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Ryanair, O'Leary: "Pronti a investire 4 miliardi di dollari in Italia"

L'ad della compagnia aerea low cost: "Ora stop alla tassa di imbarco". E aggiunge: "Possibile creare 4 mila posti in vostri scali"

Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)
15 luglio 2021 | 14.17
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"Ai ministri Giorgetti e Garavaglia ho spiegato che crediamo che ci siano enormi opportunità per il turismo in Italia nei prossimi 4 anni ma chiediamo di cancellare l’addizionale comunale sui diritti d’imbarco che pesa per 6,5 euro per ogni passeggero, e penalizza il vostro paese nelle scelte dei turisti europei". Lo spiega all'Adnkronos l'ad di Ryanair Micheal O’Leary, dicendosi convinto che eliminando questo balzello si possa "aumentare fino al 50%" il traffico aereo verso l'Italia. "Prima del Covid - ricorda - Ryanair trasportava 40 milioni di passeggeri in Italia, e possiamo crescere a 60 milioni nei prossimi 5 anni. Abbiamo 80 aeromobili operativi nei vostri scali e continuiamo a investire : ci impegniamo a mettere in campo 40 aeromobili del maxi ordine che abbiamo negoziato con Boeing durante il Covid".

Questo, osserva, "è uno sforzo da 4 miliardi di dollari che può creare 4mila posti negli scali italiani, non solo a Malpensa o Fiumicino ma anche in quelli regionali. Ma bisogna che vengano cancellate quelle tasse che servono per le pensioni ai dipendenti di Alitalia: non spetta a noi pagarle".

'Nei colloqui che ho avuto a Roma con il governo mi è stato chiesto se siamo pronti a lavorare con la nuova Alitalia" nell'ottica di un accordo di 'feederaggio' "e io ho risposto 'certo', però ci servono più slot a Fiumicino per portare più gente" nello scalo romano così da alimentare i voli a lungo raggio gestiti da Ita, ha rivelato O’Leary che conferma il suo ottimismo per il mercato italiano. "Come Ryanair in Italia nell'estate 2022 saremo già sopra i livelli pre-Covid grazie ai nuovi aerei: a luglio siamo già al 70-75% e prevediamo di salire al 90% a Natale per tornare al 100% già a gennaio-febbraio".

"Il vostro paese - è il suo invito - dovrebbe lavorare per raccogliere in questa fase il turismo europeo, il governo italiano ha un'opportunità unica per riportare i turisti qui, non si ripresenterà tanto presto. Ma va sfruttata, a iniziare dalla cancellazione dell'addizionale comunale sui diritti d’imbarco. Per una famiglia di 4 persone significa 50 euro in più per una vacanza, si rischia che questi turisti finiscano in Spagna o Grecia".

"Ieri ho incontrato il ministro dello Sviluppo Economico Giorgetti e oggi quello del Turismo Garavaglia. A loro ho illustrato i nostri progetti per il rilancio del turismo italiano e si sono mostrati interessati. Ma a loro ho chiesto, fra l'altro, l'eliminazione delle restrizioni 'artificiali' dei movimenti a Ciampino, dove per le normative sull'inquinamento sonoro sono possibili solo 100 fra atterraggi e decolli in una giornata", ha spiegato ancora l'ad di Ryanair ricordando come "a Fiumicino quest'estate abbiamo già raddoppiato la nostra presenza a 6 aeromobili". Per crescere anche nel secondo scalo romano - e sostenere la ripresa del turismo italiano - "abbiamo chiesto di portare a 200 il numero dei voli giornalieri, tanto più che i nuovi aeromobili sono del 40% più silenziosi e consumano molto meno carburante".

"Sono rassicurato" dal fatto che a Palazzo Chigi c'è una persona come Mario Draghi, "se potessi voterei per lui perché all'Italia serve un governo competente e tecnico, anche se d'altronde su questo ammetto che l'Irlanda non è in una situazione migliore. La preoccupazione è fino a quando Draghi resterà" al governo e "potrà portare avanti il lavoro di riforme" avviato. "Draghi - aggiunge - ha fatto benissimo a ripristinare il ministero del Turismo, il fatto che negli ultimi anni l'Italia non l'avesse resta un mistero. Per il futuro però basta con l''ossessione' di Alitalia. Va bene che diano gli aiuti a Ita ma per fare crescere del 20-30% il vostro turismo il governo italiano dovrebbe lavorare con Ryanair". Il manager ricorda come "le amministrazioni regionali sono interlocutori più stabili" rispetto ai continui cambi di esecutivo, ma alla fine "è il governo centrale che affronta certe questioni" cruciali.

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