La nota di Palazzo Chigi: "costante attenzione" della premier. Il ministro degli Esteri: "Ancora non si conoscono i capi d'accusa"
Gli Stati Uniti hanno formalizzato la richiesta di estradizione dell'iraniano arrestato a Malpensa. Il 38enne è stato fermato il 16 dicembre scorso all'aeroporto dalla Digos su ordine della giustizia americana. L'uomo, 'tecnico dei droni', è accusato di terrorismo per aver violato le leggi americane sull'esportazione di componenti elettronici sofisticati dagli Usa all'Iran e per aver fornito materiale a un'organizzazione terroristica straniera. Sulla base della documentazione arrivata dagli Usa sarà ora la Corte d'Appello di Milano a valutare se sussistano le condizioni per accogliere la richiesta di Washington. In caso di via libera, la decisione finale spetterà comunque al ministero della giustizia, che avrà 10 giorni per rendere effettiva l'estradizione.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni segue "con costante attenzione la complessa vicenda di Cecilia Sala" fin dal giorno del fermo, avvenuto in Iran il 19 dicembre scorso. E si tiene "in stretto collegamento con il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e con il Sottosegretario Alfredo Mantovano", al fine di "riportare a casa al più presto la giornalista italiana". Lo fa sapere Palazzo Chigi, in una nota.
"D'accordo con i suoi genitori", sottolinea la Presidenza del Consiglio, "tale obiettivo viene perseguito attivando tutte le possibili interlocuzioni e con la necessaria cautela, che si auspica continui a essere osservata anche dai media italiani".
Diplomazia degli ostaggi per liberare la giornalista Cecilia Sala, detenuta in Iran? "Noi stiamo lavorando per liberare Cecilia Sala, è inutile che si facciano dietrologie: è importante che torni a casa il prima possibile e grazie al lavoro della diplomazia, con la collaborazione tra Presidenza del Consiglio e il Ministero degli Esteri", così il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha risposto alle domande dei cronisti in Senato.
A chi gli chiedeva se Sala sia stata vittima di una sorta di rappresaglia di Teheran per l'arresto di un cittadino svizzero-iraniano fermato a Malpensa lo scorso 16 dicembre, il titolare della Farnesina ha risposto: "C'è un detenuto svizzero-iraniano, che è stato arrestato a Malpensa prima di Cecilia Sala perché c'era un mandato di cattura internazionale emesso dagli Stati Uniti d'America. Il detenuto - ha proseguito Tajani - è trattato con tutte le garanzie che noi dobbiamo dare ai detenuti non condannati, ha ricevuto la visita consolare, il suo avvocato ha avuto la possibilità di conoscere i capi di imputazione, ma sono capi di imputazione che vengono da un mandato di cattura internazionale: l'Italia non è competente per il procedimento penale di questo iraniano. C'è stato un mandato di cattura e poi si vedrà l'estradizione, sarà la magistratura a decidere. Al momento è trattenuto in carcere ma con tutte le garanzie che spettano a un detenuto non italiano", ha ribadito il leader di Forza Italia.
"Il Governo, dal giorno in cui è stata fermata Cecilia Sala, è al lavoro per cercare di riportarla in Italia. Stiamo lavorando in collaborazione con la Presidenza del Consiglio, il Ministero degli Esteri, la nostra ambasciata a Teheran, il nostro consolato a Teheran. Cecilia Sala ha già parlato due volte con i genitori, ieri ha ricevuto una visita consolare da parte della nostra ambasciatrice in Iran per circa mezz'ora. È in buona salute, è in una cella da sola, a differenza della giovane Alessia Piperno che invece era in cella con altre persone che non parlavano nessuna lingua se non la loro", ha detto quindi il ministro degli Esteri .
"Noi lavoriamo in perfetta sintonia con la famiglia e insieme alla famiglia il Governo chiede discrezione e riservatezza per una trattativa che deve essere diplomatica e deve essere fatta nel modo migliore per garantire la sicurezza e il rientro in Italia di Cecilia Sala", ha proseguito il titolare della Farnesina.
"Ancora non abbiamo i capi d'accusa" per Cecilia Sala "perché l'avvocato non ha ancora avuto la possibilità di visitarla in carcere. Speriamo che lo possa fare nei prossimi giorni e che possa avere quanto prima dei capi di imputazione precisi", ha continuato Tajani.
Il trattamento della giornalista "mi pare che sia, così come ha visto l'ambasciatrice, un trattamento dignitoso, rispettoso della dignità della persona: lo continueremo a verificare con le visite consolari che faremo, al momento non abbiamo avuto segnali negativi, anzi. E' detenuta, ovviamente, quindi non è una condizione ideale. Però viene nutrita ed è in cella singola, non parlerei di isolamento", ha proseguito il titolare della Farnesina.
"Il mio assistito respinge le accuse mosse, non capisce i motivi dell'arresto e la sua posizione è meno grave di quanto sembra". Non usa giri di parole Alfredo De Francesco, il legale di Mohammad Abedini Najafabadi.
"Sta bene, è preoccupato e teso", afferma l'avvocato contattato dall'AdnKronos spiegando che il suo assistito si trova ora nel carcere di Opera, vicino Milano, la terza struttura penitenziaria cambiata nel giro di pochi giorni. In un primo momento, subito dopo l'arresto, Abedini era stato portato a Busto Arsizio, per poi essere trasferito nel penitenziario di Rossano. Quanto a un collegamento tra l'arresto a Teheran della giornalista Cecilia Sala e Abedini, il legale spiega: "Collegamenti col caso della giornalista mi sembrano cose che non si possono né dire né affermare. Altro non posso aggiungere".