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Finanza e sostenibilità, nel 2022 meno green bond, ma ci sono anche segnali positivi

Calo del 13% rispetto al 2021, la Cina punta a un ruolo da protagonista

Piantina appoggiata su banconote - Canva
Piantina appoggiata su banconote - Canva
15 settembre 2023 | 13.12
LETTURA: 4 minuti

Per la prima volta, nel 2022 l’emissione di obbligazioni verdi, sociali, sostenibili e legate alla sostenibilità ha segnato una contrazione rispetto all’anno precedente.

Il dato emerge dalla quinta edizione dell’Emerging Market Green Bonds Report, realizzato da Amundi e Ifc, membro di World Bank Group che quantifica in 877 miliardi di dollari il valore delle obbligazioni Gsss (Green, Social, Sustainability and Sustainability-Linked Bond) emesse l’anno scorso, con una riduzione del 13% rispetto al 2021.

Ma non ci sono solo notizie negative sotto questo fronte. Il report, infatti, spiega come nel 2022 il mercato obbligazionario Gsss si sia dimostrato comunque più resiliente rispetto al mercato (più ampio) di tutto il reddito fisso che ha segnato addirittura un calo di emissioni del 26% rispetto all’anno precedente. Questo mercato, fortemente danneggiato dalla guerra in Ucraina, è composto da tutti gli strumenti finanziari emessi con una data di scadenza e un tasso di interesse predefiniti, noti come cedola, a prescindere dall’ambito di riferimento.

Dunque, anche se le emissioni sono calate, l’interesse dei vari stakeholder alle tematiche Esg hanno fatto evitato un crollo importante delle obbligazioni Gsss.

Come è distribuito il mercato delle obbligazioni Gsss

Dall’Emerging Market Green Bonds Report emerge che i mercati sviluppati hanno dominato il mercato delle obbligazioni verdi rispetto ai mercati emergenti.

Un’eccezione importante è la Cina che è stata l’unica economia emergente ad aumentare l’emissione di green bond nel 2022. Nel Paese comandato da Xi Jinping i green bond hanno rappresentato addirittura il 98% dell’emissione complessiva di Gsss nel 2022. Nel corso dell’anno, la Cina è diventata il più grande emittente di green bond a livello globale, con un aumento del 61% rispetto all’anno precedente e un totale pari a 68 miliardi di dollari di emissioni.

Una visione d’insieme è offerta da questo grafico, riportato da Esg news, dove i mercati sono divisi in: sviluppati, emergenti, Cina e istituzioni soprannazionali, come l’Unione europea.

Il primo grafico rappresenta gli investimenti in termini assoluti (espressi in miliardi di dollari americani); il secondo in relazione al Pil del soggetto emittente; il terzo la percentuale di emissioni Gsss rispetto al totale del mercato a reddito fisso di ciascun soggetto emittente.

I diversi tipi di obbligazioni in ambito Esg

I Green, Social, Sustainability and Sustainability-Linked Bond possono essere suddivisi in due categorie:

- Use of proceeds bonds che sono obbligazioni Green, Social and Sustainability (Gss) i cui proventi sono utilizzati per finanziare progetti legati a temi socio-eco-ambientali;

- Sustainability-Linked Bonds (SLBs). Questi titoli non richiedono che sia già attivo un finanziamento per progetti a tema socio-ambientale, ma che venga indicato l’obiettivo che si vuole raggiungere con quella emissione. Se l’obbiettivo non viene raggiunto entro la scadenza dell’obbligazione, l’emittente pagherà una cedola più alta. In questo modo gli stakeholder sono ancora più incentivati ad investire nella transizione ecologica

Dopo questa macro-divisione vediamo più da vicino i diversi tipi di titoli obbligazionari in ambito Esg:

- Green bond: servono a finanziare o rifinanziare, in tutto o in parte, iniziative green nuove o già avviate. Costituiscono la prima categoria di obbligazioni sostenibili in ordine cronologico, nate nel 2007 con l’emissione dell’European Investment Bank;

- Social bond: servono a finanziare o rifinanziare, in tutto o in parte, iniziative di elevato interesse sociale;

- Sustainability bond: rappresentano un ibrido tra i primi due. Vengono emessi per finanziare progetti che abbiano sia finalità prettamente green che finalità sociali;

- Blue bond: i proventi di questi titoli sono utilizzati per finanziare progetti che salvaguardino l’ambiente marino

A livello globale i green bond rimangono la componente più consolidata rappresentando il 56% del mercato Gsss. Le obbligazioni di sostenibilità sono diventate invece il più grande sotto-segmento nei mercati emergenti (esclusa la Cina) con il 41% delle emissioni totali.

Dopo la Cina, il Medio Oriente e il Nord Africa sono diventati i maggiori emittenti di green bond, mentre i paesi del Sud e dell’Est asiatico (esclusa la Cina) hanno registrato un calo di emissioni del 33%, i Paesi dell’America Latina un calo del 49% analogamente ai Paesi dell’Europa orientale e dell’Asia centrale dove le emissioni di green bond si sono dimezzate nel 2022 rispetto al 2021.

Per il futuro, il rapporto realizzato da Amundi e Ifc prevede una crescita delle emissioni di bond Gsss del 14% per il 2023 nei mercati emergenti al di fuori della Cina.

Quali sono i progetti più finanziati con i green bond?

Per rispondere alla domanda, distingueremo gli andamenti registrati nei mercati emergenti da quelli dei mercati sviluppati nel corso del 2022.

Nella prima tipologia, la maggior parte (44%) degli emittenti di green bond ha investito la liquidità raccolta in progetti di energie rinnovabili. Al secondo posto troviamo i progetti per trasporti a basse emissioni di carbonio per i quali è stato investito il 22% dei proventi dei green bond. Altri segmenti che hanno ricevuto diversi fondi da obbligazioni verdi sono stati gli edifici verdi (11%), l’idrico (10%), i rifiuti (7%), mentre all’uso del suolo è stato destinato solo il 3% della liquidità ottenuta dai green bond nei mercati emergenti.

La situazione cambia notevolmente nei mercati sviluppati dove la liquidità è stata utilizzata soprattutto per progetti relativi agli edifici verdi, destinatari del 36% dei proventi ottenuti con i green bond.

Infine, la quota destinata alle rinnovabili e al trasporto a basse emissioni è molto più ridimensionata nei mercati emergenti segnando rispettivamente investimenti pari al 30% e al 16% dei proventi.

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