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Aborto, San Camillo di Roma assume medici non obiettori. Scoppia la polemica

(Foto AdnKronos) - ADNKRONOS
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22 febbraio 2017 | 16.52
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Prenderanno servizio all'ospedale San Camillo di Roma "a breve, entro il 1 marzo", i due nuovi medici non obiettori vincitori del concorso a tempo indeterminato indetto per trovare operatori da assegnare "al Day Hospital e Day Surgery per l'applicazione della legge 194". Secondo quanto si apprende dalla struttura sanitaria di Monteverde, infatti, "il concorso si è concluso ieri".

E' stato autorizzato dalla Regione Lazio per garantire un servizio sanitario, il cui accesso in molti ospedali italiani è ostacolato dal diffuso ricorso all'obiezione di coscienza. I due medici neoassunti verranno dunque destinati unicamente al servizio di interruzione volontaria di gravidanza.

ZINGARETTI - "Il Lazio cambia" ha affermato il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, annunciando l'assunzione di ginecologi non obiettori all'ospedale San Camillo. Il bando per il concorso regionale, anticipato dal quotidiano 'La Repubblica', era finalizzato proprio alla ricerca di dirigenti medici non obiettori.

Successivamente, in una nota, Zingaretti ha sottolineato che nel Lazio "l’obiezione di coscienza è garantita al 100%". ''Per quanto riguarda la vicenda del S.Camillo, si tratta sicuramente di una novità assoluta nel panorama della sanità italiana - ha rimarcato - Occorre puntualizzare però che in questa vicenda l’obiezione di coscienza è garantita al 100%: per rispettare l’applicazione è stato promosso un bando per 2 unità di personale su oltre 2.200 operatori del settore, in un servizio strettamente finalizzato a operare richieste di interruzione di gravidanza. Chi legittimamente è obiettore non ha partecipato a questo bando e potrà portare le sue professionalità in altri campi del servizio sanitario e dello stesso Dipartimento della salute della donna e del bambino. Come al momento avviene per il 78% dei medici obiettori in servizio nel Lazio''.

DIRETTORE GENERALE SAN CAMILLO - Nel concorso pubblico a tempo indeterminato di 1 posto - poi diventati 2 - di "dirigente medico disciplina Ostetricia e Ginecologia (da destinare al settore Day Hospital e Day Surgery per l'applicazione della Legge 194/1978 - interruzione volontaria di gravidanza)", indetto nel 2015 dall'allora direttore generale Antonio D'Urso, si specifica dunque la funzione che dovranno assolvere i medici. L'azienda è stata poi autorizzata, con un provvedimento del 26 giugno 2016, ad elevare a 2 il numero di ginecologi da assumere.

Il 'nodo' che si voleva affrontare era legato al rischio di incappare in una successiva obiezione di coscienza dei professionisti che, al momento dell'assunzione, si erano dichiarati non obiettori. "I vincitori del bando - spiega all'Adnkronos Salute Fabrizio d'Alba, direttore generale del San Camillo-Forlanini - per i primi sei mesi non potranno optare comunque per l'obiezione di coscienza. Ma se la legge 194 tutela l'accesso delle donne a questo servizio, d'altro canto tutela anche il diritto di obiezione di coscienza. Dunque è sempre possibile che, nel tempo, il medico cambi idea. Noi abbiamo cercato di contrastare questo problema a monte: chi partecipa a questo tipo di procedura dedicata ha già affrontato questo dilemma con se stesso e ha fatto una scelta".

E se il ripensamento si verifica dopo i primi sei mesi? "Il medico deve valutare che l'azienda potrebbe essere nella possibilità, stante la finalizzazione del bando, di optare anche per la messa in mobilità o in esubero".

C'è "un vulnus - riflette d'Alba - un vuoto normativo, testimoniato anche dal clamore intorno a questa vicenda. Il fatto di aver attivato una procedura selettiva e finalizzata rafforza, certo, la posizione della struttura, ma non possiamo negare che l'obiezione di coscienza nel tempo possa diventare un problema".

