“C’è in Italia da anni una emergenza ’culle vuote’, per questo dobbiamo ridisegnare completamente la rete dei punti di nascita per renderli più performanti e in grado di dare una assistenza migliorare alle donne. Ancora oggi questa rete è organizzata come se avessimo 200mila nati l’anno ma non è più cosi. Ancora nel 2020 abbiamo in Italia più di cento centri sotto i 500 parti l’anno e 200 sotto i 1000. Troppo pochi per una struttura. Ma nulla è stato fatto. Oggi l’età media del primo figlio si è alzata e le donne hanno necessità di avere risposte nei centri che siano all’altezza delle aspettative e delle patologie correlate ad una maternità anche tardiva”. Lo ha spiegato all’Adnkronos Salute Luigi Orfeo, presidente della Società italiana di neonatologia a margine degli Stati Generali della natalità a Roma.
“Nella revisione del Dm 70 su cui si sta lavorando, c’è la proposta da parte delle società scientifiche di ridurre i punti nascita. La scelta però poi è politica e sappiamo che molti sindaci sono contrari alla chiusura dei punti nascita ma in Italia non ci sono 100 isole con punto nascita”, chiosa Orfeo.
“Questi Stati generale mettono insieme le parti sociali, la politica, i sanitari e la scuola per affrontare un problema complessivo sotto tanti aspetti - prosegue Orfeo - qualcosa è stato fatto con il Family Act, ma aspettiamo i decreti attuativi. Occorre anche affrontare il tema della genitorialità che oggi in Italia è poco al centro delle discussioni. E aiutare i nostri ragazzi ad accelerare il passaggio all’età adulta perché la salute riproduttiva non dura tutta la vita".