Con la nuova versione della manovra ''abbiamo raggiunto il miglior risultato possibile sia dal punto di vista economico che politico''. Così il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, in audizione in serata alla commissione Bilancio della Camera. "In seguito alle interlocuzioni con Bruxelles - ha aggiunto il ministro - sono state riprogrammate e rimodulate alcune spese'' per gli investimenti ma ''le risorse restano invariate, per valore complessivo 15 miliardi nel triennio''. La manovra, insomma, nella versione attuale ''riduce la spesa corrente nel 2019 e non lo fa a scapito di quella degli investimenti''. Con la nuova legge di Bilancio, spiega ancora Tria, ''stiamo cercando di uscire dalla trappola della bassa crescita stimolando i consumi, alleggerendo il carico fiscale, dando una forte spinta agli investimenti'' e al tempo stesso ''cercando di tutelare le fasce più vulnerabili della popolazione'' e ''il governo ha ottenuto dei risultati che ritengo molto positivi''. Con la nuova manovra, l'esecutivo pensa così di "recuperare 2 miliardi di interessi, che sarebbero esplosi''. E se "qualche programma di investimenti non sta partendo può essere legato al dibattito politico non alla questione di sapere se ci sono o meno i fondi disponibili. Riguarda un'altra cosa".
Per quanto riguarda il decreto legge per l'attuazione del reddito di cittadinanza, Tria garantisce che ''sarà emanato all'inizio del nuovo anno''. Partirà ''il primo aprile, o a fine marzo'' e ''restano inalterati la platea dei potenziali beneficiari e la quantità massima del sostegno erogato''. Lo stanziamento ''è stato rivisto a 7,1 miliardi'', rispetto a quanto prospettato all'atto della presentazione della manovra, ''ma senza modificare minimamente la portata'', assicura il ministro. Anche per 'quota 100' il provvedimento è atteso nello stesso periodo. Confermato anche in questo caso "l'impianto e l'impatto della riforma'' che introduce 'quota 100'. ''I dettagli ordinamentali verranno stabiliti con un apposito collegato alla manovra'' che sarà ''emanato all'inizio del nuovo anno''. Secondo il ministro, ''si potrà andare in pensione 62 anni e 38 di contributi, senza alcuna riduzione assegno pensionistico''. Il valore della pensione, che dipende dai contributi versati, resta infatti invariato. ''Il riconoscimento di un assegno inferiore'' è legato, invece, al sistema retributivo. Inoltre ''se è vero che uscendo prima dal lavoro si incassa un assegno più basso, non si può non considerare che sarà incassato per un tempo più lungo''. Quanto alla dotazione, che è stata rivista a 3,9 miliardi, il ministro assicura che la riduzione ''non incide sulla portata della misura''.
Con il sistema di perequazione delle pensioni ''si avrà una riduzione di 5,4 euro lordi al mese che al netto fanno 3,4 euro. Si tratta di una perequazione che incide meno rispetto alle leggi vigenti fino a ora. Il risparmio totale ammonta a 2,2 miliardi nel triennio''.
''Prorogheremo in un successivo provvedimento'' il pensionamento anticipato per le donne, permettendo di lasciare il lavoro ''a 58 o 59 anni, se dipendenti o autonome, e 35 anni contributi'', ha aggiunto quindi il ministro. L'opzione donna, spiega infatti, ''è integrata con le disposizioni sul taglio delle pensioni elevate e sulla perequazione''. Nel 2019, aggiunge inoltre Tria, ''resta confermata la completa sterilizzazione'' della clausola di salvaguardia Iva. ''Confidiamo di poter intervenire per gli anni prossimi, come fatto quest'anno, sperando in una maggiore crescita e di reperire risorse''.
''Tra le misure che riducono gli oneri a carico dell'imprese'', aggiunge il ministro, c'è il taglio del costo del lavoro, attraverso i premi Inail ''che in media si riducono del 32%. Complessivamente i costi degli imprenditori si riducono di ''410 milioni nel 2019''.
L'aumento dello spread? Per Tria "è salito perché rimaneva un'incertezza di fondo sull'intenzione del governo". Il problema ''non è il deficit - spiega -, non ho mai trovato grandi problemi sul deficit, ma su dove andiamo a finire con lo scontro con la Commissione europea. Si doveva evitare per chiarire che Italexit non esisteva".
