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Mimmo Lucano: "Su onestà Soumahoro metto la mano sul fuoco"

L'ex sindaco di Riace: "Politica lo ha usato e ora lo butta via, forse nei prossimi giorni ci vedremo qui da me"

Soumahoro nel 2018 al corteo di solidarietà per Mimmo Lucano a Riace (Fotogramma)
Soumahoro nel 2018 al corteo di solidarietà per Mimmo Lucano a Riace (Fotogramma)
24 novembre 2022 | 13.55
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"Sull’onestà di Aboubakar Soumahoro metto la mano sul fuoco. Ha la mia solidarietà totale. Come faccio a dire il contrario di uno che ha dedicato la propria esistenza al riscatto di chi viene sfruttato nei campi, ha legato il suo impegno al riscatto di chi non ha mai avuto diritti, sfruttati dai ‘caporali’ e da imprenditori senza scrupoli? Questo è l’Aboubakar che conosco. Ha girato l’Italia in lungo e in largo per stare vicino a chi rivendica questi diritti. Forse nei prossimi giorni ci vedremo qui a Riace. Soumahoro è una persona distrutta, contro di lui c’è una strategia finalizzata alla denigrazione del valore morale e dell’impegno di una vita. Ti crolla il mondo addosso. Io ci sono passato". Così all’AdnKronos l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, a proposito delle presunte irregolarità contrattuali nelle cooperative gestite dalla suocera e dalla moglie di Aboubakar Soumahoro, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra.

Lucano, condannato in primo grado dal Tribunale di Locri a 13 anni e 2 mesi nell’ambito del processo ‘Xenia’ per una serie di reati che avrebbe commesso da sindaco nella gestione dei migranti, non nutre dubbi, dunque, su Soumahoro, ma osserva: "Io non so la suocera, la moglie…io ho conosciuto lui, se poi ci spostiamo sui parenti, allora tutto si dilata, si trovano punti deboli. Può capitare che in una famiglia qualcuno faccia qualcosa, ma in quel caso il primo a rimanerci male sono io. Soumahoro è finito in un tritacarne mediatico e ora la politica, dopo averlo utilizzato perché rappresentava tanti voti, lo considera un problema perché sul piano mediatico si è smontato".

"Viviamo in un’epoca in cui non ci può essere scampo, non è consentito che possa esserci un pensiero umano, il pensiero di chi sente sulla propria pelle le ingiustizie che vivono altre persone in ogni parte del mondo", sottolinea Lucano, "è come se noi fossimo chiamati a rispettare obbligatoriamente le regole altrimenti…ma da Riace è arrivato un messaggio diverso, un messaggio per dire che esiste un’alternativa a questo. Io ho fatto ciò che ho fatto non per guadagnare, non ho guadagnato nulla. Anzi, i miei familiari sono andati tutti via da Riace. Agli occhi della comunità locale io sono uno sconfitto, uno che ha perso. E la magistratura mi sta condannando".

"Ma il sistema mediatico - conclude Lucano - si alimenta di tutto ciò, non vede l’ora, è linfa vitale per il pensiero prevalente delle destre, che sono soddisfatte di poter dire che non c’è soluzione all’immigrazione, che l’accoglienza è un meccanismo per fare profitto, e questo appaga mediaticamente e giustifica il loro pensiero punitivo che non rispetta i diritti umani". 

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