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Banche, crescono comuni senza sportelli: pressing Parlamento per frenare chiusura

Nella legislatura in corso sono decine gli interventi bipartisan per fermare fenomeno 'desertificazione'

La Camera dei deputati
La Camera dei deputati
05 aprile 2024 | 17.14
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Resta sul rosso fisso nei Palazzi della politica la spia per la crescente diminuzione del numero degli sportelli bancari, dal Nord al Sud del Paese. Non mancano, infatti, alla Camera e al Senato, mozioni urgenti, interrogazioni scritte e orali, ordini del giorno e risoluzioni sul tema della 'desertificazione' dei presidi bancari sui territori. Solo restando alla legislatura in corso, sono decine gli interventi lasciati agli atti. Firmati da tutte le forze politiche, per una volta d'accordo in modo bipartisan nel segnalare disagi e rischi per aziende, territori e popolazione.

Il senatore Raoul Russo, di Fratelli d'Italia, lo scorso settembre, in una interrogazione parlamentare, ricordando l'articolo 47 della Costituzione ("La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito") ha puntato il dito contro "il processo di accorpamento e di fusione all'interno del sistema bancario" che ha portato al taglio degli sportelli, rendendo "l'accesso al credito di famiglie e imprese sempre più difficoltoso e a costi superiori alla media nazionale". Russo sottolinea come il problema colpisca soprattutto il Sud.

Il senatore centrista Antonio De Poli, a marzo del 2023, in una sua interrogazione, sposta l'attenzione sulle Marche e si rivolge ai ministri dell'Economia Giancarlo Giorgetti e a quello degli affari regionali, Roberto Calderoli lamentando come "da diversi anni a questa parte, nelle zone dell’entroterra dell’Appennino marchigiano si assiste alla chiusura di quasi tutti gli sportelli bancari per una popolazione che in media ha superato i 75 anni ed è, quindi, poco digitalizzata". Il rischio che De Poli segnala è quello dello "spopolamento ed il declino delle aree interne di quella regione".

Il dem Andrea Martella ("Atto n. 3-00052 -novembre 2022) rivolgendosi a Giorgetti e al ministro Raffaele Fitto, titolare degli gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, sottolinea come il disagio sia particolarmente grave "in alcuni ambiti territoriali, ed in particolare nelle periferie urbane e nei piccoli centri abitati, maggiormente in quelli delle aree interne". Nel testo del senatore Martella si invitano i ministri a rendere note le misure che intendono adottare "in accordo con Abi e gli istituti bancari, al fine di invertire o arginare il trend di riduzione degli sportelli bancari e del servizio bancomat sul territorio nazionale, e in particolare per assicurarne la presenza nell'ambito dei piccoli comuni, a partire da quelli in zone montane".

Tra le soluzioni previste dal democratico anche l'abbassamento dei costi delle commissioni per i bancomat: "Tale riduzione -spiegano dal partito- avrebbe effetti anche sul mantenimento stesso dei servizi bancari sul territorio e in particolare nei piccoli comuni, a partire da quelli nelle zone montane".

Il pentastellato Mario Turco, in un atto di sindacato ispettivo dello scorso ottobre, depositato in Senato, chiede al Mef "come si intenda contrastare la desertificazione della presenza bancaria sui territori, a tutela delle piccole e medie imprese che costituiscono l’ossatura dell’economia italiana", guarda il tema dal punto di vista delle pmi e dell'accesso al credito. Chiedendo di fatto "incentivi o nuove forme giuridiche per favorire la nascita di nuovi istituti giuridici volti a garantire l’accessibilità al credito da parte di cittadini e piccole imprese".

Passando a Montecitorio la meloniana Letizia Giorgianni, in un ordine del giorno dello scorso ottobre, ricorda che "in Italia c'è un'area vasta quanto i territori di Lombardia, Veneto e Piemonte messi assieme totalmente sprovvista di sportelli bancari". Da qui l'ennesima richiesta al ministro Giorgetti di affrontare il problema, cercando adeguate soluzioni.

In una interrogazione a risposta scritta presentata a marzo del 2023, dalla deputata pentastellata Emma Pavanelli, si paventa addirittura il rischio di favorire il ricorso all'usura, in assenza di presidi bancari sui territori. "La desertificazione bancaria accompagnata anche dalla chiusura degli uffici postali, in talune realtà, rischia finanche di favorire la fuoriuscita di taluni utenti dal circuito finanziario legale con aumento del rischio di esposizione all'usura", scrive la parlamentare contiana.

Fari accesi anche su situazioni legate a utilizzi inappropriati, ad esempio dei bancomat. Sempre il Pd firma alla Camera una interrogazione che parte dalla scoperta da parte della Guardia di Finanza di uno sportello Atm installato all'interno di una sala giochi e di scommesse nel vicentino. Alessandro Zan e gli altri deputati che hanno presentato l'interrogazione ricordano come "la legge regionale n. 38 del 10 settembre 2019, recante norme sulla prevenzione e cura del disturbo da gioco d'azzardo patologico stabilisce una distanza non inferiore a quattrocento metri tra i locali pubblici dov'è possibile scommettere e giocare e gli sportelli Bancomat". Un caso, quello da cui parte l'interrogazione che non pare isolato "tanto che nel mese di maggio 2023, nel Rodigino, la stessa Guardia di finanza aveva rilevato analoghe circostanze", si legge nel testo.

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