(di Rossella Guadagnini) - Pensare a Roma come "caput mundi", 'unicum' storico, architettonico, urbanistico e sociale è un errore. Ce lo dimostra un team di studiosi che ha approfondito il tema a cui già aveva dedicato un primo volume, "Le mappe delle disuguaglianze", in cui si raccontava come la città fosse diversa e contraddittoria sotto molteplici aspetti.
Ora sono divenute addirittura sette le Rome esaminate. "Sette città, un numero che torna come un destino", spiegano in "Le sette Rome" Keti Lelo, Salvatore Monni e Federico Tomassi, il terzetto di autori del volume pubblicato da Donzelli, che uscirà il 24 giugno. Scopriamo così, dalle loro ricerche, che c'è "la città storica, colma di testimonianze artistiche, architettoniche e archeologiche; la città ricca che unisce i quartieri benestanti di Roma nord, i villini dell’Eur, le grandi ville dell’Appia Antica e la 'gated community' dell'Olgiata".
E poi si passa alle 'tipologie' con la città dell'automobile, "disposta lungo i principali assi di viabilità di scorrimento veloce; la città-campagna, che comprende tutto ciò che resta dell’agro romano; la città compatta, dei quartieri residenziali intensivi, costruiti negli anni dell’espansione post-bellica e quindi la città del disagio: in gran parte case popolari e borgate, nate in maniera abusiva". Infine, a completare il quadro, c'è anche "la città degli invisibili, la più sfuggente, sebbene estesa sull’intero territorio comunale: due città, queste ultime, in cui la pandemia ha mostrato la sua faccia più feroce". (segue)
Modesto il peso demografico della città, ma ricco il caleidoscopio urbano
"Le sette Rome" racconta tutto questo, sulla base di dati aggiornati -economici, urbanistici, demografici e relativi a infrastrutture e servizi- proseguendo il lavoro di mappatura della capitale che ha preso avvio con il precedente studio, 'Le mappe della disuguaglianza'. "Una ricognizione accurata della realtà romana -assicurano gli studiosi- che ha consentito di aggregare sette aree, 'città nella città', con caratteristiche simili per composizione dei nuclei familiari, livelli di istruzione, tipologie occupazionali, dotazioni urbane e preferenze politiche".
Nelle 29 carte a colori le sette città emergono in evidenza e, accanto ad esse, la geografia delle imprese, che si dispongono nel tessuto urbano, seguendo una specifica frammentazione, a seconda del settore di interesse. E una linea centrifuga che, "da tempo, contraddistingue la crescita della capitale". Gli autori sono anche animatori di www.mapparoma.info, sito dove mettono a disposizione i materiali delle loro analisi, condotte al livello dettagliato sulle zone urbanistiche, in modo da radiografare le differenze tra quartieri.
Roma è una capitale con un modesto peso demografico, ma al suo interno racchiude un grande "caleidoscopio urbano", sottolineano Keti Lelo, ricercatrice all’Università Roma Tre, Salvatore Monni, professore associato all’Università Roma Tre e Federico Tomassi, dirigente pubblico. Può capitare, ad esempio, che "una strada divida mondi diversi per estetica, composizione sociale, qualità della vita. Questa diversità è frutto dell'impetuosa crescita avvenuta negli ultimi 150 anni, che non poteva generare un territorio urbano omogeneo e uniforme". (segue)
La crisi di Roma è soprattutto identitaria
Quella che continuiamo a chiamare Roma, dunque, è divenuta ormai "una grande area metropolitana, dalla costa del Tirreno fino ai primi rilievi appenninici, che -al suo interno- ha visto svilupparsi e prendere forma altre città".
Una 'capitale delle disuguaglianze', perché le sette città mappate non fanno che portare alla luce, in maniera ancora più marcata, una realtà composita con disparità economiche e sociali fortissime, sulle quali la pandemia ha inciso pesantemente, esasperando il disagio delle aree più fragili. Non è un caso che il virus si diffonda di più nelle zone popolari del quadrante est della città, intorno e soprattutto fuori dal Gra, dove i residenti crescono, le difficoltà socio-economiche sono maggiori e più numerosi i nuclei familiari. E neppure che i tassi di mortalità più elevati coinvolgano la "città degli invisibili", per le difficili condizioni igieniche, mancanza di spazi adeguati, tipologie occupazionali spesso manuali, dunque poco adatte al lavoro agile, e la necessità di muoversi obbligatoriamente col trasporto pubblico.
Questa radiografia della metropoli offre utili strumenti di lavoro nella prospettiva di "introdurre un cambio di rotta di fronte ai tanti cambiamenti in corso e, soprattutto, a una crisi che ha investito da tempo la città, che va oltre le dinamiche economiche. Somiglia piuttosto sempre di più a una crisi identitaria". Speriamo solo che, in vista delle comunali prossime venture, non occorrano sette sindaci per governarla.