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Moda: Lavinia Biagiotti, 'sfilo a Roma per iniziare nuovo Rinascimento'

10 agosto 2020 | 17.40
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(Fotogramma)
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“Ma no, non lasciamo Milano. Saremo in calendario con un evento digitale. Ora più che mai si deve fare sinergia tra le tre città della moda, Roma, dove la moda è nata, poi Firenze e Milano. Mai come ora si deve trovare una narrazione che le unisca tutte e tre". Lavinia Biagiotti Cigna, presidente e ceo di Laura Biagiotti, è inarrestabile. Anche in questi giorni di vacanza, lei continua a essere un vulcano di creatività. E non potrebbe essere altrimenti, visto che il mese prossimo sarà in piazza del Campidoglio, a Roma, con la collezione primavera/estate 2021 e poi a Milano, per la Fashion Week, alla quale parteciperà con un evento digitale.

“Piazza del Campidoglio non rappresenta solo un palcoscenico bellissimo - spiega l’imprenditrice all'Adnkronos -. Ho chiamato la sfilata 'Roman Renaissance', perché credo che nella moda ci sia bisogno di un Rinascimento. L’ho fatto percorrendo anche la mia esperienza, quella di andare a bottega. Ho iniziato a lavorare a 17 anni quando ho perso mio padre Gianni Cigna, che era la mente manageriale dell’azienda. Da quando sono nata ho sempre seguito i miei genitori in giro per il mondo, imparando, chiedendo. Rinascimento lo sarà non solo per la location strepitosa ma anche per uno spirito rinascimentale che si deve recuperare”.

Biagiotti Cigna non ha dubbi a riguardo. "Credo che si debba partire dai territori, sono fondamentali - spiega -. Sono i territori nei quali lavoriamo, viviamo e creiamo valore. E’ molto importante farlo, ognuno di noi deve prendersi cura del proprio territorio e creare valore. Io lo sto facendo anche dal punto di vista produttivo, col ‘Made in centro’, lavorando con laboratori a km zero, la nuova sostenibilità credo sia anche questa”.

La sfilata di Roma sarà presentata al tramonto e seguirà, neanche a dirlo, “protocolli rigidissimi” per via dell'emergenza Covid. “Sarà fatta seguendo gli stessi protocolli che ho imposto come imprenditore - rimarca Biagiotti Cigna - e che ho eseguito in azienda. Tutti siamo sottoposti a controlli e cerchiamo di lavorare in condizioni di sicurezza massime”. La sua maison, a febbraio, nei giorni più tumultuosi, è stata tra le prime a scegliere di sfilare a porte chiuse. Una scelta non facile ma necessaria. “L’ho deciso a 4 ore dalla sfilata, abbiamo cambiato radicalmente natura a un evento al quale si è lavorato per 6 mesi. Indice di come moda sia uno dei settori più flessibili che abbiamo nel nostro Paese”.

A guidarla, precisa, è stato “un grande senso di responsabilità nei confronti dei miei collaboratori, degli addetti ai lavori che si spostano e anche ne confronti degli ospiti. Questo mi ha imposto di procedere a porte chiuse e ha funzionato. Abbiamo avuto un ottimo riscontro ma credo che la moda abbia bisogno delle piazze, delle persone, delle donne e della quotidianità. Mai come in quella occasione mi sono accorta di quanto la moda abbia bisogno soprattutto di quotidianità”.

Non solo quella. "Sono d’accordo con Armani quando dice che bisogna rallentare e ripensare i tempi della moda - fa notare l'imprenditrice -. Assieme a mia madre, Giorgio Armani ha iniziato negli anni '70, contribuendo a far nascere il fenomeno del Made in Italy, che è un asse portante del nostro Paese. Io appartengo alla terza generazione dell’azienda di famiglia e la penso diversamente a volte rispetto ai grandi gruppi. Ho sempre cercato di mantenere una grande adesione al quotidiano e alla concretezza, a vestire le donne ogni giorno. Qui abbiamo sempre pianificato le nostre attività seguendo un calendario più umano e aderente alle stagioni reali. E’ diverso ragionare da azienda di famiglia di cui io ho il 100 per cento”.

In questi mesi, ammette Biagiotti Cigna, non sono mancate proposte di acquisto. “Ne ho ricevute un paio in questi mesi - spiega -. Io, come anche negli anni passati, le esamino ma finché posso permettermi la grande responsabilità e la libertà di gestire l’azienda al 100 per cento del capitale lo faccio”. Nello stesso periodo, osserva preoccupata, “ho visto passare di mano tante aziende. Mi preoccupa che non sia più come un tempo, non vengono dall’estero a comprare vestiti in Montenapoleone o in via Condotti, ora comprano direttamente le aziende. Ecco, vorrei lanciare un allarme su questo nuovo tipo di shopping di saperi e di aziende. Dopo questi mesi durissimi ho visto tanti artigiani che si trovano ad affrontare realtà dure e sono costretti a cedere”.

Lei il periodo più duro, quello del lockdown, lo ha vissuto senza mai mollare la presa. “Ho continuato a lavorare - racconta - è stato durissimo, al di là del business, per una persona come me abituata a fare e non fermarsi mai ma le decisioni andavano prese per tutelare le persone. Sono andata in ufficio ogni giorno cercando di mantenere continuità per quanto fosse possibile”. E le vacanze? “Vacanze? Sono fortuna - ammette - vivo e lavoro a Roma e la mia è una vita di vacanze romane. E poi amo molto la nostra regione. Il litorale laziale e Fregene, quando posso faccio avanti e indietro con l’azienda”.

Se potesse parlare a un giovane stilista c'è una cosa che gli direbbe senza esitare: “Gli regalerei il mio motto - sottolinea - che è ‘disegnare il futuro’. E' quello che ho imparato da mia madre Laura. Lei mi ha insegnato a iniziare ogni giorno da un foglio bianco. E’ questa la vera sfida della moda, non è fare un abito sensazionale o di tendenza ma avere un foglio bianco sul quale scrivere qualcosa di bello, sostenibile e coraggioso. Può essere un abito o una parola da regalare alle persone. Spero che i giovani abbiano un mentore, così da combinare le energie junior e senior. Se qualcosa deve cambiare nella moda deve essere questo. Giovani, disegnate il futuro con passione, coraggio e curiosità. Anche perché senza curiosità la moda non si può fare”. (di Federica Mochi)

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