Il presidente dei vescovi italiani: "Il digitale cura l'apparenza e i follower, ma la gloria umana è penosa e traditrice, la si insegue ma scappa sempre..." - "No a padri distratti e 'amiconi', ne vedo tanti in giro..." - "La politica non sia fatta di convenienze e piccoli interessi, preoccupazioni per scuola e lavoro, questione sociale e terzo settore"
"Nell'antropologia digitale, la gloria umana si nutre di follower, cura l'apparenza spesso con grandi e vani sacrifici; la gloria divina invece è umana perché si rivela nella fragilità non nella forza, è per tutti e non per qualche influencer impresario di sé stesso...". Ad affermarlo è il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, nell'omelia della messa celebrata alla Fiera di Rimini in occasione del Meeting, in cui interverrà nel pomeriggio.
"Abbiamo bisogno di contemplare Dio nelle tante avversità che ci mettono alla prova e qualche volta ci fanno sentire smarriti. La gloria di Dio - sottolinea Zuppi al Meeting di Rimini - è diversa da quella degli uomini, spesso un po' penosa, artefatta, traditrice dell'umanità stessa: sia per chi la esibisce sia per chi la insegue, perché poi la gloria degli uomini scappa sempre, pensi di acciuffarla ma scappa di nuovo...".
Per il presidente della Conferenza Episcopale italiana, "il mondo e la Chiesa hanno bisogno della passione irriducibile e forte dell'umano, pieno di Cristo, che riconosce il desiderio di Dio: sia benedetto e sia benedetta questa nostra vita da spendere dal primo all'ultimo momento, questa casa da costruire e amare con tutti noi stessi. Questo mondo drammatico, pieno di sofferenze e di morte, di spreco e di povertà, richiede la compassione cristiana".
Passando dai social alla famiglia, il cardinale Zuppi osserva che "Dio è un padre che corregge colui che ama: Dio ci tratta da figli, non da estranei; e ci tratta da padre, non da padre-padrone ma neanche da accompagnatore distratto che lascia fare, sostanzialmente proprio per non essere padre: vedo che ci sono tanti amiconi in giro... che hanno paura di essere padri".
"Il nostro padre - spiega ancora il presidente della Conferenza Episcopale italiana - è il più grande amico della nostra vita ma è un padre, non è un asettico giudice che osserva e sentenzia, è un padre che non coltiva il sospetto, che non investe con il vento gelido di un giudizio distaccato, ma che ci mette davanti a noi stessi, aiutandoci a scegliere , a ritrovarci, aspettando che siamo noi a raggiungere la sua casa per poterci abbracciare e renderci di nuovo padroni di noi stessi".
Ma, aggiunge il cardinale Zuppi, "non possiamo avere Dio per padre se non abbiamo la Chiesa come madre: lasciamoci allattare da questa madre, di cui abbiamo tanto bisogno. La Chiesa non è un'entità impalpabile, astratta, diafana; ma assume i tratti umani e spirituali della nostra esperienza".
Al termine dell'omelia, in conferenza stampa, il presidente della Cei fa un'osservazione, in vista delle elezioni politiche. "Auspico che la politica non sia convenienza o piccolo interesse, ma quello che Papa Francesco descrive come 'amore politico': questa è una indicazione per tutti, pensando anche al nostro immediato futuro".
Per Zuppi serve uno "sforzo per l'amicizia sociale, per tessere la comunità: la lezione che le pandemie del Covid e della guerra ci hanno dato è che ci riguardano tutti. Ci sono alcune preoccupazioni, per l'educazione, per il lavoro, per la pace, per la famiglia, per il terzo settore che non è un 'problema di padiglioni' ma è frutto di tanta passione e interpreta tante sofferenze e tanti desideri: per questo interessa tanto la Chiesa ed è un interlocutore importante e decisivo per le istituzioni, quelle presenti e quelle future".
Osserva il presidente della Conferenza Episcopale italiana: "Questi sono giorni di riflessione appassionata, come deve essere. E qui al Meeting assistiamo a un grande confronto che abbraccia situazioni, temi, rappresentanti diversi: questa è una grande ricchezza, espressione di quella passione per l'umano che ha la Chiesa".
(dell'inviato Enzo Bonaiuto)