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Scuola, la denatalità sta svuotando le classi

Nei prossimi dieci anni, l’Italia perderà oltre 100.000 alunni all’anno

Scuola, la denatalità sta svuotando le classi
06 dicembre 2022 | 13.18
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La crisi demografica sta mietendo la sua prima vittima: la scuola. L’anno scolastico a settembre 2022 è ripartito con 147.200 alunni in meno. Per rendere l’idea della progressione negativa, in un solo anno è sparito l’equivalente della popolazione scolastica delle province di Firenze e Grosseto.

Allargando l’orizzonte temporale, i numeri sono ancor più drammatici: negli ultimi dieci anni il numero degli studenti è diminuito, tra statali e paritarie, del 10% (-858 mila). Nel Sud addirittura del 15% (-500mila). Particolarmente preoccupante la situazione della scuola dell'infanzia che ha perso nel decennio quasi mezzo milione di iscritti (-27,5%).

Anche la Relazione tecnica alla Legge di Bilancio appena varata lancia l’allarme per l’intero settore dell’istruzione. Secondo le previsioni, nei prossimi dieci anni, entro il 2034, ci saranno 1,4 milioni in meno circa di bambini e ragazzi tra i tre e i diciotto anni. Un calo di oltre 100 mila alunni l’anno. Ad essere cancellati saranno circa 600 istituti, mentre il numero degli attuali dirigenti scolastici sarà praticamente dimezzato nei prossimi otto anni.

Nel 2023 in Italia, ci saranno 8,1 milioni di bambini e ragazzi tra tre e diciotto anni. Nel 2034, saranno appena 6,7 milioni. Anche per gli organici scolastici ci si attende una drastica riduzione di almeno 60 mila dipendenti.

Dati in peggioramento rispetto ad un precedente studio della Fondazione Agnelli che nel 2018 prevedeva la riduzione della popolazione scolastica da qui a dieci anni di circa 1.100.000 unità, con una perdita di circa 37.000 classi e di 55.000 docenti.

Dalle culle vuote alle scuole vuote il passo è breve. Questo comporta due ordini di scelta politica: scolastica e demografica. Se nel breve periodo avere meno alunni significa avere meno classi e anche meno affollate, così da ridimensionare uno dei problemi tipici di ogni rientro tra i banchi (cioè le classi pollaio), nel medio periodo comporterà per forza di cose un ripensamento degli organici degli insegnanti, del sistema di reclutamento, e dell'intera organizzazione scolastica.

Una scuola con un numero ridotto di studenti può essere l’occasione per ripensare la didattica, migliorare gli spazi scolastici e favorire degli interventi specifici per l’abbandono scolastico.

Tutto ciò va però accompagnato con politiche sulla natalità favorevoli. Gli squilibri demografici sono arrivati a livello tale che siamo il primo paese in Europa che ha visto scendere i nuovi nati sotto il numero degli attuali ottantenni.

Nel 2021, per la prima volta nella storia d’Italia, le nascite sono scese sotto quota 400mila. L’Italia quindi si sta giocando le ultime possibilità per invertire la tendenza negativa delle nascite. In caso contrario le nascite continueranno a ridursi anno dopo anno, rendendo inefficace qualsiasi azione di contenimento del crollo della popolazione scolastica e lavorativa.

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