'I 600 euro agli autonomi non bastano, serve il doppio o il triplo'
di Vittoria Vimercati
Per l'emergenza coronavirus l'Italia ha messo in campo "briciole" rispetto a Francia e Germania per il limite del debito pubblico, ed è quindi il momento di una "ambiziosa manovra di concerto tra i Governi europei". Altrimenti, questa crisi rischia di essere "il detonatore di un possibile smembramento dell'Unione stessa". Per l'economista Andrea Roventini, professore della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, quello che stiamo vivendo è "uno dei casi unici nella storia" in cui si possa mettere in atto la cosiddetta 'Helicopter money'. Non risorse 'a pioggia' indiscriminate, ma una politica fiscale dove la Bce inizi a finanziare il maggior deficit pubblico dei Paesi europei causato dall’emergenza Covid19 attraverso l’acquisto di titoli sul mercato primario.
Le maggiori risorse potrebbero così essere impiegate per permettere al Governo di potenziare il sistema sanitario, garantire gli stipendi ai dipendenti di imprese che rischiano di fallire e un reddito ai lavoratori autonomi.
I 600 euro agli autonomi previsti dal decreto Cura Italia "sono un aiuto ma l'importo dovrebbe essere doppio o triplo", sottolinea Roventini in un'intervista all'Adnkronos. Il principio generale che deve muovere l'intervento "è che tutti gli extradeficit che saranno fatti dai Paesi membri dell'Ue in seguito alla crisi non devono aggiungere un euro al debito pubblico dei singoli Stati".
Dato il principio, ci sono varie strade: una di quelle da evitare è la strada delle linee di credito del Mes. "Nel breve periodo garantirebbero un po’ di ossigeno, ma farebbero comunque aumentare il debito pubblico, che raggiungerebbe livelli insostenibili portando probabilmente ad una crisi futura", osserva il professore. Nella soluzione che prevede l'Helicopter Money, invece, "la Bce comprerebbe i Titoli del debito pubblico dei vari Paesi sul mercato primario per poi sterilizzarli nel suo bilancio". In questo caso, c'è un problema di trattati - al momento non lo consentirebbero - e un problema di tipo macroeconomico.
"Qualche economista 'austero' potrebbe dire che una politica del genere aumenterebbe l'inflazione. Ma è un rischio nullo visto l’inflazione attuale è molto bassa e con questa rischiamo addirittura la deflazione". Gli Eurobond o i Coronabond sono un'altra possibilità: "Possono essere emessi dal Mes, che come ogni altra istituzione internazionale raccoglierebbe risorse da distribuire ai Paesi europei, secondo regole da definire, ma senza incidere sul loro debito".
Debito che, in questo caso, rimarrebbe sul mercato, e in capo all'Europa. O si fa questo, "l'Europa salta per aria", è la previsione di Roventini.
Se è vero che la perdita per il Pil italiano potrebbe essere tra il cinque e il dieci per cento, "il problema è che qualcosa va fatto subito". E questo, anche per evitare il rischio di una depressione duratura, ben argomentato da Mario Draghi nella sua lettera di ieri. Se non si interviene, "uno shock temporaneo diventa duraturo, ossia riduce le possibilità di crescita anche nei prossimi dieci, venti anni: se scompaiono le imprese strategiche, si distrugge la catena di valore e non si può più ripartire. E le catene di valore, oggi, sono ormai europee". Il problema, ancora una volta, è dell'Europa.