La procedura per deficit eccessivo può scattare quando uno Stato Ue non rispetta le regole sul deficit oppure sul debito. Si tratta di una procedura complessa, che prevede ben 17 passaggi successivi, il primo dei quali è la redazione di un rapporto ex articolo 126.3 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea. La procedura per debito, mai lanciata nei confronti di nessuno Stato membro, che l'Italia ha rischiato nel dicembre scorso e che ha evitato grazie ad un accordo con la Commissione Europea per rivedere la manovra di bilancio 2019, segue lo stesso iter. Il rapporto ex articolo 126.3 stabilisce la violazione del criterio del deficit o di quello del debito. La procedura diventa più vincolante e aspra a mano a mano che procede e prevede sanzioni solo ad uno stadio avanzato: allo stadio dell'articolo 126.7, il decimo della piramide, è prevista la possibilità che la Commissione raccomandi il deposito infruttifero di una somma pari allo 0,2% del Pil.
All'articolo 126.8, l'undicesimo gradino della piramide, è prevista la possibilità di sospendere una parte o tutti gli impegni oppure i pagamenti relativi ai fondi strutturali e di investimento europei. Al dodicesimo stadio, è possibile per la Commissione raccomandare la decisione di imporre una sanzione, non più un deposito infruttifero, pari allo 0,2% del Pil; al diciassettesimo stadio, l'articolo 126.11, il Paese potrebbe subire, oltre alla sospensione dei pagamenti o i pagamenti legati ai fondi strutturali, una multa pari allo 0,2% del Pil cui si aggiunge, in questa ultima fase, una componente variabile, per un ammontare fino allo 0,5% del Pil. La decisione si prende in Consiglio, a maggioranza qualificata. Passerebbero molti mesi, nel caso, prima che l'Italia arrivasse a quella fase, ma a quel punto sarebbero già intervenuti, e da un pezzo, i mercati finanziari, facendo lievitare i rendimenti dei titoli di Stato e schizzare lo spread.