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Saviano a processo per diffamazione, giudice dice no a Salvini parte civile

Secondo il giudice monocratico di Roma il leader leghista "non si può ritenere danneggiato dalla condotta che vede Meloni parte offesa" in quanto definita "bastarda" dallo scrittore

Saviano a processo per diffamazione, giudice dice no a Salvini parte civile
13 dicembre 2022 | 15.56
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Il giudice monocratico di Roma ha respinto la richiesta di Matteo Salvini di costituirsi parte civile nel processo che vede imputato Roberto Saviano, accusato di diffamazione nei confronti dell’attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Per il giudice "non si può ritenere Salvini danneggiato dalla condotta che vede Meloni parte offesa e quindi non è ammissibile la costituzione di parte civile in questo procedimento’’. Accolta dunque la richiesta della difesa di Saviano, rappresentata dall’avvocato Antonio Nobile, secondo cui ‘’la richiesta di costituzione di parte civile del ministro Salvini non va ammessa, non avendo presentato querela è un soggetto estraneo rispetto all’imputazione così come formulata” ha detto in aula il difensore.

Saviano durante una puntata di ‘Piazzapulita’ su La7 a dicembre 2020 sul tema dei migranti si era riferito alla leader di Fratelli d'Italia chiamandola 'bastarda'. L’indagine era stata avviata dopo una querela presentata da Meloni e nel novembre dello scorso anno il gup di Roma aveva disposto il rinvio a giudizio per lo scrittore. ‘’Questo non è un processetto, è un processo importante – ha affermato la difesa di Saviano - Se non chiariamo quale sono state le politiche sovraniste sui migranti non possiamo capire la natura del diritto di critica del mio assistito’’ ha aggiunto ribadendo la richiesta di ascoltare nel dibattimento tutti i testi citati, tra cui, lo stesso Salvini, l’attuale ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il senatore Maurizio Gasparri, Oscar Camps il fondatore e presidente dell’Ong Open Arms e l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti. Sulla lista testi della difesa il tribunale si è riservato di decidere se ascoltarli in aula e ha fissato per la prossima udienza, il 27 giugno, la testimonianza di Corrado Formigli e Riccardo Noury, presidente di Amnesty International Italia.

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