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M5S, Renzi: "Conte e Grillo? Prima fragile tregua, poi litigheranno"

"Chi ci ha fatto la morale su Conte in questi mesi riconosca di aver sbagliato tattica"

Fotogramma /Ipa
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02 luglio 2021 | 12.02
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Per Matteo Renzi "il mondo politico italiano sta conoscendo una rivoluzione. Il Movimento Cinque Stelle che abbiamo visto finora non esiste più. Conte e Grillo se le stanno dando di santa ragione. Si inventeranno una fragile tregua e poi ripartiranno a litigare", scrive nella enews di oggi parlando della spaccatura all'interno del Movimento. "Spero che chi fino a qualche settimana fa ci spiegava che i Cinque Stelle erano il futuro e che Conte era il riferimento del mondo progressista possa quantomeno smettere di fare certe affermazioni: non dico chiederci scusa e darci ragione, questo sarebbe impossibile. Mi accontenterei di vedere chi ha fatto la morale in questi mesi riconoscere, semplicemente, di avere sbagliato tattica e strategia. Lo slogan 'o Conte o niente' ce lo ricordiamo?", chiede.

"Implosione grillina merito di Draghi"

“Sei mesi fa Conte e Grillo guidavano il paese, oggi si contendono lo statuto del Movimento Cinque Stelle. È un grande passo in avanti per l’Italia. Draghi gestisce i vaccini, la ripresa, i meeting internazionali. Conte discute del terzo mandato di Toninelli. Sinceramente mi sembra che stia andando davvero tutto bene”. Così stamane Renzi al 'Giornale' sull’implosione grillina, che il leader di Iv aveva previsto e che “è tutta colpa – o forse direi merito – del governo Draghi. E spero che adesso, sei mesi dopo, qualcuno inizi a darci atto dello straordinario coraggio che abbiamo avuto aprendo una crisi contro tutti, controcorrente. Oggi con Draghi i Cinque Stelle implodono. Ma attenzione: nei prossimi mesi cambieranno anche gli altri partiti, sia a destra che a sinistra. E anche quelli più centrali, ovviamente. Nulla sarà più come prima. Lo considero un bene per l’Italia”.

"Il fatto che non ci siano più Arcuri, Bonafede, Costa, Boccia, Provenzano e che al loro posto ci siano persone più capaci come Figliuolo, Cartabia, Cingolani, Gelmini, Carfagna mi sembra una svolta positiva - prosegue l’ex ministro del Consiglio - Ovviamente è solo l’inizio. Però io sono molto ottimista. L’Italia vedrà tra il 2022 e il 2023 un nuovo boom economico. Il fatto che lo gestisca Draghi e non i grillini è un gran bene per il Paese. Questi tireranno avanti con qualche accordicchio per un po’. Ma nel frattempo il capitale di credibilità residuo scenderà ancora. Per il governo non è un problema, i numeri ci sono comunque, anche in caso di scissione”.

Riguardo Conte, che ha asserito di aver favorito la nascita del governo Draghi, Renzi afferma che “quando l’ho sentito dire che lui ha lavorato per il governo Draghi non sapevo se ridere o piangere. Andrà a finire che i sostenitori del Conte Ter eravamo solo io e Ciampolillo. Gli altri sono già diventati tutti per Draghi. Evidentemente le espressioni ‘o Conte o elezioni’ che mi sembrava di leggere nei documenti Pd e Cinque Stelle erano allucinazioni”. Quanto a eventuali ‘dossier’ e carteggi tra Grillo e Conte sulle manovre parlamentari di quei giorni, aggiunge, “Il partito dello streaming e della trasparenza potrebbe fare una cosa molto semplice: pubblicare il carteggio Grillo-Conte, così da evitare che fioriscano leggende metropolitane. Sarebbe una lettura preziosa, anche solo per capire che cosa frulla in testa ai massimi dirigenti del partito più sensibile alle poltrone della storia repubblicana. Nemmeno il Psdi di Nicolazzi era sensibile agli incarichi di sottogoverno quanto il Movimento Cinque Stelle di Conte”.

Sulla frantumazione grillina in vista dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica, Renzi dice di non capire "l’allarme di Letta. Si vota tra sei mesi, ci sono tutti i tempi per fare un buon lavoro tutti insieme. I numeri per eleggere un presidente della Repubblica che sia filo europeo e filo atlantico ci sono. Non vedo perché mettere il carro davanti ai buoi. Ora occupiamoci di vaccini e di riaperture. Poi facciamo un grande G20 con Draghi alla guida del Paese. E poi, a febbraio, ci porremo il tema del successore di Mattarella. Capisco che per qualcuno del Pd io sia un’ossessione, ma fossi in loro mi preoccuperei dei Cinque Stelle, non di Italia viva. L’Agenda Draghi – dice ancora - è l’agenda che serve al Paese. Gli inconsolabili che rimpiangono Conte, a mio avviso, fanno del male al Pd. Ma credo sia un dibattito lezioso: se persino Grillo dà dell’incapace a Conte, penso che siamo arrivati ai titoli di coda del Movimento Cinque Stelle. Lasciamoli fare da soli: si stanno distruggendo tra loro, inutile intervenire”.

Sul ddl Zan e il muro contro muro tra Pd e Lega e i sospetti sul ‘tradimento’ di Iv: "Sui diritti una certa sinistra gode nel fare i convegni e poi farsi bocciare le leggi in aula - afferma Renzi - È andata cosi sui Dico, sui Pacs e su tutto il resto. Poi siamo arrivati noi e abbiamo fatto le Unioni Civili. Perché per fare passi in avanti sui diritti occorre il dialogo, non la clava. Ormai siamo alle strette in Senato. Noi ci siamo, pronti a fare la nostra parte. Se si va a scrutinio segreto la legge secondo me rischia. Forse conviene a tutti quantomeno andare a vedere le carte. Il Pd deve decidere se andare alla conta rischiando di affossare la legge o tentare un accordo, Salvini deve decidere se emulare Orban o tentare un accordo. Io sono da sempre per l’accordo. In questa fase della mia vita ormai sono più zen che Zan: mi auguro che prevalga il buonsenso, il dialogo, i diritti. E nel mio piccolo do una mano in questa direzione. Poi se vogliono andare alla conta, ci conteremo”.

Infine, la riforma della giustizia: “Il crollo dei Cinque Stelle – sostiene Renzi - aiuta a gestire meglio le partite principali della giustizia, a cominciare dalla folle riforma della prescrizione. Ma è ancora presto per dire come si svilupperà il dialogo, lo vedremo a settembre. Non sono un fanatico dell’istituto referendario, ci ho pure perso Palazzo Chigi su un referendum. Però se le cose restano ferme allora la spinta di un referendum – secondo la grande esperienza di Marco Pannella – può essere decisiva. Spero nel Parlamento. Se il Parlamento non fa la sua parte, ben vengano i referendum”.

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