconda metà del 2024 (luglio in poi), il QR code verrà applicato sui vasetti di Pesto alla Genovese e alla sua variante senz’aglio distribuiti non solo in Italia, ma anche in altri 14 mercati Europei. Grazie alla tecnologia blockchain verrà garantita l’autenticità di ogni informazione, dando così la possibilità al consumatore di aver certezza della qualità e della provenienza del basilico Barilla.

Sono 400 le persone impiegate presso lo Stabilimento: qui l’impegno per promuovere le Persone e l’equilibrio di genere è continuo ed è un valore da sostenere. Nel solo triennio 2020-2023 sono state inoltre ben 110 le persone confermate a tempo indeterminato: professionalità variegate, che spaziano dagli operatori per i reparti produttivi, ai tecnici per i laboratori, ma anche a tecnici elettrici e meccanici qualificati e giovani laureati per le funzioni di staff dello stabilimento. Questo perché l’automazione e la digitalizzazione dello stabilimento si intrecciano con l’unicità dell’apporto umano e con la manualità delle cucine di preparazione dei sughi.

La sostenibilità è un pilastro della strategia di crescita dello Stabilimento di Rubbiano, che parte dal percorso di riduzione delle emissioni di anidride carbonica (-28% di CO2 in 10 anni) per arrivare al riciclo del 93% di tutti i rifiuti prodotti che vanno ad alimentare la produzione di biogas o di concimi. Anche il vetro, i metalli, la carta, il cartone e infine la plastica, dopo un processo di rigenerazione, vengono riutilizzati nella filiera. Un’attenzione profonda all’ambiente che si conferma con l’inaugurazione nel 2024 del nuovo impianto fotovoltaico, per un investimento di 1.5milioni di euro.

Con una superficie totale di circa 10mila metri quadrati e una potenza di 1,5MWp, è entrato in funzione nel mese di febbraio 2024 e garantisce circa il 10% del fabbisogno energetico del plant per un risparmio di emissioni in atmosfera di quasi 800 tonnellate di anidride carbonica. Una quantità equivalente a quella assorbita in un anno da più di 8000 alberi di acero campestre.

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