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Covid, "gene chiave per vaccino scoperto in anticorpi umani"

Il lavoro, pubblicato su 'Science', del gruppo guidato da Yuan Meng dello Scripps Research Institute di La Jolla, California: il gene si chiama Ighv3-53 ed è quello più utilizzato dalle difese anti-Covid per colpire la proteina Spike

Afp
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14 luglio 2020 | 13.07
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Si chiama Ighv3-53 ed è un gene chiave utilizzato dagli anticorpi umani anti Covid-19 per colpire 'al cuore' la proteina Spike di Sars-Cov-2, l''arpione' usato dal virus per attaccare le cellule bersaglio. Lo ha scoperto un team di ricercatori americani, analizzando circa 300 anticorpi umani mirati contro il nuovo coronavirus. Il lavoro, pubblicato su 'Science', secondo gli autori aiuterà la messa a punto di vaccini efficaci.

Durante l'emergenza pandemica Covid-19, numerosi candidati vaccini sono già arrivati alla sperimentazione clinica sull'uomo. Tuttavia, restano ancora in via di definizione le caratteristiche molecolari che contribuiscono alla risposta anticorpale più sostenuta. Per legarsi al suo bersaglio, ossia il recettore Ace2 delle cellule umane, la proteina Spike del coronavirus Sars-CoV-2 utilizza un'area particolare detta Rbd (dominio legante il recettore). Per questo gli anticorpi in grado di colpire Rbd e di bloccare il legame virus-cellula sono i più efficaci.

Il gruppo guidato da Yuan Meng dello Scripps Research Institute di La Jolla, California, ha innanzitutto compilato una lista di 294 anticorpi anti-Rbd. Successivamente, esaminandoli, ha scoperto che un gene della famiglia Ighv - denominato appunto Ighv3-53 - è quello usato più frequentemente per colpire l'Rbd della proteina Spike. Gli studiosi hanno inoltre osservato che gli anticorpi Ighv3-53 presentano bassi tassi di mutazione e inibiscono in modo potente il nuovo coronavirus.

Analizzando le strutture cristalline di due anticorpi Ighv3-53 legati all'Rbd virale, gli scienziati Usa hanno fotografato le caratteristiche che permettono un'unione tanto efficiente fra anticorpo e Sars-CoV-2, e che per questo potrebbero risultare utili alla progettazione dei candidati vaccini anti-Covid più promettenti. Gli autori confidano che i nuovi dati possano facilitare la progettazione di antigeni vaccinali capaci di indurre le difese immunitarie a produrre anticorpi neutralizzanti contro il patogeno pandemico.

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