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Terremoto Campi Flegrei, psicologi: "Metafora di instabilità, spaventa"

"La domanda più frequente è quando finisce?" dice all'Adnkronos Salute Armando Cozzuto, presidente dell'Ordine degli psicologi della Campania

Sfollati a Pozzuoli (Fotogramma)
Sfollati a Pozzuoli (Fotogramma)
21 maggio 2024 | 14.06
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Il terremoto ai Campi Flegrei ha messo la gente "a dura prova". A dirlo è Armando Cozzuto, presidente dell'Ordine degli psicologi della Campania, parlando all'Adnkronos Salute. "Un boato, fortissimo, qualcosa davvero difficilmente descrivibile. La sensazione che si alzi il suolo sotto i piedi. E' proprio la metafora dell'instabilità, mentre noi nella vita cerchiamo la certezza". Gli ultimi eventi, culminati nella forte scossa di ieri, hanno ovviamente aggiunto tensione, "preoccupazione". "Anche se, almeno nell'area in cui mi trovavo io - riferisce - non ho visto scene di panico incontrollato. La risposta della popolazione mi è sembrata esemplare". Anche Cozzuto, che vive a Pozzuoli e ha "due figli piccoli", era in strada ieri. E sa come si vive con un supervulcano sotto i piedi: "Il bradisismo è un fenomeno con il quale conviviamo oramai da diversi mesi. La popolazione in parte qui è abituata, ma questi ultimi eventi veramente hanno messo a dura prova tutti. La prima domanda che fanno le persone è: quando finisce?".

Ieri, racconta, "sul lungomare Pertini praticamente erano tutti riversati in strada. Proprio dove abito io è caduto un palo che porta la corrente alla ferrovia Cumana e ha bloccato ogni possibilità di uscita con le auto dal parcheggio. Ma devo riconoscere che l'intervento dei tecnici della Protezione civile è stato immediato. In meno di mezz'ora il palo è stato rimosso ed è stato possibile uscire. Sono arrivati Polizia municipale, Vigili del fuoco, Protezione civile e soprattutto c'erano gli psicologi per supportare la popolazione in queste prime fasi di emergenza. Solo sul lungomare ne ho contati 4. Sono intervenute le associazioni iscritte nei registri di Protezione civile, specializzate in psicologia delle emergenze, l'associazione Psicologi per i popoli e la Sipem (Società italiana di psicologia dell'emergenza). Hanno una serie di protocolli d'intervento che consentono di contenere i vissuti traumatici e di evitare l'insorgere di successivi disturbi come il disturbo post-traumatico da stress".

"Da cittadino, genitore, psicologo, devo dire però - aggiunge Cozzuto - che da parte della popolazione ho visto una reazione di preoccupazione e apprensione, ovviamente, ma equilibrata. Mi aspettavo che ci fosse più confusione, di non poter camminare con le auto. C'è stato, invece, un reciproco aiuto, le persone si fermavano, nessuno correva. C'erano anche tanti bambini, non ho visto persone urlare. Ovviamente molto dipende dalle risorse che ognuno ha, quindi c'era chi magari si preoccupava di più e chi manteneva maggiormente la calma. Certamente vedere le istituzioni presenti sul territorio ha tranquillizzato. E anche la presenza degli psicologi, fin da subito sul campo, è stata importante. Perché, comunque, si vive un trauma e poterlo condividere aiuta, vedere i professionisti presenti, in divisa, pronti a gestire l'emergenza è stato già rassicurante. Gli psicologi venivano proprio fermati dalle persone, anche per parlare con i bambini".

Le tecniche che vengono utilizzate in questi contesti dagli psicologi delle emergenze sono "protocolli di 'defusing' e 'debriefing', con cui si punta a contenere il vissuto emotivo e a disinnescare eventuali disturbi che potrebbero insorgere successivamente", illustra Cozzuto. "Con il supporto adeguato anche la paura trova il suo significato". Convivere col bradisismo può essere sfibrante, spiega lo psicologo. "Da un lato è vero che", non essendo qualcosa di improvviso, "si metabolizza in piccola parte ciò che si sta vivendo, ma il grande problema è dato dall'imprevedibilità. Non sapremo mai con certezza quando può accadere e questo può innalzare i livelli d'ansia. L'esito dipende anche dai servizi che vengono attivati sul territorio, dalle risorse di cui dispongono i cittadini. Perché ci sono persone che magari sono state nel tempo abituate ad affrontare momenti di difficoltà e altre che invece possono vedere compromessa la loro quotidianità ed è necessario che si rivolgano al servizio pubblico, agli specialisti psicologi per affrontare quello che sta accadendo".

"Vivere a poche centinaia di metri dall'epicentro della scossa ovviamente mette a dura prova, è inevitabile - continua Cozzuto -. In zona, da quello che ho potuto vedere, tutti hanno passato la notte fuori. Sono state installate delle tende nei campi di basket che ci sono sul lungomare, c'è anche chi ha dormito in auto. Io personalmente sono stato lì fino a tarda notte, poi con i miei due bambini mi sono spostato da alcuni parenti che vivono un po' più distante e sono tornato qui perché si stanno coordinando le attività insieme al Comune e alla Protezione civile. Adesso stiamo aspettando che la Regione ci dia direttive, sono tutti riuniti, ci sono tutti i sindaci delle aree coinvolte collegati in streaming. Noi ci uniamo in questa fase di coordinamento e da queste riunioni emergerà come potremo gestire la situazione, sperando di poterla definire presto post-emergenziale. In ogni caso al momento sono dispiegate tutte le forze sul territorio".

"Di questa notte - racconta ancora il presidente degli psicologi campani - mi hanno colpito soprattutto gli anziani, oltre alla risposta generale della popolazione: erano lì sul lungomare, avevano questa capacità di tranquillizzare le persone, si sono fermati a sorridere ai bambini. Molti sono nati e cresciuti qui, avranno vissuto la crisi bradisismica degli anni '80, e con la loro esperienza e competenza sono riusciti in parte a rassicurare anche gli adulti che, a loro volta, hanno il senso di responsabilità di avere i figli piccoli" da tutelare. "Quello che ci auguriamo ora - conclude - è che a questa fase di innalzamento del suolo segua una fase di abbassamento, che l'attività vulcanica si riduca e si possa tornare a una vita quotidiana regolare. Ovviamente sempre con questa incognita che deriva dal fatto di vivere in un territorio vulcanico, però ci auguriamo che questo fenomeno possa regredire, così come è accaduto negli ultimi decenni".

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