Bergoglio incontra i migranti a Malta: "Le vostre storie fanno pensare a quelle di migliaia e migliaia di persone costrette a fuggire dall’Ucraina a causa della guerra, ingiusta e selvaggia"
I "diritti fondamentali" di "milioni di migranti sono violati, purtroppo a volte con la complicità delle autorità competenti. E questo è così". Lo ha denunciato il Papa incontrando i migranti a Malta. "Cari fratelli e sorelle - ha esordito Bergoglio - sono contento di concludere la mia visita a Malta stando un po’ con voi. Come dicevo qualche mese fa a Lesbo, ‘sono qui per dirvi che vi sono vicino... Sono qui per vedere i vostri volti, per guardarvi negli occhi’. Dal giorno in cui andai a Lampedusa, non vi ho mai dimenticato. Vi porto sempre nel cuore e siete sempre presenti nelle mie preghiere".
Bergoglio ricorda l’accoglienza che i migranti riservarono a San Paolo quando fece naufragio: "E' una citazione degli Atti degli Apostoli che dice: ‘Ci trattarono con rara umanità’. Si riferisce al modo in cui i maltesi accolsero l’Apostolo Paolo e tutti quelli che insieme a lui erano naufragati nei pressi dell’Isola. Li trattarono ’con rara umanità’. Non solo con umanità, ma con una umanità non comune, una premura speciale, che San Luca ha voluto immortalare nel libro degli Atti. Auguro a Malta di trattare sempre in questo modo quanti approdano alle sue coste, di essere davvero per loro un ’porto sicuro’".
Bergoglio ricorda che quella del naufragio "è un’esperienza che migliaia di uomini, donne e bambini hanno fatto in questi anni nel Mediterraneo. E purtroppo per molti di loro è stata tragica. Ma c’è un altro naufragio che si consuma mentre succedono questi fatti: è il naufragio della civiltà, che minaccia non solo i profughi, ma tutti noi. Come possiamo salvarci da questo naufragio che rischia di far affondare la nave della nostra civiltà? Comportandoci con umanità. Guardando le persone non come dei numeri, ma per quello che sono – come ci ha detto Siriman –, cioè dei volti, delle storie, semplicemente uomini e donne, fratelli e sorelle. E pensando che al posto di quella persona che vedo su un barcone o in mare alla televisione, o in una foto, al posto suo potrei esserci io, o mio figlio, o mia figlia... Forse anche in questo momento, mentre siamo qui, dei barconi stanno attraversando il mare da sud a nord... Preghiamo per questi fratelli e sorelle che rischiano la vita nel mare in cerca di speranza. Anche voi avete vissuto questo dramma, e siete arrivati qui".
Il Pontefice pensa a quanti sono costretti a fuggire dalle loro terre in cerca di un luogo sicuro: "Le vostre storie fanno pensare a quelle di migliaia e migliaia di persone che nei giorni scorsi sono state costrette a fuggire dall’Ucraina a causa della guerra, ingiusta e selvaggia - aggiunge a braccio -. Ma anche a quelle di tanti altri uomini e donne che, alla ricerca di un luogo sicuro, si sono visti obbligati a lasciare la propria casa e la propria terra in Asia, penso ai Rogynga - in Africa e nelle Americhe. A tutti loro vanno il mio pensiero e la mia preghiera in questo momento".
Bergoglio si mette nei panni di chi è costretto a sradicarsi dalla propria terra: "E' uno strappo. Uno strappo che lascia il segno. Non solo un dolore momentaneo, emotivo. Lascia una ferita profonda nel cammino di crescita di un giovane, di una giovane. Ci vuole tempo per risanare questa ferita; ci vuole tempo e soprattutto ci vogliono esperienze ricche di umanità: incontrare persone accoglienti, che sanno ascoltare, comprendere, accompagnare; e anche stare insieme ad altri compagni di viaggio, per condividere, per portare insieme il peso... Questo aiuta a rimarginare le ferite".