Effetto emergenza Covid. Istat: "-274mila rispetto a marzo". La diminuzione è generalizzata e coinvolge donne, uomini, dipendenti, indipendenti e tutte le classi d’età. Il tasso di occupazione al 57,9%. E' boom degli inattivi
Ad aprile l’occupazione diminuisce dell'1,2% pari a -274mila unità, rispetto al mese di marzo con una diminuzione generalizzata che coinvolge donne (-1,5%, pari a -143mila), uomini (-1,0%, pari a -131mila), dipendenti (-1,1% pari a -205mila), indipendenti (-1,3% pari a -69mila) e tutte le classi d’età, portando il tasso di occupazione al 57,9% (-0,7 punti percentuali). Lo comunica l'Istat.
Il netto calo congiunturale dell’occupazione determina una flessione rilevante anche rispetto al mese di aprile 2019 (-2,1% pari a -497mila unità), verificata per entrambe le componenti di genere, per i dipendenti temporanei (-480mila), per gli autonomi (-192 mila) e per tutte le classi d’età, con le uniche eccezioni degli over 50 e dei dipendenti permanenti (+175mila). Il tasso di occupazione scende di 1,1 punti percentuali.
Infine, anche le persone in cerca di lavoro calano in misura consistente nell’arco dei dodici mesi (-41,9%, pari a -1 milione 112mila unità), mentre aumentano gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+11,1%, pari a +1 milione 462mila).
Le persone in cerca di lavoro ad aprile, mese caratterizzato dal lockdown, sono -23,9% pari a -484mila unità: diminuiscono maggiormente tra le donne (-30,6%, pari a -305mila unità) rispetto agli uomini (-17,4%, pari a -179mila), con un calo in tutte le classi di età. Generalizzata anche la crescita del numero di inattivi con un +5,4%, pari a +746mila unità: +5% tra le donne (pari a +438mila unità) e +6% tra gli uomini (pari a +307mila). Il tasso di inattività si attesta al 38,1% (+2,0 punti). Lo comunica l'Istat.
Ad aprile 2020, sottolinea l'Istat, "l’effetto dell’emergenza Covid-19 sul mercato del lavoro appare decisamente più marcato rispetto a marzo: l’occupazione ha registrato una diminuzione di quasi 300 mila unità, che ha portato nei due mesi a un calo complessivo di 400 mila occupati e di un punto percentuale nel tasso di occupazione". Il tasso di disoccupazione "in soli due mesi diminuisce di quasi tre punti percentuali e quello di inattività aumenta in misura analoga", commenta ancora l'Istituto.
Nel trimestre febbraio-aprile 2020 l’occupazione risulta in evidente calo (-1,0%, pari a -226mila unità) rispetto al trimestre precedente (novembre 2019-gennaio 2020), per entrambe le componenti di genere. Lo comunica l'Istat. Diminuiscono nel trimestre anche le persone in cerca di occupazione (-20,4% pari a -497mila), mentre aumentano gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+5,2% pari a +686mila unità).
"E’ l’ulteriore conferma, dopo quanto già emerso dall’andamento delle richieste di cassa integrazione, di come ci sia un’emergenza lavoro che segue da vicino il crollo del Pil". Così l’Ufficio Studi di Confcommercio commenta i dati sugli occupati e i disoccupati. "E’ importante - sottolinea l’Ufficio Studi - che in questo momento di avvio della fase di normalizzazione si mettano in campo tutte le misure possibili per il rilancio dell’economia, per evitare un ulteriore abnorme aumento di queste evidenze con conseguenze non del tutto prevedibili sui redditi delle famiglie e sul sistema socio-economico".
In due mesi, marzo e aprile, si sono persi quasi 400mila posti di lavoro, calo che non si era registrato con queste tempistiche neanche negli anni delle due recessioni, commenta l'Ufficio Studi Confcommercio. L’assenza di prospettive – continua la nota - ha portato ad uno spostamento forzato di gran parte di queste persone, molte delle quali presumibilmente occupate in attività stagionali, verso l’inattività. Inoltre, nello stesso breve arco di tempo quasi 800mila disoccupati hanno cessato di svolgere una ricerca di lavoro.
Ciò si riflette in una riduzione di quasi 1,2 milioni di persone presenti nel mercato del lavoro, cifra che potrebbe crescere appena verranno a cessare i vincoli sui licenziamenti e se una frazione cospicua degli indipendenti decidesse di chiudere definitivamente la propria attività. L’atteso rimbalzo dell’attività produttiva a maggio potrebbe, infatti, risultare largamente insufficiente a riportare vitalità nel mercato del lavoro.