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Cecilia Sala, Polito: "Un successo, ma non è finita"

"La premier Meloni ha dimostrato ancora una volta un’abilità nelle relazioni internazionali sorprendente"

Cecilia Sala - (Fotogramma)
Cecilia Sala - (Fotogramma)
09 gennaio 2025 | 09.48
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"La premier Meloni ha dimostrato ancora una volta un’abilità nelle relazioni internazionali sorprendente in chi non aveva alcuna esperienza precedente né una tradizione politica cui attingerla", scrive sul Corriere della sera Antonio Polito riferendosi al caso Cecilia Sala. "Ma chi non crede ai miracoli sa anche che ci sono state delle condizioni giuridiche, politiche e diplomatiche che hanno consentito un tale successo - aggiunge - La prima delle quali sta nel fatto che la detenzione di Cecilia Sala era arbitraria, che la nostra collega non aveva commesso nessun reato, né aveva violato alcuna legge, ma si trovava in Iran con un regolare visto e stava svolgendo il suo lavoro rispettandolo. La sua liberazione ha avuto naturalmente un prezzo, e vedremo nelle prossime ore quale esso sia e soprattutto in che forma sarà pagato".

"Intanto è chiaro che il governo italiano si è impegnato con l’Iran a non consegnare agli Usa l’ingegnere dei droni - si legge ancora - Non è uno sviluppo di cui si possa essere felici, sappiamo come l’Iran rifornisca di sistemi d’arma i gruppi terroristici che agiscono anche contro i nostri interessi nazionali, oltre che contro i nostri alleati. Ma la ragion di Stato è anche questa, e l’Italia non lascia i suoi cittadini nelle carceri dei regimi".

"È del resto possibile che la decisione iraniana di liberare Cecilia Sala sia il frutto di una discussione politica interna al regime, gravemente indebolito dalla clamorosa sconfitta subita degli Hezbollah in Libano e dalla dura lezione militare che gli è stata impartita da Israele", scrive ancora Polito aggiungendo: "Avrà avuto un peso nella decisione di mantenere buone relazioni con l’Italia".

"Bisogna ricordare infine che Cecilia Sala, purtroppo, non è sola; ma anzi ha condiviso per tre settimane la condizione di vittima della teocrazia iraniana con le tante donne che si sono ribellate in vari modi e forme all’apartheid di genere di quel regime misogino e dei suoi Guardiani della rivoluzione e per questo finite, come il premio Nobel per la pace Narges Mohammadi, nello stesso infernale carcere che la nostra collega ha appena lasciato. Non meriteremmo il premio della libertà della nostra giovane connazionale se smettessimo adesso di batterci con tutte le nostre forze, con tutto il nostro 'soft power', con tutta la nostra energia diplomatica e politica, per liberare quelle donne e tutte le donne iraniane dalla discriminazione medievale cui sono condannate. Siamo sicuri d’altronde che questo sia stato il primo pensiero di Cecilia Sala, non appena finito il suo incubo", conclude.

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