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Parkinson, neurologo Stocchi: "Biomarcatori e biologici rallentano malattia"

"Il 54esimo Congresso Sin occasione per fare il punto su ricerca e delineare priorità per il trattamento della patologia neurologica in rapida crescita"

Fabrizio Stocchi, professore ordinario Università San Raffaele di Roma
Fabrizio Stocchi, professore ordinario Università San Raffaele di Roma
11 novembre 2024 | 15.38
LETTURA: 2 minuti

"Il Parkinson è la malattia neurologica in più rapida crescita a livello globale e pone notevoli sfide gestionali a causa della disabilità progressiva, dell'insorgenza di sintomi resistenti alla levodopa e delle complicanze correlate al trattamento. In questo congresso faremo il punto sullo stato attuale della ricerca sulle terapie per il Parkinson e delineiamo le priorità future per far progredire la nostra comprensione e il trattamento della malattia. Due le principali priorità di ricerca per i prossimi anni: rallentare la progressione della malattia attraverso l'integrazione di biomarcatori sensibili e terapie biologiche mirate, e migliorare i trattamenti sintomatici esistenti, che comprendono terapie chirurgiche e infusionali, con l'obiettivo di posticipare le complicanze e migliorare la gestione a lungo termine del paziente". Lo ha detto Fabrizio Stocchi, professore ordinario Università San Raffaele di Roma, in occasione del 54esimo Congresso nazionale della Società italiana di neurologia (Sin) a Roma.

"Il percorso verso la modificazione della malattia è ostacolato dalla fisiopatologia multiforme e dai diversi meccanismi alla base della malattia di Parkinson. Gli studi in corso - spiega - sono diretti all'aggregazione della α-sinucleina, integrati da sforzi per affrontare percorsi specifici associati alle forme genetiche meno comuni della malattia. Il successo di questi sforzi si basa sulla definizione di solidi endpoint, sull'integrazione della tecnologia e sull'identificazione di biomarcatori affidabili per la diagnosi precoce e il monitoraggio continuo della progressione della malattia".

Nel contesto del trattamento dei sintomi, "l'attenzione dovrebbe spostarsi verso il perfezionamento degli approcci esistenti e la promozione dello sviluppo di nuove strategie terapeutiche che mirino ai sintomi resistenti alla levodopa e alle manifestazioni cliniche che compromettono sostanzialmente la qualità della vita - sottolinea Stocchi - In questo contesto, occorre ricordare i progressi nell'utilizzo della stimolazione cerebrale profonda e dell'utilizzazione della neuroablazione del Vim (nucleo ventrale intermedio mediale del talamo) mediante ultrasuoni focalizzati sotto guida della risonanza magnetica (MR-guided Focused Ultra-Sound o MRgFUS), tecniche ormai presenti su tutto il territorio nazionale a conferma della loro efficacia".

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