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Ex Ilva, sciopero di 24 ore

E' iniziato alle 7 ed è stato proclamato da Fim, Fiom e Uilm. Jindal: "Smentiamo nostro intervento". Landini (Cgil): "Evitare qualsiasi braccio di ferro legale". Conte nel pomeriggio a Taranto: "Se Mittal lascia, commissariamento". M5S: "Investimenti sospetti da Lega". Il leader del Carroccio Salvini: "Roba fantasiosa"

(Foto Fotogramma/Ipa)
(Foto Fotogramma/Ipa)
08 novembre 2019 | 13.06
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E' iniziato questa mattina alle 7, e durerà per 24 ore, lo sciopero per l’intero Gruppo Arcelor Mittal ex Ilva. Operai, ma soprattutto di esponenti di movimenti ambientalisti ha l'area nei pressi della portineria D dello stabilimento siderurgico di Taranto dove si recherà anche il presidente del consiglio Giuseppe Conte. Quest'ultimo, secondo quanto si apprende, incontrerà il consiglio di fabbrica. Poi, stando a indiscrezioni, dovrebbe recarsi in città.

Presenti anche diversi sindaci (con le fasce) dei centri del territorio della provincia (Carosino, Monteiasi, Laterza, San Giorgio Jonico, Grottaglie, Palagiano, Palagianello, Fragagnano e Torricella) che reclamano di essere ascoltati "per il dramma sia occupazionale e ambientale che coinvolge il territorio".

I sindacati non hanno ancora fornito i dati ufficiali dell'adesione allo sciopero, anche perché si svolge su tre turni. Secondo fonti sindacali l'adesione sarebbe stata totale nelle aziende dell'appalto. Meno massiccia stando a prime impressioni tra i dipendenti diretti del siderurgico.

"Le Organizzazioni Sindacali Nazionali di FIM FIOM UILM dichiarano intollerabile quanto emerso dall’incontro di ieri (mercoledì, ndr) tra il Presidente del Consiglio e i vertici di ArcelorMittal, programmato per chiedere il ritiro della procedura di disimpegno dagli stabilimenti dell’ex Ilva annunciata il 4 novembre", si legge in una nota dei sindacati. "La multinazionale ha posto delle condizioni provocatorie e inaccettabili e le più gravi riguardano la modifica del Piano ambientale, il ridimensionamento produttivo a quattro milioni di tonnellate e la richiesta di licenziamento di 5mila lavoratori, oltre alla messa in discussione del ritorno a lavoro dei 2mila attualmente in Amministrazione straordinaria", scrivono ancora.

"ArcelorMittal ha firmato un accordo che ha degli impegni molto precisi. L'ha fatto col Governo, col sindacato. Il primo problema è far applicare quell'accordo. Altre discussioni adesso sviano il problema. Non può scaricare le sue responsabilità e il Governo deve fare la sua parte, togliendo qualsiasi alibi". Così, a margine della giornata dedicata al 'Contrasto alle mafie', in corso oggi a Bologna, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. "L'abbiamo detto ieri sera al tavolo di confronto - sottolinea - Tutti insieme bisogna dire ad ArcelorMittal di applicare l'accordo che prevede investimenti, il rispetto dei livelli occupazionali e allo stesso tempo bisogna far sì che non ci siano problemi legali per nessuno rispetto agli investimenti che devono essere fatti. Queste due condizioni devono viaggiare assieme". Del resto, precisa Landini, "le iniziative di mobilitazione, di sciopero stanno avendo un successo enorme e che dimostrano la volontà delle persone di difendere gli accordi che sono stati ottenuti dopo anni complicati e difficili".

"Io credo che sia da evitare qualsiasi braccio di ferro legale perché queste discussioni non si risolvono in tribunale. Quando ci sono degli accordi fatti, le sedi in cui discutere sono i tavoli di trattativa che devono essere realizzati", ha detto ancora Landini. "Allo stesso tempo - prosegue - credo che sia molto importante che ci sia un tavolo in cui sia chiara la volontà del Paese di difendere il nostro sistema industriale. Non a caso abbiamo proposto, e continuiamo a dirlo, che sarebbe utile che il nostro Governo mettesse sul tavolo anche la possibilità di un ingresso pubblico dentro l'attuale azienda". Questo, spiega, "vorrebbe dire togliere qualsiasi alibi ad Arcelor Mittal perché non c'è nessuno che è ostile al fatto che si faccia industria seriamente, ma per farlo bisogna investire e rispettare gli accordi". Dall'altra parte, aggiunge Landini, "questo sarebbe un modo perché lo Stato, il pubblico, possa controllare quello che eventualmente viene fatto. Sappiamo tutti che siamo in un territorio come quello di Taranto. Pensiamo anche a Genova, Alessandria, agli altri stabilimenti in cui ci sono stati anche seri problemi per come è stata gestita l'Ilva".

Nel frattempo Jindal smentisce un suo possibile intervento nell'Ex Ilva di Taranto, ventilato da notizie di stampa. "Ancora una volta neghiamo questi rumors e chiediamo a tutti di verificare prima di speculare", si legge in un tweet di Jspl, Jindal Steel Power diffuso il 4 novembre.

ArcelorMittal, M5S: "Investimenti sospetti da Lega"

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