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Una mostra celebra a Parigi Stephen Jones, il 're' dei cappelli

Per la prima volta il Museo della Moda dedica un' esposizione al copricapo, un accessorio che il grande stilista ha trasformato in opera d'arte. Tra le sue 'clienti', la regina Elisabetta II, Lady Diana, Eugenia di York, lady Gaga e Rhianna

Stephen Jones al lavoro nel suo atelier - (Fotogramma/ Ipa)
Stephen Jones al lavoro nel suo atelier - (Fotogramma/ Ipa)
19 novembre 2024 | 20.05
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Un cappellaio magico, ironico, eccentrico, tra il poeticissimo e irriverente Lewis Carrol, con il fascino del tenebroso Johnny Depp. Per la prima volta il Museo della Moda di Parigi dedica una mostra a Stephen Jones ('Chapeaux d'Artiste'), modista, colui che ha trasformato il copricapo in un'opera d'arte firmando pezzi unici e inimitabili, spesso provocatori, per grandi stilisti e couturier, da Thierry Mugler a Marc Jacobs, da Louis Vitton a Vivienne Westwood e Jean Paul Mugler. Nei saloni del Palais Galliera esposti, fino al 16 marzo 2025, 170 cappelli, un percorso di vita e d'arte per Jones che ha 'vestito' teste coronate e glamour, dalla regina Elisabetta a Rihanna e lady Gaga. Da 25 anni guida l'atelier haute couture mode Christian Dior e si divide tra Londra e Parigi. Da una parte il suo animo punk e rivoluzionario, dall'altro il sofisticato charme francese.

"Il mio sogno non era disegnare cappelli quando studiavo, giovanissimo, alla Saint-Martin's School pf Art di Londra - confessa in una intervista a Point de vue Stephen Jones- La mia prima insegnante è stata Mrs Shirley Hex, ha guidato anche i primi passi di Philip Treacy che ha firmato creazioni per Karl Lagerfel chez Chanel. Alla mia famiglia devo la mia vocazione, mio padre era ingegnere, ho imparato da lui tutto ciò che concerneva i peso, la forza di gravità... Mia madre adorava i fiori, mi ha trasmesso l'amore per la natura, per i colori. E' con lei che ho scoperto nei musei Renoir, Boucher, Watteau".

Origini inglesi, Stephen Jones non nasconde di essere vissuto in anni complessi. "Era il periodo in cui imperversavano i punk - continua nell'intervista al settimanale francese- difficile con le loro creste riuscire ad indossare un cappello. Un grande classico, ma solo per le sfilate haute couture francesi. A parte queen Elizabeth la 'regina' dei copricapo, per me il cappello è francese, emblema dello chic parisien".

Tra gli aristo clienti che hanno chiesto creazioni ad hoc per esaltare i loro abiti Pippa Middleton, sorella della principessa del Galles, Eugenie di York e lady Diana. "Era una persona assolutamente charmant e adorabile - ricorda il grande modista- Più volte sono stato invitato da lei a Kensington Palace. Mi piace parlare con le mie clienti prima di mettermi all'opera. In fondo un copricapo permette, a colui o a colei che lo indossa, di apparire come desidera o come sogna. Una sorta di travestimento, una 'maschera'. Lady Diana aveva già un portamento regale, il copricapo le dava fiducia, si sentiva a proprio agio".

Tre linee di 'abbigliamento', Model Millinery, Miss Jones e Jones Boy e numerose fonti di ispirazioni per il vulcanico Stephen Jones che la prossima stagione dedicherà le sue opere allo scultore di origine romeno Constantin Brancusi. "In fondo - conclude- Tutti possono indossare un cappello. Prima della guerra nessuno sarebbe uscito con il capo scoperto. Oggi è diverso, è anche difficilissimo trovare questi accessori nelle boutique. Bisogna sempre osare, provare, sperimentare. Un capo con un cappello non è semplicemente un abito. Si trasforma in un vero e proprio look, l'emblema, il segno di uno stile".

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