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Mare: libero accesso a spiagge, cittadini diffidano Comuni di Rimini e Roma

Mare: libero accesso a spiagge, cittadini diffidano Comuni di Rimini e Roma
20 giugno 2019 | 12.26
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Sono i Comuni di Rimini e di Roma (per il Lido di Ostia) i primi a ricevere le diffide inviate da associazioni, comitati e cittadini per difendere il diritto di accesso alla spiaggia e fermare le proroghe previste dalla legge di bilancio. Ma non sono gli unici: nei prossimi giorni anche altre amministrazioni della Versilia e della Sicilia, e Pozzuoli riceveranno lo stesso avviso formale.

E' la prima iniziativa legale coordinata e lanciata in Italia che ha come obiettivo quello di fermare la proroga delle concessioni per 15 anni, prevista dalla legge di Bilancio 2019, denunciando allo stesso tempo il fatto che si continua a concedere concessioni senza controlli e a canoni bassissimi a fronte di guadagni rilevanti. Il timore dei cittadini è che, di questo passo, diventerà impossibile beneficiare di uno spazio che è di tutti in quanto demaniale, visto che in questi anni è cresciuto di anno in anno il numero di spiagge in concessione, e in alcune realtà si è arrivati a una vera e propria privatizzazione dei litorali in assenza di controlli.

Già oggi, in alcuni Comuni si arriva all'80% di spiagge in concessione, mentre restano libere solo quelle non balneabili. L’iniziativa è stata presentata oggi a Roma, presso la sala stampa della Camera dei Deputati, da associazioni e comitati locali (Legambiente, Comitato mare x tutti - Lido di Ostia-Roma, Coordinamento flegreo mare libero, Comitato spiagge in comune - Versilia).

Quelle presentate oggi sono le prime diffide inviate ai sindaci, nei prossimi mesi seguiranno iniziative analoghe. In particolare, le diffide sottolineano il contrasto con la direttiva 123/2006/CE, che all’art. 12 ha imposto agli Stati membri che "qualora il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali o delle capacità tecniche utilizzabili, gli Stati membri applicano una procedura di selezione tra i candidati potenziali, che presenti garanzie di imparzialità e di trasparenza e preveda, in particolare, un’adeguata pubblicità dell’avvio della procedura e del suo svolgimento e completamento”.

La direttiva prevede che “l’autorizzazione è rilasciata per una durata limitata adeguata e non può prevedere la procedura di rinnovo automatico né accordare altri vantaggi al prestatore uscente o a persone che con tale prestatore abbiano particolari legami”. Le associazioni dei balneari si battono contro le gare per evitare di perdere le concessioni, come è comprensibile, e hanno ottenuto una proroga al Governo che però, denunciano le associazioni, "è in evidente contrasto con le regole europee".

Contrasto confermato dalla sentenza della Corte di Giustizia Europea secondo cui il citato art.12 della direttiva 123/2006 che deve essere interpretato nel senso che “osta a una misura nazionale che prevede il rinnovo automatico delle concessioni balneari”. Da qui la diffida, "per evitare che si proceda con proroghe che sarebbero ben presto definite illegittime e aprirebbero un ennesimo conflitto con la Commissione Europea", fanno sapere i promotori dell'iniziativa.

Secondo associazioni e comitati, avrebbe più senso definire un nuovo quadro normativo che lavori nell’ambito di quanto già prevede la Direttiva, ossia che agli Stati membri è consentito tenere conto, “nello stabilire le regole della procedura di selezione, di considerazioni di salute pubblica, di obiettivi di politica sociale, della salute e della sicurezza dei lavoratori dipendenti ed autonomi, della protezione dell’ambiente, della salvaguardia del patrimonio culturale e di altri motivi imperativi d’interesse generale conformi al diritto comunitario”.

“Il nostro obiettivo - aggiungono comitati e associazioni - è di far capire che una situazione così articolata (circa 30mila concessioni su migliaia di chilometri di coste sabbiose) non si può governare con proroghe e aggiramenti delle direttive europee che porterebbero solo a una procedura di infrazione contro il Governo italiano e all’annullamento degli atti approvati dai Comuni. Occorre introdurre regole nuove che diano la possibilità di fruire gratuitamente del litorale fissando limiti alle spiagge che possono essere date in concessione, ma anche criteri che indirizzino le forme di gestione per premiare le esperienze virtuose di corretta e sostenibile fruizione del litorale, come del resto prevedono le stesse Direttive europee”.

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