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Migranti, bimbi morti: Alfonsi (Open Arms), "no tragedie ma omissioni di soccorso"

"Per Ue incidenti di percorso, importante è che non raggiungano nostre coste"

Migranti, bimbi morti: Alfonsi (Open Arms),
21 ottobre 2022 | 17.05
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"Queste non sono tragedie, sono omissioni di soccorso. Ogni giorno nel Mediterraneo centinaia di persone vengono deliberatamente lasciate senza soccorsi in balia del mare. E ogni giorno donne, bambini e uomini muoiono davanti agli occhi delle autorità europee che dovrebbero intervenire. Sono a quanto pare incidenti di percorso calcolati, l’importante è che non raggiungano l’Europa e che le milizie libiche continuino a fare il loro lavoro con i nostri soldi". A dirlo all'Adnkronos è Veronica Alfonsi, portavoce di Open Arms Italia dopo la morte di due bimbi di uno e due anni, che hanno perso la vita mentre su un barcone, insieme ad altre 36 persone stavano cercando di raggiungere le coste dell'Italia. Altre cinque persone sono ferite: una donna 25enne è stata intubata, le sue condizioni sono gravissime e in elisoccorso è stata trasferita a Palermo, insieme a un altro bimbo e a un uomo con ustioni alle gambe. Sulla vicenda la Procura di Agrigento ha aperto un fascicolo. 

Il 26 ottobre Open Arms insieme ad altre 39 organizzazioni sarà in piazza a Roma per ribadire il proprio no al rinnovo del Memorandum Italia-Libia. "Il 2 novembre verranno rinnovati gli accordi Italia-Libia - aggiunge Alfonsi -, noi insieme a tutte le organizzazioni italiane del terzo settore saremo in piazza Esquilino il 26 ottobre per dire, ancora una volta, che quegli accordi sono illegittimi e violano i principi su cui si fonda la nostra Costituzione. Sarebbe bello vedere accanto a noi tanti cittadini e cittadine che credono in un’Europa diversa e in un Italia democratica che ha come priorità la difesa dei diritti umani e della vita".

"Con orrore poche ore fa abbiamo letto sulla Geo Barents della notizia di due bambini morti carbonizzati su un barcone a largo di Lampedusa. E' l'ennesima tragedia che poteva essere evitata. L'ennesima di una lunga serie. Lo scorso mese abbiamo sentito di bambini morti in mare di fame e di sete dopo giorni alla deriva". Così Candida Lobes, operatrice di Msf a bordo di Geo Barents, commenta all'Adnkronos l'ennesima tragedia avvenuta nel Mediterraneo centrale e costata la vita a due bimbi piccolissimi. Il dito ancora una volta è puntato sull'indifferenza dell'Europa. A segnalare il barcone in difficoltà nella zona Sar maltese in prossimità dei limiti dell'area Sar italiana è stato un peschereccio tunisino che ha contattato la Guardia costiera di Lampedusa, prestando i primi soccorsi.

"Che senso ha istituire una Giornata per commemorare le vittime delle rotte migratorie quando i Governi europei, tra cui quello italiano, non fanno assolutamente niente per impedire queste tragedie? Anzi -aggiunge Lobes- con sempre più vigore e insistenza, perseguono politiche migratorie finalizzate a proteggere i confini, a respingere esseri umani piuttosto che a proteggerne la vita e i diritti umani. Ancora una volta restiamo sconcertati da tutto questo". Una tragedia, ribadisce l'operatrice di Msf, che poteva essere scongiurata, se in mare ci fosse stata "una presenza coordinata e supportata dall'Unione europea, di navi per la ricerca e il soccorso nel Mediterraneo. In questo momento solo le ong stanno riempiendo questo vuoto, solo le ong salvano vite nel Mediterraneo". Nonostante ciò "da anni" è in atto un "processo di criminalizzazione delle organizzazioni non governative e di chi vi lavora". Di più. "Misure persecutorie contro le ong a livello burocratico e amministrativo che rendono sempre più complicato salvare vite in mare", spiega Lobes. Il riferimento è ai fermi amministrativi che bloccano le navi delle organizzazioni non governative nei porti. "Ogni giorno in cui una nave resta ferma significa più morti in mare - denuncia Lobes -. Tutto questo è semplicemente inaccettabile". Sempre più spesso le vittime dei viaggi della speranza sono minori e bambini. "Non è un caso - spiega l'operatrice di Msf - perché chi migra ha un'età sempre più giovane". In questo momento a bordo di Geo Barents tra le 293 persone soccorse nei giorni scorsi in cinque diverse operazioni di salvataggio nel Mediterraneo centrale e dirette a Taranto, assegnato come porto sicuro di sbarco, la metà sono minori non accompagnati.

