'Mettere in comunicazione la rete Sm anche per il teleconsulto'
"Il progetto è nato in periodo pre-pandemico per dare risposte ai pazienti con sclerosi multipla, paradigma e modello di patologia cronica ad alta complessità che richiede risposte differenziate nella parabola della vita di questi pazienti. Abbiamo messo in campo la riflessione sulla criticità della centralizzazione delle cure ospedale-centrica. Abbiamo capito che dovevamo dare risposte personalizzate e i colleghi di Catania hanno messo in campo un progetto EcoSM che ha visto la sua applicazione artigianale durante la pandemia, in cui tutti abbiamo usato una sorta di telemedicina utilizzando telefono, Skype ed email". Lo ha detto Claudio Gasperini, coordinatore del Gruppo di studio Sclerosi multipla della Sin, Società italiana di neurologia, questa mattina a Roma nella sua relazione all'evento 'L'utilizzo degli strumenti di telemedicina nei percorsi e nei modelli di gestione delle persone con sclerosi multipla', promosso all'interno del progetto EcoSM (Ecosistema digitale di assistenza e monitoraggio del paziente con sclerosi multipla), realizzato grazie alla collaborazione tra la Sin, l'Associazione italiana sclerosi multipla (Aism) e Biogen Italia.
In prospettiva, come "è emerso dal documento di Agenas, nella stesura del Pdta (Piano diagnostico terapeutico assistenziale) nazionale - sottolinea Gasperini - il nostro sforzo deve essere di mettere in comunicazione in maniera efficiente ed efficace la rete della sclerosi multipla non solo per la televisita, ma anche per il teleconsulto, perché neurologo, medico di medicina generale, riabilitatore e assistente sociale possano comunicare per dare risposte adeguate ai pazienti". Nel progetto EcoSM, continua l'esperto, "è stata fatta una mappatura dell'attività assistenziale standard che attuiamo durante la pratica clinica in ambulatorio. Abbiamo visto quello che poteva essere sostanzialmente fatto all'interno dell'ospedale, perché la telemedicina non può sostituire la nostra attività assistenziale e quello che poteva essere derogato attraverso la telemedicina, in particolare alla televisita. Nel manuale di fattibilità si sono evidenziate e sottolineate quelle attività che potevamo essere fatte con un approccio di televisita, con l'andare noi a casa del paziente, dando una continuità di terapia ed evitando la frammentazione dei servizi che offriamo ai pazienti in un'ottica di armonizzazione dell'assistenza sanitaria".
Come osserva Gasperini, "molto spesso i nostri pazienti sovraccaricando l'assistenza dell'ospedale vengono da noi per un monitoraggio del follow-up. Nella nostra analisi - illustra - si vede che la telemedicina non è utile nell'ambito diagnostico, perché andiamo a fare una riflessione attenta sul percorso, e soprattutto nella comunicazione di una diagnosi importante in pazienti giovani con una progettualità di vita che cambia. In questi casi è fondamentale un approccio 'face to face'. Quando però iniziamo un trattamento e attiviamo un monitoraggio, i pazienti vengono per controllo, per mostrarci sostanzialmente degli esami ematici. Questo - conclude - può essere fatto in telemedicina, evitando viaggi lunghi per recarsi al centro e l'impegno anche dei caregiver, con una riduzione dei costi sociali".