Con l’avanzamento della ricerca, documentato da un crescente numero di pubblicazioni scientifiche che di lei si sono occupate, la curcuma è diventata uno dei principi attivi di origine vegetale più studiati in forza dei suoi potenziali benefici sulla salute dell’uomo. Di questi tubero di origine asiatica che le antiche popolazioni indiane consideravano "oro delle spezie" “, tratta l’odierna puntata de Il Gusto della Salute, il format online condotto dall'immunologo Mauro Minelli, docente di nutrizione umana e nutraceutica alla Lum.
"La specie più nota, Curcuma longa, cresce rigogliosa in tutto l’Oriente. La sua radice, di un vivace colore giallo-arancione, è da secoli il cuore della cucina indiana ed è anche uno dei principali coloranti naturali usati per tingere tessuti. Oggi la curcuma è diventata complemento tutt’altro che inusuale anche delle tavole occidentali, soprattutto come ingrediente di molte ricette vegane e vegetariane. È un componente chiave del curry. È usata per preparare il 'golden milk', una bevanda calda a base di latte, pepe nero e curcuma, nota per le sue proprietà antinfiammatorie. Può servire a replicare il colore del tuorlo d'uovo, ad esempio, nelle frittate di tofu", spiega Minelli.
La curcuma è reperibile in commercio in diversi formati e in molteplici preparazioni atte a soddisfare una ricca varietà di usi culinari, medicinali e cosmetici. "In tutte le sue forme, la curcuma è in grado di fornire al consumatore le proprietà antinfiammatorie, antiossidanti, antilipidemiche del suo principio attivo, la curcumina, composto polifenolico capace, tra l’altro, di modulare l’espressione di diverse patologie tramite meccanismi di regolazione epigenetica. A proposito degli effetti antinfiammatori di tale sostanza- avverte Minelli - va menzionata la sua capacità, descritta in un cospicuo numero di lavori scientifici, di ridurre il dolore in persone che, affette per esempio da artrosi, grazie alla contestuale somministrazione di curcuma riducono la quantità di antinfiammatori assunti. Tale soluzione, oltre a limitare gli effetti collaterali di terapie analgesiche di lungo corso, potrebbe consentire, ove applicata con corretta tempestività, un’impostazione della cura finalizzata a prevenire e a stabilizzare il processo infiammatorio impedendone o comunque rallentandone l’evoluzione cronica".
"Tra l’altro, una serie di studi che sull’argomento sono stati condotti sembrano evidenziare le efficaci potenzialità della curcumina nel contrastare l’inflammaging, ovvero quel processo infiammatorio di basso grado e, proprio per questo, subdolo e nocivo, che sottende all’invecchiamento e alle sue manifestazioni più invalidanti, come la perdita di massa ossea e muscolare e il declino cognitivo. Un’ulteriore applicazione della curcuma - osserva - è sul rischio di malattie cardiovascolari. I risultati emersi negli studi sulla modulazione del metabolismo di zuccheri e grassi portano a ritenere che l’assunzione di curcumina contribuisca al controllo del rischio cardiovascolare, tanto più in soggetti coronaropatici".
"Povera di calorie, ma ricca di vitamine e sali minerali, la curcuma è generalmente sicura se consumata in quantità moderate che non dovrebbero superare i 3 grammi al giorno (circa un cucchiaino). Tra l’altro, al fine di aumentarne la biodisponibilità, sarebbe sempre il caso di assumerla associandola all'olio d'oliva o, eventualmente, al pepe. Tali combinazioni migliorano i benefici per la salute e rendono più efficace l'uso della curcuma nella dieta quotidiana", conclude l'immunologo.