"Ragazzi di 14, 15, 16 anni che sono in viaggio, alcuni anche da mesi e anni - racconta Lobes -. Partiti piccolissimi e pieni di sogni e speranze". Agli operatori di Msf hanno raccontato le loro speranze. "Sognano di avere una vita normale: almeno due pasti al giorno ogni giorno, sognano una vita in cui non abbiamo paura di morire ogni giorno. Sono ragazzi così che vengono lasciati morire in mare nell'indifferenza più totale delle Istituzioni europee".

"Quando siamo arrivati al molo c'era un profondo silenzio, come sempre accade quando succedono tragedie simili. Le persone erano in fila, alcune erano sedute. Una donna disperata piangeva, non so se fosse la madre di uno dei due bimbi morti. Un altro ragazzo mi ha detto di aver perso il cugino". A raccontare all'Adnkronos i momenti concitati dopo lo sbarco a Lampedusa dei sopravvissuti dell'ennesima tragedia del Mediterraneo, costata la vita a due bimbi piccolissimi, morti carbonizzati, è Giovanni D'Ambrosio, uno degli operatori di Mediterranean Hope, il programma della Federazione delle chiese evangeliche in Italia dedicato ai migranti e ai rifugiati, che dall'ottobre del 2013 opera sulla più grande delle Pelagie.

Cosa sia successo a bordo del barcone su cui in 38 hanno tentato di raggiungere l'Europa saranno gli investigatori a chiarirlo. La Procura di Agrigento ha aperto un fascicolo per cercare di ricostruire la dinamica dei fatti. A lanciare l'sos è stato un peschereccio tunisino che ha chiamato la Guardia costiera di Lampedusa, segnalando un'imbarcazione in difficoltà in zona Sar maltese in prossimità dei limiti dell'area Sar italiana. "In una situazione del genere non è facile parlare con le persone - racconta Giovanni -. Ci hanno detto che a bordo c'era stata un'esplosione intorno alle quattro del mattino, forse del motore. Le persone si sono gettate in mare e sono state soccorse dal peschereccio. Adesso occorrerà capire quanti siano realmente i dispersi. Temiamo che possano essere anche più di una - due persone".

Non è la prima volta che Giovanni al molo Favaloro accoglie i vivi e i morti. "Siamo furiosi perché non è possibile che le persone continuino a morire in mare. E' inaccettabile e la consapevolezza che, se niente cambierà, magari tra un mese o forse meno ci ritroveremo davanti a un'altra tragedia ci lascia con l'amaro in bocca". Da tempo Mediterranean Hope chiede vie di accesso sicure e legali per l'ingresso in Europa. "C'è bisogno di cambiare le politiche sull'immigrazione e occorre incrementare i soccorsi in mare, perché salvare vite non può essere demandato solo alle ong, agli attori della società civile. E' necessaria un'assunzione di responsabilità collettiva, italiana ed europea. Senza questo cambio di rotta continueremo a commemorare e piangere altre vittime e ad assistere ad altre tragedie simili ed evitabili". (di Rossana Lo Castro)

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