Fra le strategie messe in atto al San Camillo, c'è anche il fatto che "i medici della 194 parteciperanno anche ad altre attività ginecologiche, per mantenere le loro competenze al di là del servizio per il quale sono stati assunti", assicura d'Alba. Dunque non si occuperanno solo di interruzione volontaria di gravidanza. "Comprendiamo l'esistenza di un problema non risolto. E il nostro è il tentativo di dare una risposta. Ma non dobbiamo dimenticare un ultimo aspetto, importante per un medico: l'accesso al servizio garantito in base alla legge 194 - conclude d'Alba - riduce il rischio che le donne ricorrano ad altri strumenti per l'interruzione della gravidanza, mettendo così in pericolo la propria salute".

LORENZIN - Per la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, sulla decisione di assumere all'ospedale San Camillo di Roma ginecologi dedicati all'interruzione di gravidanza tramite un bando destinato esclusivamente a medici non obiettori "non bisogna esprimere pensieri, ma semplicemente applicare la legge, in cui l'obiezione di coscienza è rispettata nel nostro Paese". "Tra l'altro quando si fanno le assunzioni e i concorsi, non mi risulta che ci siano dei parametri che vengano richiesti", conclude.

LA POLEMICA - Sul concorso è scoppiata la polemica. “La Cei entra a gamba tesa nella sacrosanta attuazione della legge 194 che il presidente della Regione Lazio, Zingaretti, vuole garantire assumendo al San Camillo medici non obiettori" dice Laura Garavini, dell’Ufficio di Presidenza del Gruppo Pd della Camera, commentando così le dichiarazioni di Don Carmine Arice, direttore dell'Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, secondo cui l'obiezione di coscienza è un diritto di natura costituzionale e la decisione snatura l'impianto della legge 194. "La decisione di Nicola Zingaretti - aggiunge Garavini - non snatura affatto l’impianto della legge ma, al contrario, la attua, proprio ciò che dovrebbe essere fatto in tutte le regioni del nostro Paese, dove non sempre le donne possono esercitare il diritto stabilito da una legge che tutti riconoscono come equilibrata e di grande buonsenso anche nella prevenzione degli aborti". "Grazie presidente Zingaretti - conclude Garavini - le donne del Lazio ti sono grate sicuramente”.

MIRABELLI - Per il presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, “un concorso che esclude coloro che sono obiettori è di dubbia legittimità”. “C’è un problema di fondo - spiega Mirabelli in un’intervista al Tg2000 - l’obiezione di coscienza è un diritto fondamentale riconosciuto alla persona e la rinuncia a questo diritto non può essere un requisito per partecipare a concorsi pubblici. Non si può discriminare tra chi esercita questo diritto e chi non lo fa”. Un bando di concorso, aggiunge Mirabelli, “non mi pare possa vincolare la persona: la libertà di coscienza è inalienabile e può essere esercitata in qualsiasi momento, anche successivamente alla nomina. Questo elimina anche il rilievo che un requisito di questo tipo possa essere richiesto e imposto al momento dell’assunzione”.

RADICALI - "Il concorso riservato a soli medici non obiettori, indetto dall'ospedale San Camillo" di Roma "è una misura non solo necessaria, ma ormai indispensabile" secondo Riccardo Magi e Antonella Soldo, segretario e presidente di Radicali Italiani. "Nel quadro complessivo, che vede 7 ginecologi su 10 fare obiezione di coscienza - osservano - l'applicazione della legge 194 è infatti a rischio in buona parte del Paese. Ci sono regioni, come il Molise, dove i medici non obiettori sono soltanto 2, e il carico di interruzioni volontarie di gravidanza per ognuno è di 4,7 a settimana. Ecco perché i bandi come quello del San Camillo andrebbero estesi a tutte le regioni, affinché nei reparti di ginecologia vi sia almeno il 50% di personale non obiettore, come noi Radicali chiediamo da tempo".

MEDICI CATTOLICI - Ma i medici cattolici parlano di "modalità discriminatoria". "In un panorama sanitario nazionale che va sempre più in frantumi, nella regione Lazio si indicono concorsi e si stipulano contratti a tempo indeterminato per il ruolo sanitario, ponendo tra i requisiti concorsuali la clausola 'non obiettori', distintivo discriminatorio aggiuntivo assolutamente inaccettabile" afferma in una nota Filippo Maria Boscia, presidente nazionale dell’Associazione medici cattolici italiani.

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