La ‘serrata’ imposta dal governo alle aziende non essenziali per contenere il contagio da Coronavirus comincia a sgretolarsi: oltre 70mila imprese in tutto il Paese infatti, secondo stime sindacali, avrebbero chiesto una deroga ad hoc ai prefetti per tornare alla produzione o alla commercializzazione. Domande ancora per la maggior parte da esaminare e vistare ma che parlano di un trend preciso che ai sindacati appare “sospetto” e per il quale lanciano l’allarme: e’ in atto il tentativo da parte degli imprenditori di far venire meno gli obblighi previsti dal governo che deve invece vigilare, perché la salute viene prima di tutto, dicono in sostanza Cgil, Cisl e Uil.
E l’ultimo check sui dati vede ancora in testa la Lombardia con oltre 15mila richieste trainate dal territorio di Brescia e la Puglia con più di 5mila domande che si aggiungono alle 14 mila censite ieri nel Veneto, circa 1 terzo dalle imprese metalmeccaniche.
In movimento anche le imprese dell’Emilia Romagna che per la Fiom avrebbe cumulato oltre 7mila richieste di ripresa dell'attività produttiva per poco meno della metà di provenienza ‘meccanica’. In ascesa anche le richieste della Marche, circa 3.500 le domande di deroga inoltrate ai prefetti e la Toscana che assieme al Piemonte registrano un migliaio di richieste ad hoc. Un quadro che preoccupa i sindacati che sollecitano i Prefetti a convocare le organizzazioni per un monitoraggio effettivo delle richieste: “il sindacato deve essere coinvolto lo abbiamo preteso e scritto“, ricordano dalla Cisl mentre la Uil ribadisce la necessità’ che scenda in campo la Guardia di Finanza per vigilare sulla veridicità delle richieste.
“Il dato politico e’ che le imprese stanno forzando le tappe della riapertura ma lo stop e’ previsto fino al 13 aprile. Per il dopo deve essere il governo ad esprimersi”, ragiona Luca Trevisan, segretario organizzativo della Fiom perplesso al momento sull’assenza di un effettivo lavoro in vista della fase 2 da parte del governo. ”E in ogni caso anche quando ci sarà l’allentamento dei divieti si tratterà di garantire nuove modalità di lavoro: non sarà possibile che tutto ritorni come prima del Dpcm del 22 marzo scorso. Serve nell'immediato una sicurezza dei posti di lavoro e tutela della salute, un diverso modo cioè di produrre e che può avvalersi dei nuovi ammortizzatori sociali varati per questo dall’esecutivo”, prosegue.
L’ultimo grido di dolore dalle imprese costrette alla chiusura anti Coronavirus arriva oggi dalla Federcartolai che minaccia il governo di ricorrere all’Antitrust qualora non si facesse chiarezza sulla possibilità che la Grande distribuzione organizzata possa o meno commercializzare i prodotti di cartoleria innescando una “concorrenza sleale” che darebbe un colpo mortale ai già catastrofici fatturati di cartoleria e cartolibreria, -70% con picchi fino al -100%. ”Fateci aprire o moriremo”, è l’appello che ha girato al governo il presidente di Federcartolai Confcommercio, Medardo Montaguti.
“Come tutti i cittadini abbiamo rispettato le misure varate dal governo e al pari di altre attività economiche abbiamo fatto la nostra parte e abbassato le serrande di oltre 5mila tra cartolerie e cartolibrerie” , rivendica puntando però il dito contro “il modo disordinato e caotico” con cui alcuni Governatori sono intervenuti sulla possibilità che la Gdo possa tornare a vendere prodotti i cancelleria. Una concorrenza sleale, denuncia, “che non siamo più disposti a tollerare”, anche se e‘ ragionevole permettere agli studenti e insegnanti di portare avanti un anno scolastico”.