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Ombre e filamenti alterano la vista di 8 italiani su 10, cosa sono e perché succede

Si chiamano miodesopsie o corpi mobili vitreali, ma sono conosciute anche come 'mosche volanti'. Miopi più a rischio

Occhio - Adnkronos
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07 dicembre 2024 | 14.34
LETTURA: 3 minuti

Capita quasi a tutti di vedere ombre o filamenti che fluttuano nel campo visivo: si chiamano miodesopsie o corpi mobili vitreali. Sono conosciute anche come ‘mosche volanti’ e alterano la nostra visione, spesso accompagnate da flash luminosi. Secondo le stime riguardano fino al 76% della popolazione generale, con un rischio di circa 4 volte più alto in chi è miope. I metodi più innovativi per la corretta diagnosi e per la terapia dei corpi mobili vitreali sono stati discussi dai massimi esperti internazionali durante il congresso Floretina Icoor 2024. L’eccessivo uso dello smartphone e le lunghe ore passate di fronte agli schermi dei computer potrebbero non essere estranee all’ampia diffusione di questo fenomeno.

Cosa sono e perché succede?

Stando ad alcune ipotesi la luce blu dei dispositivi elettronici potrebbe favorire la degenerazione del corpo vitreo alla base del problema, che spesso non ha conseguenze ma a volte è il primo sintomo di un distacco di retina."Le opacità del vitreo, percepite in genere come ombre o filamenti fluttuanti, dipendono da alterazioni nella struttura del corpo vitreo, la ‘gelatina’ che riempie l’interno dell’occhio e che è fondamentale per mantenerne la trasparenza e la stabilità meccanica", spiega Stanislao Rizzo, presidente di Floretina Icoor, direttore del Dipartimento di oculistica del Policlinico A. Gemelli Irccs e ordinario di Oculistica presso l’Università Cattolica di Roma - "Con l’avanzare dell’età, o anche in presenza di miopia elevata, il corpo vitreo subisce una progressiva liquefazione e può distaccarsi dalla parte posteriore dell’occhio, due fattori che contribuiscono alla formazione delle ‘mosche volanti’", aggiunge.

“Si tratta di opacità spesso innocue, ma si stima che nel 33% dei casi possano compromettere la visione e per esempio diminuire fino al 67% la sensibilità al contrasto", aggiunge Francesco Faraldi, direttore della Divisione di oculistica dell’azienda ospedaliera Ordine Mauriziano-Umberto I di Torino . "Anche se l’acuità visiva non è compromessa, ciò comporta un drastico peggioramento della qualità di vita: i pazienti lamentano difficoltà visive e un impatto negativo su attività quotidiane come la lettura o la guida. Inoltre, non devono essere sottovalutate perché possono essere il primo segno di un distacco della retina".

Nuove tecnologie in soccorso per la diagnosi

Fino a oggi la gestione dei corpi mobili vitreali è stata complicata anche perché non esistevano metodi standardizzati per documentarli e c’era un netto divario fra i sintomi riferiti dal paziente e ciò che l’oculista riusciva a osservare. Nuove tecniche di imaging stanno però finalmente cambiando la possibilità di diagnosi

"Le tecnologie di imaging dinamico del vitreo e di imaging a campo ultra-largo (ultra-widefield) integrate con scansioni Oct - continua Daniela Bacherini, ricercatrice in Malattie dell'apparato visivo presso il Dipartimento di Neurofarba dell’Università degli Studi di Firenze - consentono una visualizzazione più dettagliata di una struttura finora difficile da osservare, permettendo di analizzare con precisione la densità, la posizione e il movimento delle opacità vitreali. Le nuove tecnologie consentono di catturare dettagli tridimensionali e dinamici delle anomalie vitreali, migliorando significativamente la comprensione di ciò che i pazienti percepiscono come 'mosche volanti'".

"Tutto questo consente di uniformare le valutazioni e migliorare le diagnosi, fornendo dati oggettivi che possono essere correlati ai sintomi riferiti dai pazienti, oltre che essere utili per strategie di trattamento più efficaci e personalizzate. Oggi la vitrectomia mini-invasiva rappresenta un’opzione per i casi più gravi", conclude Rizzo.

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