Indagine Federfarma e Cittadinanzattiva, tre su 4 ha presidio di riferimento ma ci sono ancora barriere
Tre quarti dei cittadini hanno una propria farmacia di fiducia. Ed è elevata (73%) anche la percentuale degli italiani informata del fatto che da alcuni anni ormai le farmacie possono erogare nuovi servizi per i cittadini. Non solo. Il 65% del campione percepisce la figura del farmacista come un professionista dispensatore di consigli importanti per la propria salute. E’ il quadro tracciato dall’indagine condotta da Cittadinanzattiva in collaborazione con Federfarma e con il contributo non condizionato di Teva, presentato oggi a Roma e che ha coinvolto il 10% delle farmacie presenti sul territorio.
Il Rapporto, al quale hanno contribuito 1915 farmacie, evidenzia una serie di barriere che ancora ostacola il pieno passaggio dalla farmacia "di fiducia" alla farmacia "dei servizi", tra cui: un limitato coinvolgimento delle farmacie (27%) in campagne di prevenzione e screening promosse dalle istituzioni; lo scarso coinvolgimento delle farmacie (solo il 20%) nel processo di attuazione del Fascicolo sanitario elettronico; una insufficiente condivisione (per il supporto all'aderenza terapeutica) dei dati telematici tra i sistemi informatici della farmacia e quelli di ministero della Salute/Aifa (34%), ma soprattutto dei medici di medicina generale (solo il 12% delle farmacie risulta interconnesso con i dottori di famiglia); la necessità di rafforzare dialogo e collaborazione a livello locale con le realtà dell'associazionismo civico impegnate nella tutela della salute come bene comune.
"L'essere destinataria di tanta fiducia - dice Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva - è un ottimo presupposto per poter arrivare compiutamente a quella farmacia dei servizi verso cui, con il tanto atteso accordo in seno alla Conferenza Stato-Regioni, si è finalmente tracciata la strada per passare da sperimentazioni regionali e locali ad una messa a regime su base nazionale. Inoltre, la farmacia rappresenta un importante presidio di salute nelle aree interne del Paese, un importante strumento da utilizzare nelle strategie e azioni contro le disuguaglianze nella salute".
Questo secondo Rapporto, conferma, che - osserva Marco Cossolo, presidente di Federfarma - "le farmacie stanno potenziando la prevenzione e il monitoraggio della terapia dei pazienti. E che i cittadini hanno nella farmacia e nel farmacista una enorme fiducia. Dall'analisi emerge anche che manca ancora un impegno strutturato della parte pubblica e che lo sviluppo della farmacia viaggia in modo disomogeneo sul territorio. La sperimentazione della farmacia dei servizi - le cui linee guida sono state recentemente approvate dalla Conferenza Stato Regioni e per la quale è già previsto un finanziamento - può essere il punto di svolta per invertire questa tendenza".
Dai dati, inoltre, commenta Silvia Pagliacci, presidente del Sunifar, "emerge che anche le farmacie rurali e delle zone disagiate svolgono un lavoro egregio sul territorio malgrado le mille difficoltà e la scarsità di spazi risorse e strumentazioni. Servono segnali specifici in favore delle piccole farmacie che costituiscono un presidio capillare, essenziale per la salute della collettività". Peculiarità di questa seconda edizione è il diretto contributo di informazioni apportato dai cittadini, infatti ad una survey dedicata ai farmacisti e alle farmacie se ne è abbinata una dedicata ai cittadini in quanto fruitori dei servizi delle farmacie: hanno risposto 1265 persone di tutte le regioni d'Italia, in leggera prevalenza le donne (56%).
Il 65% dei cittadini afferma che quando ha di fronte il farmacista è consapevole di avere a che fare con un professionista che dispensa consigli importanti per la salute, e non certo con un addetto alla vendita di farmaci e presidi sanitari. A detta delle persone che hanno preso parte alla survey, nel 41% dei casi il farmacista conosce il medico di famiglia o l'eventuale specialista che ha in cura la persona, sa quali farmaci la persona prende abitualmente (42%), è prodigo di consigli in merito ai dosaggi o alle modalità di assunzione quando consegna i farmaci (42%). Meno frequentemente (ci si attesta al 32% dei casi), il farmacista conosce le patologie della persona che a lui si rivolge e si permette di consegnare opuscoli o altre informazioni che ritiene di utilità per la persona che entra in farmacia. Il 38% delle farmacie è collocato in una zona rurale del Paese, il resto in una zona urbana.
Massiccia la partecipazione delle farmacie a campagne per la diagnosi precoce: ben l’84% vi ha preso parte negli ultimi 24 mesi. Inoltre, il 70% delle farmacie coinvolte nell’indagine ha aderito a campagne di prevenzione istituzionale (screening organizzati da Asl/Regione) relative al tumore al colon-retto. E un 27% ha aderito anche ad altri screening istituzionali in particolare su diabete e ipertensione. In misura minore, asma, tumore al seno, patologie cardiovascolari e Bpco. Pressoché unanime il giudizio positivo che i cittadini esprimono in merito alla loro partecipazione alle campagne di prevenzione in farmacia: per il 70% è valutata molto utile, mentre per il 26% è ritenuta abbastanza utile.