Parla Antonio Brunori, segretario generale di Pefc Italia, l'ente promotore della gestione sostenibile delle foreste
“Sebbene i danni siano decisamente inferiori, il fenomeno meteorologico abbattutosi sulle Dolomiti venete ci ricorda la devastante tempesta Vaia dell'ottobre 2018 che lasciò a terra 20 milioni di alberi in tutto l'arco alpino, dalla Lombardia al Friuli Venezia Giulia. La frequenza e violenza con cui si verificano questi eventi sta aumentando sempre di più a causa della crisi climatica e rende ancora più urgente una presa di posizione netta da parte delle amministrazioni e della Società civile a tutti i livelli". Così all'AdnKronos Antonio Brunori, segretario generale di Pefc Italia, ente promotore della gestione sostenibile delle foreste.
Martedì 18 luglio raffiche di vento tra i 100 e i 150 km/h hanno colpito il versante bellunese delle Dolomiti abbattendo alberi isolati e interi porzioni di bosco. Un fenomeno questo che per Brunori rischia di essere sempre più frequente a causa del cambiamento climatico causando danni ingenti alla biodiversità, all’economia e mettendo a rischio la salute delle persone. "Devono essere messe in campo risorse, competenze e idee per ridurre le emissioni climalteranti, mitigare il cambiamento climatico, ma anche per mettere in sicurezza e adattare le aree più a rischio del nostro Paese”, chiede.
“Il patrimonio forestale italiano è un bene straordinariamente prezioso anche per tutti i servizi ecosistemici generati, ma deve essere protetto, vissuto e valorizzato. In questo senso la Nature Restoration Law va nella giusta direzione, ma strumenti decisivi restano il sostegno alla bioeconomia e la gestione attiva dei boschi e delle aree interne del Paese, insieme alla certificazione di gestione attiva e sostenibile delle foreste che permetta di aumentare la resilienza dei territori”, conclude Brunori.