Lo scrittore esperto di montagne all'Adnkronos: "Persa una valanga di denaro, scalatori spendono 25-30 milioni di dollari l'anno"
(di Andreana d'Aquino)
Il coronavirus ha messo in ginocchio anche il turismo del trekking ed in "Nepal le storiche spedizioni sull'Everest sono ferme ormai da un anno" tanto che "è andata persa una valanga di denaro". A delineare il quadro é lo scrittore esperto di montagna Stefano Ardito, anticipando all'Adnkronos uno dei passaggi del suo nuovo libro "Everest" in uscita domani nelle librerie. "Calcolare esattamente il giro d'affari dell'Everest è complicato" ma "se ci si accontenta di cifre approssimative si può stimare che gli aspiranti alla vetta ogni anno spendono tra i 25 ed i 30 milioni di dollari l'anno, esclusi i biglietti aerei e l'equipaggiamento acquistato prima di partire da casa". osserva Ardito che ha mandato alle stampa il suo nuovo lavoro in vista dei 100 anni dalla prima scalata sul Tetto del mondo nella primavera del 1921. Filmaker e giornalista specializzato in montagna, natura, storia e viaggi, lo scrittore ricorda che "per molti anni i permessi per il versante nepalese, pari a 11 mila dollari a testa, sono stati i più cari di quelli per il versante tibetano, pari a 8mila dollari, ma per il 2020 il prezzo sarebbe dovuto raddoppiare e, per valutare il business totale del turismo sull'Everest, bisogna considerare anche i soldi spesi dai 30-40mila trekker che ogni anno volano a Lukla e proseguono a piedi verso la base del versante nepalese dell'Everest". Secondo i dati del governo del Nepal, lo stop al turismo - di cui le spedizioni ed il trekking sono la principale componente - ha lasciato senza lavoro 200.000 nepalesi su 29 milioni di abitanti. "Il quotidiano Himalayan Times riferisce che la perdita per il turismo locale è stata pari a 10 miliardi di rupie, 7 milioni di euro per ogni mese di alta stagione perduto" riferisce Ardito.
"Se si considera che il Nepal si trova stabilmente negli ultimi posti delle classifiche per reddito, nel 2019 al posto 193 su 224, si capisce che quella legata all'Everest in un Paese così è davvero una 'valanga' di denaro". E adesso con il coronavirus "la prima previsione fatta a primavera é che tutte le agenzie nepalesi o straniere che organizzano spedizioni all'Everest volevano spostare le spedizioni da maggio - che è la stagione tradizionale - a ottobre - la stagione del trekking e altro momento di bel tempo - ma poi è saltata anche questa programmazione". "Si potrà andare all'Everest a maggio prossimo? Ci auguriamo tutti di sì ma sappiamo che il punto interrogativo rimane e che è saltato un anno pieno per il turismo" avverte.
Ardito sottolinea che "i nepalesi, che si stanno facendo un lockdown lunghissimo, avevano annunciato la riapertura dei voli internazionali il 17 agosto scorso, una ripartenza - continua Stefano Ardito- poi riannunciata per il 17 ottobre - e non sappiamo se le rotte sono state veramente riattivate - ma in entrambe le occasioni sono stati gli organizzatori di trekking e spedizioni ha dire un secco 'no' alla ripresa". Le agenzie di trekking, infatti, "non se la sentono di muovere i loro clienti o portare turisti a rischio infezione nelle valli di montagna nepalesi dove la situazione sanitaria è drammatica" da sempre, aggiunge il noto filmaker e giornalista specializzato in montagna, natura, storia e viaggi. Ardito spiega infine che il Nepal "si era risparmiato il Covid quando il rischio veniva dalla Cina perché in Tibet il virus non era arrivato", poi a portare il coronavirus "sono stati tutti i nepalesi che lavorano in India che nel corso dell'estate hanno portato il contagio" nel paese di "Big E".