Per quanto riguarda le clausole di salvaguardia "è chiaro che sono un grande problema ma noi lo abbiamo ereditato". Il governo tuttavia "lavorerà fin da gennaio per fare quello che abbiamo fatto quest'anno: abbiamo eliminato 12,5 miliardi di clausole di salvaguardia". "Certamente sono state aumentate ma chiaramente abbiamo eredito una situazione del passato", sottolinea il ministro. "Non è che adesso cadiamo dalle nuvole, bisogna fare un grosso lavoro e partire subito".
''Per il dissesto investimenti sono previste risorse per 10,5 miliardi nel prossimo triennio. Nel 2019, data l'eccezionalità e l'urgenza, è stata chiesta la flessibilità di bilancio, che permetterà di non considerare all'interno dei vincoli di finanza pubblica circa 3,7 miliardi'', continua Tria, che ha poi sottolineato come l'Italia sia riuscita a ''evitare l'avvio, che sarebbe stato disastroso, della procedura di infrazione per debito eccessivo, che sarebbe stata decisa in dicembre''. ''Il sentiero stretto - ha aggiunto - non ha portato a niente perché il debito sta là e il problema è evitare la procedura d'infrazione sul debito gravissima, che deriva da quello che avete lasciato a maggio''.
Sul tema del giorno, quello che riguarda la tassazione del volontariato, ''ci sono molti fenomeni di distorsione della concorrenza. Bisogna distinguere chi va sostenuto e chi no'', spiega Tria, ricordando che la misure introdotta nel ddl bilancio, che riduce le agevolazioni per gli enti non commerciali, riguarda la tassazione di utili.
Nelle parole di Tria anche "il problema del Mezzogiorno", la capacità cioè "di operare. E non è solo colpa del Mezzogiorno ma riguarda la capacità effettiva di operare con gli strumenti che già ci sono per favorire gli interventi nel mezzogiorno".
"Sul sud - sottolinea - ci sono una serie di cose, ad esempio il provvedimento che riguarda le assunzioni nel Mezzogiorno che sono rimaste, e in particolare come si attueranno in primo luogo le azioni sugli investimenti che dovranno essere orientate verso il mezzogiorno. Anche lì c'è la questione della capacità della pubblica amministrazione centrale e anche locale di agire in questa direzione".
"Ci sono altri provvedimenti per il mezzogiorno - ribadisce - che riguardano le assunzioni di giovani a tempo indeterminato che sono state confermate. Non ripeto soltanto l'idea che il reddito di cittadinanza interesserà molto il mezzogiorno ma gran parte delle azioni dovranno riguardare anche il Sud".
PROTESTE IN AULA - ''Mi avete massacrato per un'ora''. Nel corso dell'audizione, il ministro dell'Economia sbotta così in commissione Bilancio. In seguito all'affermazione di Tria sono partite le proteste da diversi componenti della commissione. ''La situazione non è semplice. Non ce l'avete lasciata semplice'', ribadisce quindi il ministro, che rivolgendosi alle opposizioni aggiunge: ''Ci avete accusato di troppo deficit. Adesso lo abbiamo abbassato e non va bene''. ''Potete fare tutte le critiche che volete ma la questione del famoso sentiero stretto è chiaro che c'è anche adesso''. Per Tria, il precedente governo è riuscito a non entrare in procedura d'infrazione perché la Commissione europea ha avuto ''un occhio benevolo. La commissione ha avuto un occhio benevolo anche con noi''. ''Ma è chiaro che la situazione non è facile. Bisognerà fare un grosso lavoro e bisogna partire subito. Non cadiamo dalle nuvole", dice, replicando al suo predecessore Pier Carlo Padoan.
APPLAUSI PD SUI VACCINI - Il tema dei vaccini entra con una battuta nel corso dell'audizione. Il titolare del dicastero di via XX settembre all'inizio dell'audizione spiega di essere leggermente indisposto dopo aver fatto il vaccino antinfluenzale. Dai deputati del Pd parte un applauso, rivolto non solo al ministro ma anche al Movimento 5 stelle, contro cui si è scontrato diverse volte sul tema dei vaccini. Dal capogruppo in commissione, Luigi Marattin, arriva anche un messaggio via Twitter: "Speriamo che Tria dica di aver fatto il vaccino antinfluenzale a quei retrogradi medioevali che ancora contestano la validità dei vaccini...".